Siamo nel pieno tempo del Natale eppure la liturgia ci propone nel giorno della festa dell’apostolo Giovanni uno dei racconti della Risurrezione. Viviamo un unico grande mistero: Gesù è nato, morto e risorto per me, per te, per tutti noi.
La scena che ci viene narrata rappresenta la corsa dei discepoli Pietro e Giovanni verso il sepolcro: il Signore è risorto! È questo l’evento che ha cambiato la storia per sempre e che i discepoli di Gesù hanno annunciato in tutto il mondo, fino a giungere a noi.
Questo evento per quanto grande e importante, fondamento della nostra fede cristiana, non può rimanere solo un fatto realmente accaduto da celebrare e in cui credere, ma deve diventare esperienza di vita per vivere da “risorti”.
La risurrezione quindi è ciò che dà senso e significato alla realtà, è lo “stile di vita” del cristiano, la “lente d’ingrandimento” attraverso la quale poter leggere e interpretare la storia. Entrare in questo mistero, credere la risurrezione di Cristo significa—come ci ricorda l’apostolo Paolo—che “se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1).
Siamo dunque chiamati a rivolgere lo sguardo verso Dio, senza attaccarci ai beni materiali. Vivere da risorti può davvero trasformare la storia, spostando lo sguardo dalla “fine” della vita al “fine” per cui esistere!
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Per Riflettere
Rileggo la mia vita alla luce della risurrezione. Rivolgo lo sguardo verso le cose del cielo o resto attaccato a quelle della terra?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
