Stiamo, per il terzo giorno consecutivo, pregando il capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, Questa lunga preghiera di Gesรน รจ da un lato un testamento, dall’altro lato un programma per i discepoli. Questa parte finale della preghiera si concentra sull’unitร : l’unitร di Gesรน col Padre, l’unitร dei discepoli con Gesรน. โPerchรฉ siano una sola cosaโ, dice Gesรน.
L’unitร invocata da Gesรน, pienissima, al punto di poter dire โtutti siano una sola cosaโ, non รจ omologazione. Lui parla ai dodici apostoli, nelle narrazioni dei Vangeli abbiamo avuto modo di scorgere i loro diversi caratteri, carismi, le loro diverse estrazioni e storie personali, i loro diversi modi di vivere la sequela di Gesรน.
Non chiede loro un’omologazione opprimente, ma una sequela libera di mettere a frutto le loro differenze e peculiaritร , capace non solo di trovare compromessi, ma molto piรน di sfruttare i propri differenti carismi per far nascere qualcosa di nuovo e piรน bello. Questa armonia di diverse voci si fa quindi testimonianza.
I discepoli con la loro vita mostrano di aver conosciuto Gesรน, come Gesรน con la sua vita ha โmostrato il Padreโ (cfr. Gv 14, 8–11); anche se ancora dovranno passare dalla prova della Passione del Maestro, anche se ancora dovranno riconoscerlo Risorto, Lui giร ha questa fiducia in loro, ed esprime questa preghiera per loro.
Per riflettere
Un fraintendimento che puรฒ nascere quando si parla di unitร รจ quello di confonderla con l’omologazione. Dall’altro lato a volte ci verrebbe voglia di fare di testa nostra, di non cercare l’armonia. Nella mia vita di fede nella chiesa, mi capita di sentirmi schiacciato dal peso di un’omologazione imposta o auto imposta? Cerco l’armonia oppure canto senza curarmi delle altre voci?
โ๏ธย Commento al brano del Vangelo di: โย Gv 17,20-26
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi



