Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Settembre 2022

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Gesù ci mette alla prova e ci interroga, vuole vedere se abbiamo capito chi Egli sia. Certo, per noi è in un certo senso più facile, la nostra fede è già successiva al mistero Pasquale. Noi viviamo in un mondo in cui Gesù è già morto e risorto, ha già compiuto il mistero del Padre. Però quante volte dubitiamo anche noi, come i seguaci e discepoli di Gesù?

La folla è convinta che Gesù sia un profeta messianico, colui che certo risorgerà dai morti, ma che non vedrà sofferenza e il cui scopo non è quello di vivere e cambiare il mondo. Il nodo centrale di questo brano è il passaggio dalla risposta di Pietro a quella di Cristo: si passa da un messianismo glorioso a quello del Servo sofferente di Dio che si consegna al Padre. È il mistero della croce che fa da discriminante nella fede in Gesù.

È lo scandalo che esige conversione profonda e continua. La fede e la sequela di Cristo si decidono sulla strettoia della croce. Dio esaudisce la sua promessa, non i nostri desideri. Per questo Gesù, come Cristo di Dio, deluderà le attese messianiche dell’uomo. È il Cristo che viene da Dio e torna a Dio portando con sé anche noi.

Questa opera di Cristo, che è la salvezza, compie ciò che noi non osavamo sperare in un modo che non sapevamo pensare. Gesù non è il Cristo dell’attesa umana, ma il Figlio dell’uomo che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio: è la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e di risurrezione redentrice.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

I commenti di questo mese sono curati da Centro Diocesano per le Vocazioni di Pisa