Vangelo del giorno – 2 febbraio 2018 – don Antonello Iapicca

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SPOSATI DA CRISTO SULLA CROCE, SIAMO “PRESENTATI” CON LUI AL PADRE PER SVELARE IL SUO AMORE A OGNI UOMO

Siamoย figli della Pasqua, e per questoย primogeniti. La Festa di oggi ci svela la nostra identitร , e in essa รจ illuminata la nostra vita, il senso diย tuttoย quanto ci accade: “Quando tuo figlioย domaniย ti chiederร :ย Che significa ciรฒ?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile.ย Poichรฉ il Faraoneย si ostinavaย a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d’Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questoย io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei figli. Questo sarร ย un segnoย sulla tua mano, sarร  un ornamento tra i tuoi occhi,ย per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto” (Es, 13). Queste parole consegnate dal Signore a Mosรจ sonoย la risposta ad ogni “domani”ย sorto nella storia di Israele prima e della Chiesa poi;ย il “domani” sorto dalla notte di Pasqua, il seno benedetto di Israele, il fonte battesimale dal quale ciascuno di noi รจ rinato ad una vita nuova. I primogeniti sono laprimiziaย dell’opera di Dio, ilย segno di contraddizioneย per il mondo, perchรจ siano svelati i pensieri dei cuori, e risplenda sulla terra la Veritร  che il demonio tenta di occultare tenendo in schiavitรน l’umanitร , come Il faraone ostinato non voleva lasciar partire il Popolo di Israele. Sui primogeniti riverbera la luce che brilla sul volto di Cristo: “E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre,ย rifulse nei nostri cuori,ย per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulse sul volto di Cristo” (2 Cor. 4, 6). Le nostre storie nel susseguirsi di ogni secondo ci sono date perchรจ possa rifulgere in esse la luce di Pasqua, la risposta divina al mistero del dolore dell’uomo.ย 

Ecco,ย ciascuno di noi รจ la risposta che Dio rivela all’umanitร , il segno del suo amore nascosto tra le lacrime che bagnano la storia. Quanti “che significa ciรฒ?” intorno e dentro di noi! “Che significa tutto questo?”: questa mia storia senza capo nรฉ coda;ย questa malattia che s’รจ portata via mia madre a soli quarant’anni; questo incidente che mi ha strappato mio figlio mentre si affacciava alla vita; questa crisi economica che dissangua la mia famiglia; il tradimento di mio marito; il terremoto che ha azzerato la vita di migliaia di persone lasciandole senza piรน passato nรฉ futuro, gettate in un presente vuoto, e neanche una tomba dove piangere padri e figli; questa depressione che mi inchioda in casa; la bulimia di mia figlia, impazzita dietro a facebook e alle diete; e le ingiustizie patite, il dolore innocente, le guerre, il male. “Che significa ciรฒ?”, non comprendo… E la tristezza soffoca i giorni nella delusione e nel disincanto, l’ira strattona lingua e mani, e la violenza sgorga indomita a macchiare indelebilmente relazioni e sentimenti.

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“Tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile”: Dio ha fatto uscire dalla tomba suo Figlio, ha vinto il male, il peccato e la morte.ย Tu gli risponderai con la tua vita, crocifissa con Cristo e con Lui risuscitata. La Chiesa รจ il segno del braccio potente del Signore, capace di liberare dalla condizione servile nei confronti del demonio, dalla schiavitรน alla paura della morte. La nostra vita รจ stata riscatta da Cristo, come una primizia per ogni uomo. In Lui, ciascuno di noi รจย primogenito della libertร ย eย siamo chiamati a vivere in ogni evento il suo stesso mistero pasquale: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati;ย perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi,ย portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesรน, perchรฉ anche la vita di Gesรน si manifesti nel nostro corpo.ย Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesรน, perchรฉ anche la vita di Gesรน sia manifesta nella nostra carne mortale.ย Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita” (2 Cor. 4,8 ss). Ecco la risposta di Dio,ย i primogeniti offerti in sacrificio perchรจ nel mondo operi la vita.ย 

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Quel “tu gli risponderai” giunge oggi diritto al cuore di ciascuno di noi;ย quel “tu” si fa “io” nel mistero che oggi celebriamo. Gesรน, un bambino di appena quaranta giorni, รจ condotto al Tempio per essere offerto al Signore. Il Figlio di Dio, apparso per pura grazia nel seno della Vergine Maria, รจย ufficialmente e pubblicamenteย consegnato a suo Padre. Dio gioca a carte scoperte, sin dall’inizio. Alla luce di quanto Maria e Giuseppe compiono nel brano odierno, si comprendono le parole di Gesรน dodicenne ritrovatoย tra i dottoriย nel Tempio: “Devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Gesรน รจ ilย primogenito perfetto sacro al Signore, tutta la sua vita sarร  un cammino verso il compimento della missione affidatagli. Non si lascerร  attirare dalle sirene della carne e non temerร  di dire piรน volte a sua Madre: “Donna, che ho a che fare con te?”; scapperร  dalle lusinghe del successo perchรจ incamminato “decisamente” sulla via del Calvario; Gesรน รจ il primogenito sacro al Signore, in Lui deve risplendere la Luce della Vita nelle tenebre della morte: nulla lo puรฒ distogliere, neanche sua Madre, neanche Pietro e gli altri apostoli.ย 

Cosรฌ รจ per ciascuno di noi. Per un’insondabile condiscendenza del cuore di Dio siamo stati eletti ad essere primogeniti della nuova creazione, apostoli del Cielo, missionari dell’amore infinito di Dio. Siamo stati presentati al Tempio, la vita non ci appartiene. Essa รจ la risposta di Dio a chi ci รจ vicino, a chi soffre senza essere capace di dare un senso al suo dolore. Per questo รจ necessario tutto quello che ci accade, ogni istante della nostra vita รจ prezioso, un candelabro acceso posto sull’altare della storia. Nulla รจ a caso, tutto รจ per mostrare al mondo il braccio potente del Signore, il suo amore infinito che ha ragione di ogni male. Per questo il male deve raggiungerci, ghermirci, portarci in Egitto. Secondo i rabbini, la schiavitรน in Egitto รจ stata causata dalla malvagitร  dei fratelli di Giuseppe che lo hanno venduto per invidia.ย Il midrร sh ci spiega che il prezzo del riscatto dei primogeniti fu fissato dalla Torร  in base al denaro ricevuto dai fratelli per la vendita di Giuseppe: “E vendettero Giuseppe per 20 denariย (Gen. 37, 28) Disse il Santo Benedetto Egli Sia: voi vendete il figlio di Rachele per 20 pezzi dโ€™argento, che corrisponde al prezzo di cinque Selaรฌm; perciรฒ ciascuno di voi dovrร  dare per il riscatto di suo figlio cinque Selaรฌm” (Ber. Rabbร ย 84, 18). La sapienza di Israele vede dunque nell’offerta dei primogeniti un legame stretto con il peccato compiuto dai figli di Giacobbe nei confronti del loro fratello. I primogeniti divengono cosรฌ il segno del riscatto di Giuseppe:ย il braccio potente del Signore rivela la sua misericordia che perdona riscattando i discendenti di Giacobbe caduti in schiavitรน. Gesรน, come Giuseppe, รจ stato venduto per poche monete, e cosรฌ crocifisso, ucciso e sepolto nella tomba. Ma Dio lo ha riscattato dalla morte, primogenito di molti fratelli, il segno checontraddiceย per sempre il peccato e la morte. In Lui risplende la misericordia di Dio che non ha lasciato che i suoi figli rimanessero a marcire nel dolore e nella morte eternamente e senza risposta.ย Scrive Benedetto XVI cheย โ€œlโ€™ingiustizia, il male come realtร  non puรฒ semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Questa รจ la vera misericordia. E che ora, poichรฉ gli uomini non ne sono in grado, lo faccia Dio stesso โ€“ questa รจ la bontร  incondizionata di Dioโ€ (J. Ratzinger – Benedetto XVI,ย Gesรน di Nazaret, II Parte, pp. 151).

Cosรฌ l’offerta della nostra vita che segna la nostra primogenitura รจ il sigillo della sua misericordia che Dio pone in questa generazione.ย Siamo la prova e la memoria del suo amore, perchรจ ogni uomo che giace in Egitto possa ricominciare a sperare e la sua speranza non sia delusa.ย La parola ebraica che definisce il “primogenito”, o ย “bekhor” deriva dal radicalebkrย che significa “portare frutti primaticci, conferire il diritto di primogenitura, essere nato come primogenito, partorire un primogenito”. Siamo chiamati a portare i frutti primaticci dello Spirito Santo, l’amore capace di lasciarsi crocifiggere, i segni della fede adulta operante in noi.ย In un’omelia per il Venerdรฌ Santo, per spiegare la missione dei cristiani, il Padre Cantalamessa esponeva un esempio eloquente: “Cosa si fa per assicurare qualcuno che una certa bevanda non contiene veleno? La si beve prima di lui, davanti a lui! Cosรฌ ha fatto Dio con gli uomini. Egli ha bevuto il calice amaro della passione. Non puรฒ essere dunque avvelenato il dolore umano, non puรฒ essere solo negativitร , perdita, assurdo, se Dio stesso ha scelto di assaporarlo. In fondo al calice ci deve essere una perla. E questa perla รจ la risurrezione!”. Ciascuno di noi ha conosciuto questa perla nell’esperienza della sua vita. E’ la perla che dร  sostanza alla primogenitura. E’ Cristo stesso, e con Lui possiamo bere ogni giorno il calice amaro della passione che siamo chiamati a vivere. E mostrare al mondo che si puรฒ bere anche il veleno, perchรจ in Cristo, nulla puรฒ danneggiare! Secondo il midrashย il compito piรน importante assegnato al primogenito fin dai tempi di Abramo fu di certo quello diย esercitare il culto sacerdotaleย (Ber. Rabbร ย 63, 18). La nostra vita di primogeniti รจ dunque una liturgia da servire come sacerdoti santi: “Lโ€™unzione nel Battesimo e nella Confermazione รจ unโ€™unzione che introduce in questo ministero sacerdotale per lโ€™umanitร .ย I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarlo e condurre a lui. Quando parliamo di questo nostro comune incarico, in quanto siamo battezzati, ciรฒ non รจ una ragione per farne un vanto. รˆ una domanda che, insieme, ci dร  gioia e ci inquieta: siamo veramente il santuario di Dio nel mondo e per il mondo? Apriamo agli uomini lโ€™accesso a Dio o piuttosto lo nascondiamo? Non siamo forse noi โ€“ popolo di Dio โ€“ diventati in gran parte un popolo dellโ€™incredulitร  e della lontananza da Dio? Non รจ forse vero che lโ€™Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono piรน conoscere la fede in Gesรน Cristo? Abbiamo motivo di gridare in questโ€™ora a Dio: Non permettere che diventiamo un non-popolo! Faโ€™ che ti riconosciamo di nuovo! Infatti, ci hai unti con il tuo amore, hai posto il tuo Spirito Santo su di noi. Faโ€™ che la forza del tuo Spirito diventi nuovamente efficace in noi, affinchรฉ con gioia testimoniamo il tuo messaggio!” (Benedetto XVI).

Oggi questa forza dello Spirito viene ancora una volta in aiuto alla nostra debolezza. E’ vero, abbiamo questo tesoro in vasi di creta, ma รจ bene che sia cosรฌ perchรจ appaia chiaramente l’opera di Dio che puรฒ compiersi in chiunque. Come si รจ compiuta inย Shahbaz Bhatti, l’uomo politico indiano ucciso recentemente per la sua fede. Nel suo testamento scriveva:ย โ€œMi sono state proposte alte cariche al governo e mi รจ stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. Non voglio popolaritร , non voglio posizioni di potere.ย Voglio solo un posto ai piedi di Gesรน. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesรน Cristo. Tale desiderio รจ cosรฌ forte in me che mi considererei privilegiato qualora, in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del mio paese, Gesรน volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morireโ€.

Qui il commento completo

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 2, 22-40
Dal Vangelo secondoย Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosรจ, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore ย– come รจ scritto nella legge del Signore: ยซOgni maschio primogenito sarร  sacro al Signoreยป ย– e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recรฒ al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesรน per fare ciรฒ che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
ยซOra puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perchรฉ i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israeleยป.
Il padre e la madre di Gesรน si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: ยซEcco, egli รจ qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione ย– e anche a te una spada trafiggerร  l’anima ย–, affinchรฉ siano svelati i pensieri di molti cuoriยป.
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuรจle, della tribรน di Aser. Era molto avanzata in etร , aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro cittร  di Nร zaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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