Non fate come fanno gli altri
Dopo le prime quattro antitesi annunciate da Gesรน nel โdiscorso della montagnaโ, ecco le ultime due, nelle quali appare ancora la โdifferenzaโ richiesta da Gesรน ai suoi discepoli rispetto alla Legge di Mosรจ, confermata ma approfondita e reinterpretata.
In questo caso viene messa a fuoco la violenza: come arginarla? Come rispondere a essa? Certo, nella Torah si trova scritta la โlegge del taglioneโ, della reciprocitร tra chi ha offeso e chi รจ stato offeso (cf. Es 21,24; Lv 24,20; Dt 19,21), legge data per impedire il deflagrare degli eccessi della violenza, che facilmente viene moltiplicata per ripagare lโaggressore. Si ricorda, ai primordi dellโumanitร , il canto selvaggio e barbaro di Lamek, che si vantava di vendicarsi non sette volte, come Caino, ma settanta volte sette (cf. Gen 4,24). Dunque la legge del taglione รจ un limite, un argine alla violenza: โOcchio per occhio e dente per denteโ. Non scandalizziamoci di fronte a questa ingiunzione, perchรฉ ancora oggi siamo testimoni di fenomeni di vendetta moltiplicata, come la โfaidaโ o la rappresaglia nelle guerre, nelle lotte razziali, nella violenza terroristica.
Ebbene, con la sua autoritร Gesรน puรฒ dire anche in questo caso: โMa io vi dico di non resistere al malvagioโ, proponendo una pratica di non-violenza che รจ un nuovo modo di resistenza attiva, una resistenza inaudita perchรฉ mite, umile, misericordiosa. Solo cosรฌ si puรฒ arrestare la reazione a catena della violenza. ร in questa logica di non-violenza che Gesรน propone dei casi, degli esempi di violenza subita, indicando come rispondervi. โSe uno ti percuote con uno schiaffoโ, fatto quotidiano anche nella vita famigliare, โse tu vuoi essere discepolo porgi lโaltra guanciaโ. Linguaggio semitico, per noi forse eccessivo, che non vuole suggerire unโesecuzione materiale del comando, ma piuttosto indica lo โspiritoโ che deve ispirare lโatteggiamento verso lโaggressore.
Non a caso, secondo il quarto vangelo, dopo aver ricevuto uno schiaffo da una delle guardie del sommo sacerdote, Gesรน non gli porge lโaltra guancia (cf. Gv 18,22), ma replica con assoluta mitezza: โSe ho parlato male, dimostrami dovโรจ il male. Ma se ho parlato bene, perchรฉ mi percuoti?โ (Gv 18,23). Questo comando rivolto personalmente a ogni discepolo non esige ingenuitร nรฉ passivitร di fronte alla violenza, ma richiede di essere sempre โartefici di paceโ (Mt 5,9). E nel caso di un pignoramento, se viene tolta la tunica, Gesรน chiede di dare anche il mantello, che la Legge vieta di togliere al povero (cf. Es 22,25-26; Dt 24,10-13).
Ma ripeto: Gesรน non predica rassegnazione, non chiede di lasciare che lโingiustizia trionfi, ma chiede un atteggiamento creativo, sempre capace di toccare lโaggressore, di fargli ascoltare una domanda che egli non si pone. In ogni caso, davanti allโingiustizia patita, occorre non tacere mai, non fuggire, ma intervenire, pur rinunciando sempre allโoffesa e alla violenza. Sempre si tratta di โvincere il male con il beneโ (cf. Rm 12,21). Ciรฒ รจ richiesto al discepolo anche quando รจ costretto a fare strada da qualcuno, a quei tempi spesso lโoccupante romano: accetti di camminare piรน di quanto gli รจ richiestoโฆ Perchรฉ la logica evangelica รจ rispondere al male facendo il bene, rispondere positivamente a chi ha bisogno.
Segue la sesta e ultima antitesi: โAvete inteso che fu detto: โAmerai il tuo prossimoโ (Lv 19,18) e odierai il tuo nemico, ma io vi dicoโฆโ. Nella Torah non sta scritto materialmente da nessuna parte di odiare il nemico, ma resta vero che nelle Scritture vi sono testi che non solo giustificano lโodio per il nemico, ma lo richiedono, soprattutto se il nemico personale รจ sentito anche come nemico di Dio. Al riguardo, va denunciato un vizio tipico delle persone religiose: quando hanno un nemico personale, facilmente, pensando che Dio sta dalla loro parte, si sentono autorizzate a odiarlo a nome di Dio, pregando addirittura contro di lui salmi di imprecazione. Emblematico รจ il caso del salmo 139: โNon devo forse odiare chi ti odia, detestare i tuoi avversari, Signore? Li odio con odio implacabile, li ritengo miei propri nemici!โ (vv. 21-22). Sรฌ, le persone religiose odiano piรน intensamente delle altre, ritenendosi giustificate e appoggiate da Dio!
Ecco perchรฉ Gesรน toglie ogni possibilitร a questa deriva e non asseconda neppure il linguaggio immaginifico di cui vi sono tracce negli scritti di Qumran: โAmerai i figli della luce e odierai i figli delle tenebreโ. Al contrario, egli comanda: โAmate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitanoโ. Parole scandalose, inaudite, che sembrano trascendere le nostre capacitร umane. Eppure questa รจ per Gesรน nientโaltro che lโinterpretazione del comandamento: โAmerai il prossimo tuo come te stessoโ. Ovvero, lo amerai sempre, in ogni situazione, anche quando ti รจ nemico, anche quando ti fa del male; anzi, simultaneamente allโoffesa ricevuta, continuerai ad amare di un amore che si spinge fino a pregare, a chiedere a Dio il bene per il persecutore. Puรฒ forse un cristiano classificare come nemiche e odiare quelle persone alle quali Dio, Padre di tutti, concede senza alcuna discriminazione il sole (la vita) e la pioggia (la feconditร ), i beni della creazione?
Il discepolo di Gesรน capovolge la logica delle Scritture dellโAntico Testamento. Se nei salmi รจ richiesto di pregare contro i nemici (cf. Sal 17,13; 28,4; 69,23-29, ecc.), Gesรน invece chiede di pregare per il loro bene, di benedire chi maledice (cf. Lc 6,28). Se egli lo chiede, รจ perchรฉ questo รจ lโatteggiamento di Dio, come lโApostolo attesta nella Lettera ai Romani: โDio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo รจ morto per noi โฆ
Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dioโ (Rm 5,8.10). Questa รจ la โdifferenza cristianaโ, la differenza del discepolo di Gesรน rispetto a giudei o pagani, indifferenti o non credenti. Amare lโaltro nella sua irriducibile alteritร , al di fuori di ogni logica di reciprocitร , che richiede il contraccambio e il riconoscimento reciproco dei diritti. Spetta dunque al cristiano vincere la paura del diverso, avere il coraggio di opporre il bene al male, assumere un comportamento pieno di amore gratuito verso i nemici, chiedere a Dio il bene, la felicitร , la vita dellโaggressore. David Flusser, un grande studioso ebreo che pure era affascinato e in attento ascolto di Gesรน, diceva che questo suo comando era lโunico che non poteva trovare realizzazione, ma era destinato a restare utopia. Eppure la storia testimonia di discepoli e discepole che, come Stefano, il primo martire cristiano, hanno vissuto questo comando fino alla morte, invocando il perdono (cf. At 7,60), come Gesรน aveva fatto sulla croce (cf. Lc 23,34).
Chi pratica questo comandamento di Gesรน sperimenta il compimento della promessa di โessere figlio del Padre che รจ nei cieliโ, il quale ama tutti di un amore che non va meritato e che non dipende dallโessere buoni o malvagi, giusti o ingiusti. Cosรฌ si puรฒ essere tรฉleioi, completi, nella pienezza dellโamore, come โDio รจ amoreโ (1Gv 4,8.16). Se nella Torah il comando era: โSiate santi, perchรฉ io, il Signore, vostro Dio, sono santoโ (Lv 19,2; cf. 1Pt 1,16), nelle parole di Gesรน esso รจ interpretato come โSiate perfetti, capaci di una giustizia superiore, come Dio, il Padreโ. E significativamente in Luca diventerร : โSiate misericordiosi, come il Padre vostro รจ misericordiosoโ (Lc 6,36), come giร interpretava la parafrasi aramaica del Targum (su Lv 22,28): โDice il Signore: โCome io sono misericordioso nei cieli, cosรฌ voi sarete misericordiosi sulla terraโ.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi
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