don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 7 dicembre 2025

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In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea
Ti ringrazio mio Signore per i deserti, voragini di vuoto che ammutoliscono il mio andare, grazie perché da sempre tu li abiti, e semini parole nelle mie miserie, e tramuti in possibilità di conversione i miei peccati

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Grazie per la tua pazienza, che mi consegna ogni giorno prossimità di Cielo, per lo stupore che mi fa sentire la tua carezza sulle ferite della mia inadeguatezza, grazie perché la tua grazia stupisce la mia miseria e permette anche a me, peccatore, continui itinerari di conversione, strade nel deserto, esodi di libertà.

Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
Grazie per Giovanni il Battista, per Isaia e per tutti i profeti che non si stancano di venirmi a stanare nell’esilio che scelgo per paura, per stanchezza, per comodità. Grazie perché non ti stanchi di indicarmi vie di ritorno in me, che poi è un franare in Te.

E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Grazie per Giovanni il Battista, per Elia che lui stesso richiama, grazie per chi mi ricorda che nel deserto non mi farai morire di fame ma che proprio lì potrò finalmente scoprire l’essenziale. Grazie perché nei profeti tu mi assicuri che anche i miei deserti sono fatti per essere attraversati, che perfino il deserto della morte non è definitivo. Aiutami Signore a comprendere che occorre ancora perdere, alleggerire, essenzializzare.

Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”.
Grazie per le parole dure, per tutte le volte che sono stato aggredito dalla verità, grazia per chi mi ha spinto con forza contro i miei limiti, scusami se non ho immediatamente saputo riconoscerti lì, scusami per l’orgoglio che mi ha fatto alzare muri, scusami per le volte che mi sono nutrito solo di conferme. Scusami per averti dato per scontato, per essermi sentito a posto, figlio d’Abramo, giudicante più che giustificato.

Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.
Grazie perché tu, e solo tu, puoi trasfigurare il mio cuore di pietra in cuore di figlio, grazie per la scure posta alla radice, luccica il destino inflitto a tutto ciò che non porta frutto, perché non è tutto uguale, resterà solo ciò che profuma di gratitudine, di eucarestia, di Te.

Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Grazie per la vita quando mi ha immerso nell’umiltà dei miei limiti, grazie per quando ho scelto di ritornare a te, grazie per quando gli eventi mi hanno dolorosamente battezzato nella verità, ti chiedo perdono per le persone che ne hanno dovuto pagare il prezzo. Grazie per il battesimo in Spirito Santo e fuoco, brucia ti prego in me tutto ciò che non dà frutto, tutto ciò che è vecchio, sterile, tutto ciò che non è Te. Pulisci l’aia, e se qualche misura di frumento è germogliata conservala e infine fammi sedere accanto a te, ci illumineremo davanti alla fiamma che divora la paglia del peccato, fuoco inestinguibile che finalmente mi consegnerà all’eterna libertà. Al fuoco del tuo giudizio l’esodo sarà compiuto.

Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehòpagina Facebook

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