LA CONDIVISIONE: IL MIRACOLO DEL DONO
Giorno del pane
che trabocca dalle mani,
dalle ceste,
che sembra
non finire mai.
E mentre lo distribuivano,
non veniva a mancare;
e mentre passava
di mano in mano,
restava in ogni mano.
Quello del pane
è l’unico segno riferito
da tutti e quattro i Vangeli.
Marco e Matteo
ne riportano addirittura due redazioni.
Si tratta, evidentemente,
di un evento decisivo
per capire la vita e
il messaggio di Gesù.
Con il segno del pane,
più che davanti
ad un eclatante miracolo
siamo di fronte
ad una fessura di mistero.
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Il racconto è pieno
di simboli bellissimi:
è ormai primavera,
c’è molta erba che richiama i pascoli e
il Salmo del buon pastore,
c’è il monte
grande simbolo
della casa di Dio.
É vicina la pasqua;
ci sono i numeri:
cinque pani e due pesci che compongono il sette,
simbolo della pienezza.
C’è il pane d’orzo,
pane di primizia
perché l’orzo è il primo
dei cereali che matura,
primo pane nuovo.
E c’è un ragazzo,
neppure un uomo adulto,
una primizia d’uomo.
Un Vangelo pieno d’inizi e
di gemme che fioriscono,
per grazia.
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Modello del discepolo
oggi è un ragazzo
senza nome né volto,
che dona ciò che ha,
senza pensarci,
e così innesca la spirale
della condivisione,
il miracolo del dono.
Il problema
del nostro mondo
non è la penuria di pane,
ma la povertà
di quel lievito che incalza
e spinge a condividere,
a fare di ciò che hai
un sacramento
di comunione.
“Al mondo, il cristiano
non fornisce pane, fornisce lievito”
(Miguel de Unamuno).
“Credo sia più facile moltiplicare il pane
che non distribuirlo.
C’è tanto di quel pane
sulla terra che
a condividerlo basterebbe
per tutti” (D. M. Turoldo).
Prese i pani, ringraziò, diede.
“Ricevimi, donami, donandomi mi otterrai di nuovo” (Rig Veda).
L’uomo può solo ricevere
la vita,
il creato,
le persone,
sono il suo pane.
Può solo ringraziare,
benedire,
donare.
E basteranno le briciole
a riempire dodici ceste.
Noi siamo ricchi
solo di ciò che abbiamo donato alla fame d’altri.
Per gentile concessione di p. Ermes – Fonte.
