Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 17 Ottobre 2023

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Giuro che non capisco: il fariseo ha invitato Gesรน a pranzo. Un gesto coraggioso vista la pessima fama del Nazareno; quindi sembra desiderare un confronto, un incontro: invitare a casa propria รจ gesto intimo, delicato. Invece no: appena entra lo giudica in cuor suo.

Il suo non era un invito, ma una trappola, un piccolo tribunale interiore in cui l’imputato non ha scampo. Nonostante questo, Gesรน vede il positivo in quest’uomo piccino, e lo invita ad andare oltre il giudizio, a strappare le classifiche e i patentini di santitร , a capire il senso profondo della Legge divina senza diventare avvocato di Dio.

E indica a lui e a noi un modo semplice per diventare puri, per semplificare lo sguardo, per superare il giudizio, per notare il grano che sovrasta la zizzania: dare in elemosina quanto c’รจ dentro, donare se stessi, semplici e liberi come lui, il Maestro, รจ stato piรน di chiunque altro. La nostra vita รจ infarcita di giudizi: ci viene spontaneo, naturale, e in parte lo รจ.

Giudichiamo gli altri, le loro azioni, lasciamo che siano le impressioni a parlare: una persona ci sta simpatica mentre l’altra proprio non la sopportiamo, e allora giudichiamo. Siamo diventati capaci di giudicare Dio e le sue azioni: in fondo in fondo pensiamo che non sia tanto capace di gestire il mondo che ha creato.

E non parliamo poi, in questi tristi tempi, di come giudichiamo la Chiesa, sempre in conversione, con asprezza e disprezzo. Ma io penso che le persone che giudichiamo di piรน, con implacabile ferocia, siamo proprio noi stessi.

Vorremmo essere diversi da ciรฒ che siamo, non sopportiamo fragilitร  e difetti, siamo travolti prima dalla rabbia e poi dallo sconforto. Gesรน non chiede al fariseo di non giudicare, ma di farlo con lo sguardo di Dio.

Dio ci vede non per ciรฒ che siamo ma per la sovrabbondanza di ciรฒ che possiamo diventare; non vede il pezzo di marmo ma la mirabile scultura che si nasconde dentro la pietra.

FONTE:ย Amen โ€“ La Parola che salva

Commento al brano del Vangelo di: โœ Lc 11,37-41

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