Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2021

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Iniziamo il capitolo 13 del Vangelo di Matteo, prevalentemente composto di parabole. Questa è una delle più note: il seme è la Parola e nei vari terreni si individuano diverse modalità di riceverla e metterla (o meno) in pratica. Ecco, si direbbe che lo scenario presentato da Gesù in questo senso è alquanto catastrofico: in tre casi su quattro, infatti, la semina non va a buon fine. E sappiamo che lui stesso, nella sua predicazione, ha già fatto esperienza di questo, scontrandosi con cuori sordi ai suoi insegnamenti. Eppure il messaggio finale della parabola è estremamente positivo: laddove la Parola attecchisce, il raccolto è abbondantissimo.

Questo è un messaggio da conservare: istintivamente desideriamo una vita facile, felice, e arriviamo fino a male interpretare il Vangelo credendo che sia questa la “buona novella”. Invece Cristo ci dice, qui come in altri passi del Vangelo, che le difficoltà esistono, che il male abita nel mondo, che seguire i suoi insegnamenti comporterà talvolta essere umiliati, mortificati. Eppure, se come il seminatore doniamo tutto, senza fare troppi calcoli di costi/benefici, e accettiamo anche i fallimenti puntuali della nostra missione, possiamo arrivare a portare frutto. Ed è proprio quello che fa Gesù, fino al dono della propria vita. La parabola ci offre quindi un messaggio di speranza nella nostra missione di cristiani. Ma ce ne propone anche un altro, che parla di noi e del nostro cuore: nonostante tutti i nostri limiti, le nostre aridità, incostanze, tentazioni, c’è in ognuno di noi un terreno fertile per la Parola di Dio. E se noi lo mettiamo a disposizione, lui farà con noi meraviglie, più di quanto possiamo immaginare: “il cento, il sessanta, il trenta per uno”.

Per riflettere

La parabola è un racconto basato su fatti verosimili, facilmente comprensibili a chi li ascoltava al tempo di Gesù, ma che cela contenuti più profondi. Ossia: Dio, fatto uomo, ci parla un linguaggio che possiamo capire. Se sappiamo ascoltare (non a caso l’ultimo verbo del brano), a partire dal nostro quotidiano ci dà una chiave di lettura nuova per la nostra vita. Oggi cerchiamo di aprire il cuore per intendere Dio che ci parla in quello che stiamo vivendo.

Preghiera finale

Signore, la tua creazione non è forse uno spreco?
I frutti non eguagliano mai l’abbondanza della semina.
Le sorgenti spargono acqua.
Il sole emette un’enorme luce.
Che la tua abbondanza mi insegni la grandezza del cuore.
Che la tua magnificenza interrompa la mia meschinità.
Vedendoti prodigo e donatore a mano aperta,
permettimi di donare senza riserve,
come il figlio di un re, come il figlio di Dio.
(Dom Hélder Câmara)


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi