Gesรน, il pastore bello e buono
Al tempo di Gesรน i pastori erano presenti ovunque in Palestina e li si incontrava nelle campagne e nelle cittร , nelle pianure e sui monti. La figura del pastore era nota e si conoscevano i luoghi nei quali di giorno o di notte stava con le pecore, che fornivano latte, carne e formaggio. Nella Bibbia la figura del pastore รจ molto presente non solo come protagonista della narrazione, ma anche come parabola e tipologia. Sicchรฉ Dio, il Signore, รจ chiamato e riconosciuto come โPastore dโIsraeleโ (Sal 80,2), il suo popolo รจ detto โsuo greggeโ (cf. Sal 78,52; 95,7; 100,3), pecore che sono la sua proprietร . Le diverse situazioni in cui possono venire a trovarsi il pastore e il gregge servono pertanto a descrivere concrete condizioni storiche, quale lettura dei rapporti tra Dio e il suo popolo.
Dio รจ il Pastore, ma affinchรฉ questa sua qualitร sia riconosciuta dai credenti, egli invia al suo gregge dei pastori, scelti โperchรฉ la comunitร del Signore non sia un gregge senza pastoreโ (Nm 27,17). Ma questi pastori a volte diventano infedeli alla loro missione, diventano โcattivi pastoriโ; nello stesso tempo, altri che non sono stati inviati da Dio โsi fanno pastoriโ, assumendo una funzione di servizio finalizzata in realtร al perseguimento dei propri fini. I profeti hanno piรน volte denunciato queste situazioni, nelle quali il popolo del Signore geme e soffre, ma hanno anche annunciato la venuta di Dio o del suo Messia quale pastore delle sue pecore (cf. Ger 23,1-6; 31,10; Ez 34,1-31).
Nel quarto vangelo, mentre Gesรน si trova a Gerusalemme per celebrare la festa della Dedicazione del tempio, viene descritto uno scontro tra Gesรน stesso e alcuni farisei, dopo la guarigione da parte sua in giorno di sabato di un cieco nato (cf. Gv 9). Grazie alla fede in Gesรน, il cieco giunge a vedere, mentre le guide religiose appaiono cieche, incapaci di riconoscere in lui la missione di Dio. Gesรน afferma dunque di essere venuto ad aprire un processo che manifesterร chi รจ cieco e chi invece vede, chi resta nellโincredulitร e chi invece giunge alla luce (cf. Gv 9,40-41).
Questo perรฒ costituisce un esodo, unโuscita dal sistema religioso giudaico verso la comunitร che aderisce a Gesรน. La pretesa di Gesรน รจ lampante e scandalosa, come ci viene presentata dalle espressioni che la comunitร giovannea ha forgiato a partire dalle sue parole e azioni, contemplate, meditate e interpretate. Il discorso di Gesรน รจ organizzato attorno alla formulazione di una paroimรญa (Gv 10,6), ossia di un enigma costruito per immagini (cf. Gv 10,1-6), cui segue la spiegazione che lo risolve in mistero di fede (cf. Gv 10,7-18) e infine una conclusione (cf. Gv 10,19-21).
Ecco dunque lโenigma: โAmen, amen io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da unโaltra parte, รจ un ladro e un briganteโ. Le solenni parole di Gesรน mettono in rilievo unโopposizione: vi sono quelli che entrano nel recinto del gregge non attraverso la porta, che รจ sorvegliata, ma scavalcando il recinto. Questi sono i ladri e i briganti: le pecore non appartengono a loro, ma essi vogliono impossessarsene. Sono ladri perchรฉ rubano e sono briganti, che possono entrare nel recinto solo con lโinganno; sono in realtร lupi (cf. At 20,28-30), falsi pastori che non si curano dei bisogni delle pecore ma pensano solo a se stessi.
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Invece โil pastore delle pecore entra attraverso la portaโ e il guardiano posto allโingresso del recinto lo riconosce e gli apre; allora โle pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuoriโ. Gesรน รจ questo pastore e il Padre รจ il guardiano che gli apre. ร infatti il Padre che gli ha dato le pecore (cf. Gv 17,6-8), che lo ha inviato (cf. Gv 8,16.42), che gli ha messo tutte nelle mani (cf. Gv 3,35; 5,22). Dunque il Padre riconosce Gesรน come pastore unico del gregge, e cosรฌ fanno anche le pecore: esse riconoscono la sua voce, la ascoltano ed esultano, sentendosi da lui chiamate ciascuna con il proprio nome.
Gesรน ha un compito preciso: chiamando le pecore per nome, le fa โuscireโ, fa compiere loro un esodo dal recinto ai pascoli aperti, alla libertร . Questa azione รจ piรน del far uscire di Mosรจ dallโEgitto verso la terra promessa, perchรฉ รจ un far uscire dalla schiavitรน alla libertร , dalla morte alla vita per sempre. In queste poche parole รจ delineato tutto il cammino del discepolo, pecora del gregge di Gesรน: deve ascoltare la voce del pastore, deve riconoscerla come parola per sรฉ, deve dunque conoscere il pastore e quindi seguirlo verso i pascoli della libertร , in vista di una โvita in abbondanzaโ.
Il pastore si definisce poi anche โportaโ. Lโenigma viene cosรฌ spiegato mediante due affermazioni: โio sono la porta โ (Gv 10,7.9) e โio sono il buon pastoreโ (Gv 10,11.14). Si faccia attenzione: Gesรน non dice di essere la porta del recinto, ma la porta delle pecore! Egli non รจ una porta che fa accedere a un recinto, a unโistituzione, ma una porta a servizio delle pecore. NellโAntico Testamento lโimmagine della porta รจ rivelativa di un passaggio verso il cielo (cf. Gen 28,17), di un passaggio per accedere alla presenza del Signore, alla sua Shekinah, nel tempio (cf. Is 60,11; Sal 118,19-20); ma qui รจ Gesรน che diventa porta piccola e stretta (cf. Mt 7,13-14; Lc 13,24), unica via di entrata e di uscita verso Dio, il Padre.
Venuta la pienezza dei tempi, quando โsi adora Dio in Spirito e Veritร โ (cf. Gv 4,23-24), Gesรน รจ ormai lโunico accesso a Dio, lโunica via per far parte del gregge del Signore: รจ una porta aperta su uno spazio senza limiti. Negli ultimi discorsi ai suoi discepoli dirร : โIo sono la via, la veritร e la vitaโ (Gv 14,6), parole che esplicitano lโaffermazione: โIo sono la portaโ, che esprimono e sono il cammino che conduce alla conoscenza di Dio e dunque alla vita per sempre (cf. Gv 17,3). Queste parole di Gesรน ci possono sorprendere e anche destabilizzare: comโรจ possibile che un uomo abbia vantato simili pretese? Eppure Giovanni mette in bocca a Gesรน tali rivelazioni, perchรฉ cosรฌ vuole la fede in colui che รจ il Figlio di Dio, il Messia venuto nel mondo.
Ecco allora la richiesta di discernimento su quanti sono venuti prima di Gesรน, con la pretesa di essere pastori inviati da Dio: molti sono giร venuti, ma erano ladri, briganti, estranei โvenuti per rubare e sacrificareโ (Gv 10,10), come dice letteralmente il testo (verbo thรฝo). Gesรน non delegittima certo i โpastoriโ inviati da Dio โ da Abramo fino ai profeti โ, ma i falsi Messia, come aveva ben inteso giร Ignazio di Antiochia: โCristo รจ la porta del Padre, attraverso la quale sono entrati Abramo, Isacco, Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la chiesaโ (Ai filadelfesi 9).
In ogni tempo appaiono nel mondo e anche nella chiesa pretesi โuntiโ, falsi inviati, che Dio non ha mandato, uomini e donne che imputano al Signore le loro elucubrazioni, ma sono sempre riconoscibili da chi รจ credente attento in Gesรน: non stanno in mezzo al gregge, ma al di sopra; non conoscono le pecore per nome, ma vogliono solo comandarle; non proteggono la pecora debole, ma la abbandonano; non vanno alla ricerca della pecora perduta, ma preferiscono stare con le altre dentro al recinto.
Gesรน รจ dunque la porta da attraversare in libertร per andare e venire, per spingersi verso i pascoli del cielo e rientrare al riparo quando sopraggiunge la minaccia. ร una porta di salvezza, che dona una salvezza non transitoria, come quella che talvolta gli umani si danno nella storia. Di conseguenza, รจ anche il pastore che desidera per le pecore una cosa sola: โla vita in abbondanzaโ. Per questo le fa uscire in libertร , su cammini di esodo nei quali si aprono orizzonti nuovi e si conoscono nuovi pascoli. Ecco la libertร dei figli di Dio, nella quale cโรจ anche protezione, perchรฉ โ dice Gesรน โ โnessuno puรฒ rapire le mie pecore dalla mia manoโ (Gv 10,28).
Lโaltra spiegazione dellโenigma consiste nellโautorivelazione di Gesรน quale โpastore bello e buonoโ: โIo sono il pastore bello e buono (kalรณs), che depone la propria vita per le pecoreโ (Gv 10,11). La manifestazione della venuta โpastoraleโ di Gesรน non consiste nelle idee, nella dottrina, nel solo insegnamento, ma nel deporre e spendere la vita per le pecore. Se Dio era cantato nel salmo quale Pastore del credente al quale nulla manca (cf. Sal 23,1), Gesรน dice di sรฉ che egli stesso dร la sua vita per le pecore. E se nei vangeli sinottici il pastore della parabola era pieno di amore, fino ad andare a cercare la pecora smarrita per riportarla a casa (cf. Mt 18,12-14; Lc 15,4-7), qui il pastore dร la sua vita sia per la pecora smarrita sia per quella che resta nel recinto.
Viene cosรฌ individuato il rapporto tra il pastore e le pecore: una conoscenza reciproca che diventa amore, una conoscenza penetrativa attraverso la quale il pastore conosce le pecore in profonditร nelle quali esse stesse non giungono a conoscersi; e le pecore giungono a riconoscere il pastore come colui che ha cura di loro perchรฉ le ama. Esperienza indicibile, eppure autentica, nella quale si ascolta la voce del pastore, si giunge a discernere la sua presenza elusiva, ma soprattutto ci si sente amati, compresi, perdonati da un amore che รจ sempre anche misericordia.
Ma accanto al buon pastore appare anche โil pastore salariatoโ (Gv 10,12), che svolge il suo compito e realizza il suo lavoro solo per il salario. Molti erano i pastori di questo tipo al tempo di Gesรน e molti sono ancora oggi: non sono cattivi, non fanno del male, non rubano al popolo di Dio nรฉ lo maltrattano, ma sono meri funzionari! Se la chiesa fosse una macchina, potrebbe anche andare avanti cosรฌ; ma la chiesa รจ il gregge del Signore, รจ una realtร viva, un corpo nel quale, se non cโรจ lโamore gratuito, avviene un triste sfiguramento. Il pastore salariato adempie il suo mestiere per quanto รจ pagato; per questo, se vede arrivare il lupo, pensa a salvare se stesso, non le pecore (cf. Gv 10,12-13). Gesรน invece no! La sua missione di pastore รจ motivata solo dallโamore, e il Padre lo ama proprio per questo: perchรฉ sa donare la vita per le pecore, per poi riceverla di nuovo da lui (cf. Gv 10,14-15.17-18). La sua missione di dare e spendere la vita รจ indirizzata a tutti gli esseri umani, anche a quelli che appartengono ad altri ovili, non solo a quello di Israele. Verrร il giorno in cui anche queste pecore provenienti dalle genti potranno ascoltare la voce di Cristo e cosรฌ divenire pecore del gregge che รจ il suo (cf. Gv 10,16): di lui, il solo pastore dellโumanitร , di tutta la creazione.
p. Enzo Bianchi
Fonte: Monastero di Bose
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IV Domenica del Tempo di Pasqua
- Colore liturgico: Bianco
- At 2, 14. 36-41; Sal.22; 1 Pt 2, 20-25; Gv 10, 1-10
Gv 10, 1-10
Dal Vangelo secondo Giovanni
1ยซIn veritร , in veritร io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da unโaltra parte, รจ un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, รจ pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perchรฉ conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perchรฉ non conoscono la voce degli estraneiยป. 6Gesรน disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. 7Allora Gesรน disse loro di nuovo: ยซIn veritร , in veritร io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarร salvato; entrerร e uscirร e troverร pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perchรฉ abbiano la vita e lโabbiano in abbondanza.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 07 – 13 Maggio 2017
- Tempo di PasquaVII, Colore – Bianco
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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