
Al secondo ne affida due e al terzo uno. La consegna, come si vede, รจ personale e rispetta le diverse capacitร di ciascuno. Non siamo quindi di fronte a una piatta omologazione: il padrone conosce le diverse abilitร dei suoi servi e le rispetta. Tra la partenza e il ritorno del padrone, i tre dipendenti debbono far fruttare quanto รจ stato consegnato loro. ร chiaro che essi non ne sono i padroni, ma amministratori. Infatti, al suo ritorno il padrone chiederร loro come hanno amministrato quello che hanno ricevuto. Partito il padrone, il primo dipendente si mette allโopera e raddoppia il capitale (v. 16). Non รจ a caso che lโevangelista scriva che โsubitoโ il primo servo si mette allโopera, come ad indicare il forte impegno e quindi la responsabilitร che sente per gli interessi del padrone. Analogamente fa il secondo dipendente (v. 17). Il terzo, invece, va a scavare una buca nel terreno e vi nasconde il talento ricevuto. Cโรจ da notare che il seppellimento del talento non รจ poi cosรฌ strano; corrisponde a un dettato della giurisprudenza rabbinica secondo la quale chi, dopo la consegna, sotterra un pegno o un deposito, รจ liberato da ogni responsabilitร .
Al ritorno del padrone, il primo servo si presenta e riceve la lode e la ricompensa. Il secondo si avvicina e anche lui presenta il doppio di quanto aveva ricevuto, ottenendo anche lui una ricompensa. Il terzo si accosta e riconsegna al padrone quellโunico talento che aveva ricevuto. E premette anche il motivo del suo gesto: aveva paura di un padrone cattivo e voleva quindi assicurarsi secondo la piรน stretta consuetudine giuridica. Quel talento, quei talenti, sono la vita, non quella astratta ma quella concreta, di tutti i giorni, fatta del rapporto tra noi e il mondo. Tutto ciรฒ รจ consegnato alla responsabilitร di ognuno perchรฉ lo faccia fruttare. E a ciascuno รจ dato secondo le sue capacitร . Questo vuol dire che non cโรจ uguale misura di vita per tutti, ma anche che nessuno รจ incapace di far fruttare la vita che ha; nessuno puรฒ avanzare scuse (la mentalitร , il carattere, la stessa malattia e lโindebolimentoโฆ) per sottrarsi alla responsabilitร di impiegare la propria vita facendola fruttare. Semmai รจ frequente che la si faccia fruttare solo per se stessi, che la si impieghi solo per il proprio tornaconto, per la propria particolare sicurezza, per la propria tranquillitร e basta. ร quanto ha ricercato il terzo servo: ha sotterrato il talento per avere โpace e sicurezzaโ, come scrive lโapostolo nella lettera ai Tessalonicesi.
Il terzo servo aveva dalla sua parte la legge che lo liberava da ogni responsabilitร e soprattutto dai rischi dellโimpegno. La parabola avverte che questo servo, in realtร , ha preferito nascondere la sua vita in una buca, in una avara ed egoistica tranquillitร . E forse รจ proprio qui la paura. Paura non tanto nei riguardi del padrone quanto di perdere la propria tranquillitร avara. Gesรน, con questa parabola, da una parte svela lโambiguitร di colui che si contenta di come รจ, senza avere alcun desiderio di cambiare, alcuna aspirazione di trasformare la vita e, perchรฉ no, alcuna ambizione perchรฉ la vita di tutti sia piรน felice.
Dallโaltra mostra che il Regno dei cieli inizia quando ognuno di noi, piccolo o grande che sia, forte o debole che sia, non si chiude nellโavarizia e nella grettezza del ripiegamento su se stessi, ma si apre alla vita, allโimpegno per cambiare il proprio cuore, al desiderio operoso che la vita dei piรน deboli sia sollevata, che questo nostro mondo sia piรน vicino al Vangelo. Sarร cosรฌ che la nostra vita sarร moltiplicata, la nostra debolezza sarร resa forza, la nostra povertร sarร mutata in ricchezza, la nostra gioia sarร piena: โBene servo buono e fedele, ย sei stato fedele nel poco, ti darรฒ potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padroneโ.
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Fonte: mons. Vincenzo Paglia
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondoย Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentรฌ compassione per loro e guarรฌ i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: ยซIl luogo รจ deserto ed รจ ormai tardi; congeda la folla perchรฉ vada nei villaggi a comprarsi da mangiareยป. 16Ma Gesรน disse loro: ยซNon occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiareยป. 17Gli risposero: ยซQui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!ยป. 18Ed egli disse: ยซPortatemeli quiยป. 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sullโerba, prese i cinque pani e i due pesci, alzรฒ gli occhi al cielo, recitรฒ la benedizione, spezzรฒ i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietร , e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโaltra riva, finchรฉ non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salรฌ sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassรน, da solo. 24La barca intanto distava giร molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andรฒ verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: ยซร un fantasma!ยป e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesรน parlรฒ loro dicendo: ยซCoraggio, sono io, non abbiate paura!ยป. 28Pietro allora gli rispose: ยซSignore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acqueยป. 29Ed egli disse: ยซVieni!ยป. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30Ma, vedendo che il vento era forte, sโimpaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: ยซSignore, salvami!ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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