Commento al Vangelo del 30 marzo 2017 – don Antonello Iapicca

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DALLA VANAGLORIA NARCISITICA DELL’EGOISMO ALLA GLORIA DI DIO DELLA VITA NUOVA SPESA PER AMORE

La Quaresima che ci accompagna alla Veritร , ci aiuta a scoprire che, come tra i Giudei, anche nelle nostre famiglie, come negli uffici, nei gruppi di amici, in parrocchia, tutti cerchiamo gloria gli uni dagli altri. Le nostre relazioni sono come quei sistemi di allarme costituiti da una serie di elementi che inviano tra di loro raggi infrarossi, formando cosรฌ una barriera invisibile. Appena il segnale tra le parti viene interrotto scatta l’allarme. Cosรฌ, quando i fallimenti dolorosi interrompono bruscamente la trama di gesti, parole e atteggiamenti ipocriti che ci lega invisibilmente agli altri, scattano le liti piene d’ira e rancori che sembra ne stessimo facendo scorta da anni.

Perchรฉ tessiamo una trama di menzogne con cui ci avviciniamo agli altri, non per donarci, ma cercando in loro dei “testimoni” a nostro favore, qualcuno che ci dicesse che esistiamo, che siamo importanti, che valiamo. Ma, anche se ottenute, si tratta di false testimonianze, tutte carnali, lacci che danno gloria per riceverne. Senza l’amore di Dio dentro, unica consistenza che dia valore alla vita, senza il suo amore a testimoniare l’unicitร  di ciascuno di noi, tutto รจ vanitร : “Aveva ben ragione san Girolamo di paragonare la vanagloria allโ€™ombra. Difatti lโ€™ombra segue dovunque il corpo, ne misura persino i passi…

Lo stesso fa la vanagloria, segue dovunque la virtรน. Invano cercherebbe il corpo fuggire la sua ombra, questa sempre e dovunque la segue e le va appresso” (Padre Pio da Petralcina). La vanagloria รจ un’ombra di morte, il ripiegamento orgoglioso su se stessi che impedisce la fede: E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?. Non puรฒ credere chi cerca dagli altri, dalla loro stima e dal loro consenso, la gloria – il peso, il valore, la consistenza della propria esistenza, secondo l’etimologia del termine greco dรณxa e di quello ebraico “kavod”. Grava su di lui la maledizione descritta dal profeta Geremia: “Maledetto lโ€™uomo che confida nellโ€™uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarร  come un tamerisco nella steppa; non vedrร  venire il bene, dimorerร  in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno puรฒ vivere” (Ger. 17,5 ss).

Due amici che fondano la propria relazione sulla vanagloria si ritroveranno con odio e invidia; cosรฌ due sposi, o due fidanzati, se cercano nell’altro la felicitร  che dia senso alla loro vita, non avranno che gelosia e rancore. Soprattutto, chi pone la sua gloria nella carne “non vedrร  venire il bene”, non riconoscerร  cioรจ Gesรน negli eventi e nelle persone; non lo vedrร  nelle “opere” da Lui compiute, e per questo “non potrร  credere in Colui che lo ha inviato”. Nelle situazioni difficili, nelle prove della vita, quando l’amico mostrerร  la sua debolezza, quando lo sposo tradirร  le attese, quando la fidanzata entrerร  in crisi, non saprร  discernere oltre la sofferenza della carne la chiamata di Dio a donarsi, e fuggirร  nascondendosi nell’inganno delle passioni, per sperimentarvi la morte.

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La vanagloria, infatti, chiude la porta al Messia e la apre ai falsi profeti che vengono “nel proprio nome”. Per questo spesso rifiutiamo Cristo che, “nel nome del Padre”, ci offre gratuitamente il suo amore. Per non cedere alle lusinghe della superbia non basta “scrutare le Scritture”; certo, in esse possiamo avere la “vita eterna”, ma occorre lasciarci giudicare da esse, e umiliarci per scoprire in essa la “testimonianza” di Cristo che giunge sino alla nostra storia e ci chiama per “andare a Lui e avere la vita”. Invece, come i Giudei, “ci siamo rallegrati tante volte della luce di Giovanni Battista”, ci ha scaldato la “lampada” della profezia che “arde” nella predicazione, ma รจ stato “per poco”.

Tutto bello e commovente, ma la carne tira di piรน… “Per poterci salvare” la Quaresima ci chiama a conversione: basta ipocrisie! Se non viviamo nell’intimitร  con Cristo ogni evento significa che non abbiamo “creduto davvero all’Inviato del Padre”. Per giustificare la propria incredulitร  i Giudei si appellano a “Mosรจ” dei cui “scritti” si ritengono fedeli osservatori; ma Gesรน smaschera questa pretesa perchรฉ, rifiutando Lui, dimostrano di non aver mai creduto alla Torah che di Lui parla e Lui profetizza. Si sono accostati alla Scrittura per trarne “vanto”, mentre la Torah restava lettera lasciando fuori lo Spirito che dร  la vita.

Anche noi possiamo riempirci la bocca della Parola di Dio, esibire lignaggi di famiglie da sempre nella Chiesa, certificati di partecipazione a convegni, ritiri, messe e rosari, non ci servirร  a nulla. Se “non vogliamo andare a Lui” per consegnargli sino in fondo la nostra vita significa che siamo ancora orfani, “non abbiamo mai udito la voce del Padre, nรฉ abbiamo visto il suo volto, e non abbiamo la sua parola che dimora in noi”. Riconosciamolo, “non abbiamo in noi l’amore di Dio”, non si vede nelle nostre opere. Ma coraggio, Gesรน lo sa e ci ama cosรฌ.

Ci conosce e viene a salvarci, non a “prendere gloria dagli uomini”; in noi, infatti, cerca solo i peccati per perdonarli. La “testimonianza su di Lui” e sulla sua identitร , non proviene dalla carne, nei modi che vorremo noi, ma dal Cielo e si manifesta nelle opere d’amore con cui pazienta e prende su di sรฉ i nostri peccati. La sua รจ Gloria autentica, il peso della sua vita offerta per noi. Amare il nemico, ecco la Gloria di Cristo, la sostanza divina della sua vita, l’intimitร  con il Padre che schiude il Cielo in ogni evento di morte. La stessa preparata per te e per me se nella Chiesa “abbiamo accolto in noi il suo amore”. La Gloria che viene da Dio ci libera dalla condanna di cercare la vita negli altri: che meraviglia un padre che non cerca gloria nel figlio perchรฉ vive in Dio!

Non esigerร  ma educherร , nel senso originale del termine: condurrร  il figlio fuori dalla menzogna, per consegnarlo, libero, a Cristo. E cosรฌ una moglie, un marito, colmi della Gloria di Dio, possono donarsi senza riserve. Chi ha l’amore di Dio puรฒ morire ogni giorno per amore, non fugge, vede il bene per sรฉ e per gli altri anche nella Croce. Elisabetta della Trinitร  lo aveva compreso bene: “Il mio Sposo mi ha fatto capire che la mia vocazione in terra dโ€™esilio รจ essere lode della sua Gloria”. Per questo Elisabetta si gettรฒ con fede e amore nel ยซfolto della croceยป.

Accettรฒ tutto con il sorriso e lโ€™abbandono alla volontร  di Dio, diventando veramente โ€œlode di gloria della Trinitร โ€, un’anima “che adora sempre e, per cosรฌ dire, รจ tutta trasformata nella lode e nell’amore, nella passione della gloria del suo Dio”.

don Antonello Iapicca

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Gv 5, 31-47
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesรน disse ai Giudei:
ยซSe fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’รจ un altro che dร  testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dร  di me รจ vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla veritร . Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perchรฉ siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io perรฒ ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce nรฉ avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarรฒ io ad accusarvi davanti al Padre; vi รจ giร  chi vi accusa: Mosรจ, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosรจ, credereste anche a me; perchรฉ egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?ยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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