Sarebbe praticabile questa evangelizzazione casa per casa ai nostri giorni? Probabilmente no: veniamo da una cultura che ha stabilito una netta separazione tra i luoghi pubblici (la piazza, la chiesa, il municipio, il teatro) e i luoghi dell’intimitร domestica (la casa, appunto).
La Chiesa delle origini si riuniva nelle case dei credenti. All’inizio per evitare la persecuzione dei Romani, in seguito, almeno fino all’editto di Costantino, per mancanza di risorse per costruire o riutilizzare luoghi pubblici per il culto. Da Costantino in poi la Chiesa vive e celebra nelle chiese, luoghi pubblici per eccellenza.
Eppure รจ forse venuto il momento di rimettere in discussione questa separazione. Non certo nel senso di un proselitismo casa per casa. Neppure nel senso di disertare l’esperienza sacramentale che resta nella chiesa-edificio come spazio liturgico e comunitario, consacrato eppure sempre aperto per tutti quelli che vogliono entrare.
Piuttosto nel senso di aprire le case, gli spazi privati e familiari, ad incontri di fedeli che ascoltano la Parola in un contesto di maggiore intimitร e condivisione, rispetto allo spazio parrocchiale. Dove sia normale โmangiare e bereโ insieme, come nelle case in cui vanno i settantadue. Forse la Chiesa del futuro sarร di nuovo una Chiesa nelle case. Forse sarร veramente, e non solo per immagine, โfamiglia di famiglieโ.
Per riflettere
Quel รจ stata l’ultima volta che abbiamo aperto la casa, non solo ai parenti stretti e agli amici di sempre, ma a chi ha bussato e chiesto di entrare? O forse non abbiamo nemmeno sentito bussare?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi
