Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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Scommettiamo?

Sia, le cose stanno cambiando. E velocemente.

Se ne accorge chi la Chiesa la ama. E la serve, e la abita.

Se ne accorgono i parroci che mi scrivono, che incontro, con cui chatto. Ma anche i tanti (beneamati) laici che soffrono nel vedere molte contraddizioni e incongruenze. E, a saperli leggere, i segni dei tempi ci sono e, a voler smettere di fare i brontoloni, anche il Sinodo sta smuovendo le cose, dando la parola a chi, troppo spesso, nella Chiesa viene ignorato.

Occhei diamo per acquisito che il mondo che abbiamo conosciuto, quello del cristianesimo come riferimento per tutti, รจ alle spalle. E che quello che viviamo รจ un inesorabile declino di una forma di cristianesimo. Ma non lo รจ del desiderio di Dio e del Vangelo che, intatto, brucia e ustiona i cuori.

E ammettiamo che sรฌ, alla fine stiamo diventando minoranza. Nellโ€™idea stessa di concepire la fede come un discepolato, non come un vestito da indossare nelle cerimonie della vita.

Ma da dove ripartire?

Da chi o cosa? Come riportare lโ€™annuncio al fuoco, come parlare di Cristo ai cristiani?

Come obbedire allโ€™imperioso comando di Cristo di renderlo presente in questo tempo di mezzo? Lasciando agire lo Spirito, ovvio (mica tanto ovvio). Riaccendendo i cuori.

Ma, anche, ripartendo dalle relazioni. 

Facendo delle comunitร  dei luoghi in cui, sul serio, davvero, ripartiamo da Dio.

Ma dal Dio di Gesรน, non quello approssimativo del nostro cattolicesimo annacquato.

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Un Dio che danza.

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Il solitario

Dio รจ la somma del bene, del bello e del giusto. La somma della perfezione. A questo altri approcci, altri percorsi, altre religioni sono giunte.

E la realtร , lโ€™esistente, il mondo e le sue implicazioni o anelano a quella perfezione, o ne traggono forza, o ne compartecipano lโ€™energia.

La tradizione biblica, condivisa in parte da ebrei, cristiani e musulmani, giunge a determinare lโ€™esistenza di un Dio personale che interagisce, che crea relazione, che vuole intessere rapporti con le sue creature.

Non รจ facile crederci, non รจ evidente. 

In noi portiamo unโ€™immagine tenebrosa di Dio, inquietante.

Dio, invece, si racconta a Mosรจ e al popolo di Israele. Un Dio misericordioso e pietoso, lento allโ€™ira e ricco di amore e di fedeltร . 

Un Dio che fa di noi la sua ereditร .

Questa prima conversione, da un dio tenebroso e vendicativo, che vive, esasperandole, le nostre emozioni e le nostre paure, le nostre rabbie e le nostre ambizioni, ad un Dio compassionevole e benevolo, รจ un gigantesco salto cui sono giunte molte esperienze religiose.

Dio รจ uno, unico, eterno, onnipotente, onnipresente.

Ma solo.

Il sommo egoista bastante a se stesso. Da riverire e temere. Da invocare e blandire.

O no?

Lโ€™Amante

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna, dice Gesรน a Nicodemo.

No, dice, Gesรน, Dio non รจ chiuso nella sua perfezione, ma si relaziona, si dona, si dice, si offre.

E lo fa attraverso un dono: suo Figlio. 

Gesรน non รจ solo un grande uomo, un profeta carismatico, un combattente coerente e intenso.

รˆ di piรน: la resurrezione che abbiamo celebrato ci svela la sua identitร  profonda.

Piรน di un profeta, piรน del Messia, รจ Dio stesso.

Lโ€™uomo Gesรน inabitato dal Verbo di Dio che parla di Dio in maniera inattesa e nuova, intima e assoluta. E che dona lo Spirito, che รจ lโ€™amore che lega il Padre con il Figlio, senza misura.

Gesรน parla del Padre, perchรฉ lui e il Padre sono una cosa sola.

Svela il volto di un Dio che non condanna, che non fa il giudice supremo ma che vuole la salvezza, cioรจ la felicitร  piena, per ogni uomo.

Lโ€™idea di Dio che ci eravamo fatti viene cesellata, rifinita, compiuta.

Io credo nel Dio che Gesรน รจ venuto a raccontare.

Ancora

Ma non รจ finita.

Lโ€™amore intenso e immenso che lega Dio padre/madre al figlio/figlia รจ talmente forte da essere, a sua volta, una presenza divina, una persona divina. Lo Spirito che abbiamo ricevuto รจ lโ€™amore che lega il Padre al Figlio. Come scrive Paolo nelle sue lettere la grazia del Signore Gesรน Cristo, lโ€™amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo dimorano in noi.

Grazia, amore, comunione. Ecco Dio.

Padre, figlio e Spirito Santo.

Una famiglia, una relazione, un insieme.

Cosรฌ uniti che, da fuori, vediamo unโ€™unitร . Uno solo. Perchรฉ chi si ama si unisce senza fondersi, senza omologarsi, senza scomparire lโ€™uno nellโ€™altro.

Lโ€™ultimo tassello si rivela.

Quel Dio somma di ogni perfezione che entra in contatto con lโ€™umanitร  รจ festa.

Danza. Relazione. Comunicazione.

E noi siamo a sua immagine, cioรจ creati a immagine della Trinitร .

Inutile illudersi di fare tutto da soli. O di essere autosufficienti.

Se siamo immagine di Dio siamo spinti alla comunione.

Ripartire

Quandโ€™ero bambino, a catechismo, il parroco tentava di spiegarci chi era Dio. e, nella sua somma ingenuitร , scriveva alla lavagna 1+1+1=1 creando una gran bella confusione nelle nostre testoline intatte. Ho dovuto crescere e conoscere, fidarmi e indagare, diventare discepolo per capire che, invece 1x1x1=1.

Dio รจ uno perchรฉ i tre sono gli uni per gli altri.

Da qui dobbiamo ripartire. 

Dalla fase trinitaria.

Poi il resto, la pastorale, i catechismi, le messe, le nuove idee per formare i cristiani, drammaticamente infantili nel percorso di fede come ha messo in evidenza la forzata clausura, verranno di conseguenza.

Ripartiamo da Dio, dal nostro Dio che รจ comunione innamorata.

Saremo credibili. Finalmente ci accoderemo al Dio che fa nuove tutte le cose.

Scommettiamo?

***

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