Questa parabola ci parla di umiltร vera e di giustizia autentica. Gesรน la racconta rivolgendosi a coloro che โavevano l’intima presunzione di essere giustiโ e, per questo, disprezzavano gli altri. Non si tratta solo di un problema del passato: oggi piรน che mai siamo immersi in una cultura che spesso misura il valore di una persona in base alle prestazioni, all’apparenza, alla moralitร esteriore. Il rischio, anche nella fede, รจ quello di pensare di essere โa postoโ e di confrontarsi con gli altri per sentirsi superiori.
Il fariseo della parabola รจ un uomo religiosamente osservante: digiuna, paga la decima, prega. Ma la sua preghiera รจ un’autocelebrazione, non un dialogo con Dio. Parla di sรฉ, non ascolta, non chiede nulla. Anzi, giudica il pubblicano e lo usa come paragone per esaltarsi.
Il pubblicano invece non ha nulla da vantare, solo un cuore contrito e consapevole della propria miseria. La sua รจ una preghiera povera ma vera: non guarda gli altri, non si confronta, non si giustifica. Chiede soltanto pietร .
Gesรน sorprende tutti: non รจ il โbuonoโ a essere giustificato, ma colui che si riconosce peccatore. Perchรฉ davanti a Dio non conta quanto riusciamo a fare per Lui, ma quanto ci lasciamo amare, perdonare, cambiare.
Viviamo in un mondo dove รจ facile costruire un’immagine di sรฉ, anche spirituale, e sentirsi a posto โperchรฉ non facciamo nulla di maleโ. Ma il Vangelo ci chiede veritร e autenticitร , ci invita a riconoscerci sempre bisognosi di misericordia. Solo cosรฌ possiamo accogliere la giustizia di Dio, che รจ dono e non premio. Gesรน non condanna le opere buone, ma l’orgoglio che le svuota. E ci ricorda che chi si umilia sarร esaltato.
Per Riflettere
Nella mia preghiera mi metto davvero in ascolto o parlo solo di me stesso? Quando giudico gli altri, su cosa baso i miei criteri? Chiedo a Dio la grazia di un cuore umile, capace di riconoscere i propri limiti.
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FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi
