La I domenica dโAvvento orienta la Chiesa verso Cristo, suo compimento; celebra la venuta escatologica del Signore; ricorda alla comunitร radunata come la vigilanza operosa sia la dimensione costitutiva della vita cristiana:
ยซA te, Signore, innalzo lโanima miaยป (Sal 24,1-3; cf. Antifona dโingresso).
La liturgia di questa domenica riannoda il nuovo anno liturgico e la vita ecclesiale alle ultime domeniche dellโanno liturgico precedente, creando una vera inclusione e mantenendo lโapertura verso il compimento. Questa unitร tematica e celebrativa proclama Cristo come il vero โAnno liturgicoโ, garantendo lโunitarietร del mistero celebrato.
La dimensione della vigilanza liturgicamente si puรฒ esprimere e ravvivare con la celebrazione della Veglia di Avvento da celebrarsi nelle cattedrali o nelle parrocchie la sera o la notte dopo i primi vespri della I domenica. Secondo la possibilitร offerta dai Principi e Norme per la Liturgia delle Ore nn. 70-73, essa consiste nel prolungare lโufficio delle letture inserendo, dopo la lettura biblica e quella patristica, i cantici, il vangelo del giorno o uno della resurrezione, lโomelia, lโinno del Te Deum. Anche la proposta di esperienze di preghiera in famiglia con la preparazione e lโaccensione della candela nella ยซcorona dโAvventoยป (cf. Direttorio su Pietร popolare e Liturgia, n. 98) potrebbe richiamare pastoralmente la dimensione della vigilanza cristiana.
Indicazioni liturgiche
- Per il saluto liturgico si propone di utilizzare 1Cor 1,3 (MR p. 309), ripreso dalla seconda lettura che sarร proclamata durante la liturgia della Parola.
- Per lโAtto penitenziale si puรฒ utilizzare il III formulario introdotto dalla monizione โGesรน Cristo, il giusto, intercede per noiโ (MR p. 312) e le invocazioni Tempo di Avvento 1 (MR p. 314).
- Qualora non si fosse usata come orazione colletta, al termine della preghiera dei fedeli si potrร usare la colletta alternativa Per il tempo di Avvento. I domenica B (MR p. 1003), chiaramente con la conclusione breve: โPer Cristo nostro Signoreโ.
- I temi evangelici della vigilanza e dellโattesa suggeriscono di utilizzare il Prefazio dellโAvvento I: La duplice venuta di Cristo (MR pp. 328-329).
- Per la benedizione finale si suggerisce la Preghiera di benedizione sul popolo n. 19 (MR p. 475).
Monizione introduttiva
Entriamo oggi nel nuovo Anno liturgico con il tempo dellโAvvento. Il Signore รจ venuto storicamente facendosi uomo come noi. Il Signore tornerร alla fine dei tempi per trasfigurarci in lui e trasfigurare in bellezza il cosmo. Nellโattesa della sua venuta, lo stesso Signore ci invita a vegliare, cioรจ a vigilare sui doni e i carismi che ci ha affidati. Per non smarrire il senso della speranza e rimanere svegli, mettiamoci a servizio gli uni degli altri e alla sua venuta sarร il Signore a servirci.
Invochiamo ora il dono dello Spirito Santo perchรฉ ci renda capaci di vegliare su noi stessi, sui doni di Dio e sui fratelli e le sorelle a noi affidati.
ยซSe tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i montiยป (Is 63,19). Ecco il grido che apre il tempo di Avvento: il grido del desiderio e dellโattesa. Un grido che โ formalmente โ รจ una preghiera di supplica diretta allโorecchio di Dio, il quale apparentemente sembra distante e disinteressato a quanto sta avvenendo nel nostro mondo. Un grido che, perรฒ, prima di tutto squarcia il mio cuore indurito, lo risveglia dal torpore e fa sussultare le montagne delle mie abitudini; sรฌ, perchรฉ proprio lโabitudine puรฒ diventare il nemico numero uno del cristiano!
La vita scorre spesso nel grigiore di un quotidiano affannato e abitudinario, nel tran tran di ogni giorno sempre uguale allโaltro, tutti presi dalle nostre cose e tesi soltanto alla realizzazione dei piccoli progetti che ci facciamo giorno per giorno (andare in quel posto, comprare quella cosa, arrivare alla fine della settimana, dare quellโesame, terminare quel lavoro). Ma piรน che obiettivi raggiunti, queste cose hanno piuttosto il sapore di un sollievo momentaneo o di un appagamento fugace. Tutte โscaglie di speranzaโ che dicono che il mio cuore sa ancora attendere qualcosa, ma che narcotizzano lโattesa vera, quella che รจ attesa di una vita.
Questa prima domenica dโAvvento sembra proprio che intenda coglierci in questa nostra capacitร di sperare โribassataโ, guidandoci ad alimentare nel nostro cuore la nostalgia di una vita con Dio.
La tattica del nemico: uccidere il desiderio
Il brano del profeta Isaia che ascoltiamo oggi (Is 63,16b-17.19b; 64,2-7) ci riporta ai tempi dellโesilio babilonese; il ricordo amaro della distruzione di Gerusalemme con il passare del tempo diventava sempre piรน flebile e subentrava il rischio di abituarsi alla terra straniera (gli esuli non erano schiavi, ma a loro veniva permesso di stabilirsi, di coltivare il proprio piccolo orto, di avere quanto bastava per vivere). Era la strategia dei Babilonesi per tenere soggiogato il loro impero: deportare i popoli dei territori conquistati e disperderli in diverse zone, permettendo loro di condurre una vita accettabile lontano dalla loro terra, perchรฉ lo spirito nazionale si sfilacciasse e si affievolisse la forza delle tradizioni culturali di ciascuno.
Uccidere il desiderio del ritorno: questa era la tattica del nemico. Pian piano ci si abitua a tutto e si dimentica ciรฒ che piรน si desidera; pian piano si spengono le speranze e la cosa piรน terribile รจ che si accetta di sopravvivere, dimenticando di essere popolo. Un cuore che smette di sperare e che si abitua a vivacchiare da individuo, con il tempo perde la memoria e si indurisce. Il profeta invita il popolo a riaccendere il desiderio di tornare a Gerusalemme, gli insegna a domandarsi ancora โperchรฉ sta avvenendo tutto questo?โ.
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Forse anche io mi sono dimenticato di quella speranza radicale che mi abita e mi faceva scuotere il cuore; forse anche io non mi faccio piรน toccare dalla parola di Dio, non mi lascio piรน commuovere dal grido del povero o del bambino, non mi indigno piรน di fronte alle ingiustizie sociali o al maltrattamento del pianeta. In fondo, forse, non desidero piรน cosรฌ tanto che il regno di Dio venga, che finalmente possano essere i criteri di Dio a guidare la societร , la cultura, le relazioni, i progetti e la mia stessa vita. Forse anche a me in fondo sta bene che le cose vadano come vanno…
Il nemico cerca di portarmi dentro la spirale delle cose: appena desidero una cosa per me subito posso averla, posso avere tutto, permettermi tutto, riuscire ad autodeterminarmi sempre e comunque; e in questa spirale (che alterna momenti di esaltazione a momenti di depressione) i miei desideri piรน veri sono uccisi! Obiettivo del nemico รจ farci addormentare; corriamo il rischio di vivere la nostra vita nella dimenticanza, nella superficialitร , nella fretta, ansiosi di trovare un poโ di tempo per riposarci e ripartire: ยซtutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquitร ci hanno portato via come il ventoยป (64,5).
Le parole dellโAvvento risuonano oggi con forza per risvegliare le coscienze e ripristinare in noi lโattesa del Regno: ยซPerchรฉ, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore?ยป (63,17). Perchรฉ ciรฒ sia possibile occorre volgersi indietro per fare memoria della nostra storia santa e delle meraviglie che Dio ha compiuto con noi (cose ben piรน grandi di quanto avremmo potuto attenderci): ยซQuando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i montiยป (64,2).
La nostalgia di Dio chiede di essere risvegliata e il profeta ci guida a pregare cosรฌ: ยซTu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasmaยป (64,7). Ricordando il nostro essere creature, torniamo a supplicare Dio che torni a plasmare questโuomo che sono io. Sono argilla, una creatura incompiuta, ma incamminata verso la pienezza.
Dalla nostalgia allโattenzione
La coscienza addormentata, richiamata da Isaia (ยซnessuno si risvegliava per stringersi a teยป: 64,6), รจ al cuore dellโesortazione fatta anche da Gesรน ai discepoli (Mc 13,33-37) nel passo evangelico proposto dalla liturgia odierna. La veglia, contrapposta al sonno, รจ unโimmagine ricorrente nel Nuovo Testamento per descrivere i discepoli (โfigli del giornoโ): essi sono consapevoli di sรฉ e della realtร , radicati stabilmente nella storia e nella concretezza della vita, operosi nel bene.
La similitudine del ritorno del padrone e dei servi non addormentati, che conclude il discorso di Gesรน sulle cose ultime, non intende comunicare un clima di minaccia (anche se rimane lโeffetto sorpresa di unโora che nessuno conosce). Piuttosto essa descrive una situazione di attivitร che non dipende solo dalla presenza immediata di colui che comanda o controlla; ma si tratta di una casa dove i servi sono sempre al lavoro, con dedizione e generositร , perchรฉ ciascuno sa cosa รจ chiamato a fare e volentieri svolge il proprio ruolo.
Lโimmagine parla della comunitร cristiana, operosa e creativa, che da una parte sa di essere investita di una missione, quella di propagare il vangelo in questo mondo, e dallโaltra vive il proprio compito con pace e speranza perchรฉ cโรจ un kairรณs che segna lโesito della storia (ยซnon sapete quando รจ il kairรณsยป: 13,33). Questo compimento, il tempo propizio che ricapitola la storia, รจ la manifestazione futura del Cristo nella sua potenza e immediatezza (ยซvedranno il Figlio dellโuomo venire sulle nubi con grande potenza e gloriaยป: 13,26), inscindibile rispetto alla realizzazione di una comunione piena a tutto campo, che supererร le barriere dello spazio e del tempo (ยซradunerร i suoi eletti dai quattro venti, dallโestremitร della terra fino allโestremitร del cieloยป: 13,27).
Lโattenzione spirituale (espressa dal verbo blรฉpo, โguardare, fare attenzioneโ: 13,33) รจ lโatteggiamento pratico suggerito. NellโAvvento infatti si ricorda con gratitudine la prima venuta di Gesรน nel Natale di Betlemme e si riaccende la speranza dellโultima venuta del Figlio dellโuomo che tornerร alla fine dei tempi. Memoria e attesa sono perรฒ funzionali ad una vita che sappia riconoscere in ogni istante del presente โ ed รจ questa appunto lโattenzione spirituale โ lโazione di Cristo che opera nel nostro quotidiano e cammina al nostro fianco. E nella sua compagnia la nostra umanitร fiorisce.
Trafficate i vostri doni
Il ringraziamento che Paolo compone allโinizio della sua Prima lettera ai Corinzi (1Cor 1,3-9) sviluppa proprio questo tema del presente vissuto con lo sguardo rivolto alla venuta futura del Cristo. Nella comunitร cristiana di Corinto, la grazia di Dio si manifestava con larghezza non solo nellโaccoglienza dellโannuncio evangelico, ma anche nel conferimento di molti doni straordinari (ยซquelli della parola e quelli della conoscenzaยป: 1,5; un elenco completo si troverร in 1Cor 12,7-10). Cosรฌ avviene per noi oggi, anche se spesso in modo meno evidente che a Corinto: Cristo infatti si rende presente nella sua Chiesa, la quale manifesta il suo Signore nella societร attraverso la caritร , il perdono, lโascolto, la consolazione, il discernimento; nella misura in cui la comunitร cristiana rimane radicata nella testimonianza evangelica, essa sarร sempre piรน trasparenza del volto di Dio.
Tra i cristiani di Corinto serpeggiava perรฒ la tentazione di โsentirsi arrivatiโ e di schiacciare tutto lโimpatto dellโevento cristiano nella storia in una visione presenzialista. I nostri tempi difficili di certo non corrono lo stesso rischio: forse piรน che un eccesso di entusiasmo ci sovrasta spesso unโatmosfera di depressione. Ma il consiglio di Paolo resta utile anche per noi: ogni talento trafficato, ogni gesto di amore, ogni parola di bene manifestano il volto di Cristo e possono essere alimentati solo dalla nostalgia di Dio. La parusia, vista come compimento della nostra comunione con Dio, imprime sulla storia una forza di attrazione che รจ piรน potente di ogni nostro sforzo di volontร o di ogni nostro proposito.
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