Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 19 Aprile 2022

530

«Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Nel pianto di Maria di Magdala possiamo riconoscere il pianto di ciascuno di noi, la disperazione delle nostre ore più buie. È come se, leggendo questo passo del Vangelo, Gesù si chinasse su di noi per chiederci “perché piangi?”. La domanda di infinita tenerezza è già in grado di colmare, per la cura che esprime, le nostre più profonde ferite.

Gesù, avendo sconfitto la morte, avendo vinto il peccato, non si innalza su un trono regale, non dimentica le fragilità umane, ma anzi si abbassa a guardare da vicino la nostra sofferenza e sostenerla. Meditare questo passo ci permette di avere lo sguardo privilegiato di chi può osservare dall’esterno una scena: quante volte ci sembra di non trovare la traccia di Dio nelle nostre vite? E quante altre volte, ripiegandoci su noi stessi, alziamo al cielo il nostro personale “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”?

Ma, ecco, non ci accorgiamo che il Signore è esattamente di fronte a noi, è con noi nel nostro pianto, ci osserva con sguardo amorevole, e se tendiamo l’orecchio—tramite la Parola—ci annuncia una liberazione che in quel momento siamo incapaci di sperare. La nostra vita non si conclude nelle nostre miserie, né nel dolore che non possiamo comprendere; la prospettiva di salvezza viene a dirci che esiste un progetto più grande che ora noi non siamo capaci di vedere, ma che include anche noi e le nostre più profonde attese.

Aver fede è credere che il Signore ci ha pensati felici nell’Eternità, in comunione con Lui.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi