Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 2 Dicembre 2021

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Nel libro dei Salmi, spesso troviamo l’espressione: “Dio è la mia roccia e la mia fortezza… Mio Dio, roccia mia, mio rifugio, mio scudo, la forza che mi salva…” (Sal 18, 3). Le persone che hanno fiducia in questo Dio diventano, a loro volta, una roccia per gli altri. “Guardate ad Abramo, vostro padre, e a Sara vostra madre” (Is 51, 1–2). Il profeta chiede alla gente di non dimenticare il passato. E anche così Matteo esorta le comunità ad avere come base la stessa roccia, per poter essere così loro stessi roccia per rafforzare i loro fratelli e sorelle nella fede. Questa è la vocazione delle prime comunità, chiamate ad unirsi a Dio, pietra viva, per diventare loro stesse pietre vive, perché ascoltino e mettano in pratica la Parola (Ef 2, 19–22).

Le due scene della parabola sono identiche, però capitano due cose diverse: la casa costruita sulla roccia resta in piedi, resiste alla pioggia, al vento, alla corrente dei fiumi che la circondano. Quando torna il sole e il sereno, la casetta è ancora lì, salda. Ha tenuto al sicuro i suoi abitanti, perché le sue fondamenta erano profonde, scavate nella roccia.
Invece la casa costruita sulla sabbia è simile ai castelli che costruiamo d’estate in spiaggia! Appena arrivano la pioggia, il vento, la violenza del fiume in piena, la casa crolla, si sbriciola.

Gesù spiega che non basta invocare il nome di Dio, non basta dire che si ama il Signore: quello che conta veramente è mettere in pratica quello che Lui ci insegna.
È da notare che le due parti della parabola cominciano con le stesse parole: “Chiunque ascolta queste mie parole…”. Quindi sta parlando anche di noi, di tutti noi! Non basta andare a messa la domenica, non basta leggere il Vangelo, non basta dire le preghiere: sono cose importanti, ma da sole sono come la casa costruita sulla sabbia. Costruiamo invece sulla roccia quando mettiamo in pratica le parole di Gesù: possono arrivare le piogge della tristezza, il vento della sofferenza, la corrente del fiume del dolore e della rabbia, ma niente mai potrà distruggere la nostra casa.

Per riflettere

O Gesù, fa’ che continuiamo ad edificare sempre con sapienza le nostre “case” e non permettere che, in certi momenti, spostiamo le fondamenta da un’altra parte… perché dove non ci sei Tu, Signore, tutto è sabbia.

Preghiera finale

Offriamo in questa giornata la nostra preghiera
e le nostre azioni al Signore per tutte le famiglie,
perché siano segno di comunione, di fedeltà e di accoglienza della vita.
In modo particolare preghiamo perché ci siano nella Chiesa e nel mondo
uomini e donne che coltivino l’arte della collaborazione reciproca
nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo
con il proprio lavoro, servizio o missione.
Perché traspaia dalla loro vita che il matrimonio
è un vincolo sacro da custodire nell’amore e nella fedeltà.