Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 17 Aprile 2022

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Paolo afferma: “Se Cristo non è risuscitato, allora è… vana la vostra fede” (1 Cor 15): la testimonianza di Gesù Risorto è lo scopo della predicazione di tutta la Chiesa delle origini (At 1,22; 4,33; 10,40-41…). Scriveva il cardinale Martini: “Non è mai esistito un cristianesimo primitivo che abbia affermato come primo messaggio: «Amiamoci gli uni gli altri», «Siamo fratelli», «Dio è Padre di tutti», ecc.. È dal messaggio: «Gesù è veramente risorto!» che derivano tutti gli altri”.

Per coloro che già credono in Dio per un cammino filosofico, la risurrezione di Gesù rappresenterà la conferma che egli è veramente Figlio di Dio (scuola di Alessandria d’Egitto, dalla fine del II secolo); per altri, l’esperienza di un uomo che, risorgendo, vince la morte, e si dimostra quindi più forte della natura, quindi soprannaturale, e quindi Dio, sarà il modo di arrivare a credere all’esistenza di Dio, oltre che alla divinità di Gesù Cristo (“via storica” della scuola di Antiochia di Siria, dal III secolo).  

Tutte le genti di tutti i tempi sono chiamate a confrontarsi con la testimonianza degli Apostoli. I cristiani sono coloro che li ritengono credibili e veritieri perché uomini semplici e concreti, persone serene ed equilibrate, che non si vergognano di dire che essi stessi per primi hanno dubitato, non ci hanno guadagnato nulla dalla loro attestazione, in molti ad avere visto e in circostanze diverse, trasformati dall’incontro con il Risorto da pavidi imboscati a coraggiosi annunciatori, che non si preoccupa di comporre le numerose discordanze dei Vangeli (come farebbe chi vuole inventare una storia simile), gente che ha pagato con la vita la sua affermazione: inoltre per affermazione degli stessi avversari il sepolcro era vuoto (Mt 28,11-15).

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La Resurrezione di Gesù è l’evento fondamentale della storia: in essa sono stati annientati il male, il dolore, la morte (Ap 21,1-6; 1 Cor 15; Col 1,18): le nostre paure, le nostre angosce, le nostre sofferenze sono vinte per sempre. Ma soprattutto siamo diventati “partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4), ricevendo “l’adozione a figli” (Gal 4,5), fatti anche noi figli di Dio nel Figlio di Dio!

Dobbiamo quindi annunciare a tutti gli uomini: “Coraggio. Alzatevi e levate il capo. Muovetevi. Fate qualcosa, il mondo cambierà. Anzi, sta già cambiando. Non li vedete i segni dei tempi? Gli alberi mettono già le prime foglie. E sul nostro cielo il rosso di sera non si è ancora scolorito… Qui sulla terra è l’uomo che attende il ritorno del Signore. Lassù nel cielo è il Signore che attende il ritorno dell’uomo. Ritorno che si potrà realizzare con la preghiera, con la vita di povertà, di giustizia, di limpidezza, di trasparenza, di amore, con la testimonianza evangelica e con una forte passione di solidarietà” (don Tonino Bello, Vescovo).  

Esplode nelle profondità dei nostri cuori una Festa senza fine (Gv 16,22.24).

E possiamo cantare, ebbri di gioia, l’inno liturgico ortodosso della Notte di Pasqua:

“O danza mistica! O festa dello Spirito!
O Pasqua divina che scende dal cielo sulla terra
e dalla terra sale di nuovo al cielo!
O festa nuova e universale,
assemblea cosmica!
Per tutti gioia, onore, cibo, delizia:
per mezzo tuo sono state dissipate le tenebre della morte,
la vita viene estesa a tutti,
le porte dei cieli sono state spalancate.
Dio si è mostrato uomo
e l’uomo è stato fatto Dio.

Entrate tutti nella gioia del Signore nostro;
primi e ultimi, ricevete la ricompensa;
ricchi e poveri, danzate insieme;
temperanti e spensierati, onorate questo giorno:
abbiate o no digiunato,
rallegratevi oggi!
Nessuno pianga la sua miseria:
il Regno è aperto a tutti!”.

Carlo Miglietta

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Il commento alle letture di domenica 17 aprile 2022 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.