Prepariamo la venuta del Signore
Le letture della seconda domenica di Avvento dellโannata A convergono nel consegnare un messaggio centrato sul Messia: il Messia รจ colui su cui si posa lo Spirito di Dio con i suoi doni (Is 11,1-10); Gesรน il Messia รจ colui che, secondo la parola della Scrittura, ha adempiuto le promesse di Dio fatte ai padri (Rm 15,4-9); il Messia, colui che battezzerร in Spirito santo e fuoco, รจ il piรน forte annunciato dal Battista (Mt 3,1-12). Egli รจ rivelato dallo Spirito (I lettura), profetizzato dalle Scritture (II lettura), indicato da un uomo, Giovanni, il profeta e precursore (vangelo). Anche nella vita cristiana, lo Spirito, le Scritture e una persona, un uomo o una donna di Dio, un padre o una madre spirituale, un profeta, svolgono una funzione magisteriale e di preparazione allโaccoglienza del Signore che viene. Che cosa unifica queste tre realtร ? Il fatto che ciascuna di esse rinvia a Cristo.
Lo Spirito rinvia al Messia, colui su cui si posa e dimora lo Spirito; le Scritture rinviano a Cristo, parlano di Cristo e conducono il credente a una pratica di accoglienza come Cristo accolse noi (cf. Rm 15,7). Infine anche Giovanni Battista, lโuomo venuto da Dio (cf. Gv 1,6), rinvia al Cristo e lo indica. Ora, le tre letture non presentano solo il richiamo alla conversione con il Battista, lโesortazione alla perseveranza sostenuta dalle Scritture, lโappello ad affinare il discernimento grazie allo Spirito del Signore, ma vi รจ qualcosa di piรน profondo e basilare.
Vi รจ lโindicazione degli elementi indispensabili che nella loro interrelazione costruiscono una vita cristiana equilibrata: lo Spirito, la Scrittura, un uomo. Lo Spirito santo, certo, ma oggettivato dalla Scrittura, perchรฉ si tratta dello Spirito di Gesรน stesso: non ogni sussulto mistico รจ spirituale in senso cristiano, ma solo ciรฒ che รจ conforme alla narrazione di Dio compiuta dallโuomo Gesรน di Nazaret come le Scritture e massimamente i vangeli la presentano. La Scrittura, certo, ma vivificata dallo Spirito, altrimenti essa resta lettera morta e che produce morte e lโesperienza cristiana si atrofizza nelle forme del fondamentalismo, del letteralismo, del legalismo.
Dunque, lo Spirito e la Scrittura nella loro reciproca sinergia, ma poi essi abbisognano di un soggetto umano che se ne faccia ermeneuta, narratore, testimone, come vediamo nella figura del Battista, e di un contesto umano, di una comunitร , in cui essi trovano compimento trasformando storie, vite, relazioni. Non solo dunque, un uomo, ma gli altri, la comunitร , quegli altri a cui si rivolge Giovanni con la sua predicazione e che sono i veri destinatari dellโazione dello Spirito e della parola di Dio contenuta nella Scrittura. E anche il soggetto umano deve sempre collocarsi nel rapporto di obbedienza alla Scrittura e di docilitร allo Spirito altrimenti lโesperienza cristiana si distorce in protagonismo umano e dunque in abuso. In sintesi, possiamo vedere nel riferimento allo Spirito, alla Scrittura e alla Comunitร , nella loro necessaria e ineliminabile pericoresi, gli elementi essenziali dellโeconomia della mediazione dellโautentica esperienza cristiana.
La seconda domenica di Avvento ha come centro del suo messaggio biblico la preparazione della venuta del Signore. Una preparazione che avviene con lโausilio dello Spirito da invocare a al cui dinamismo sottomettersi, con lโausilio della Scrittura da ascoltare e meditare perchรฉ trasformi il nostro cuore: una preparazione che ha nome di conversione. Che รจ ciรฒ che Giovanni chiede vivendola in prima persona. Mentre esorta altri dicendo: โpreparate la via del Signoreโ (Mt 3,3), Giovanni la sta preparando, anzi sta facendo di se stesso la via che il Signore seguirร . Egli รจ il precursore, colui che precede il Messia con la sua vita anticipando in sรฉ molto di ciรฒ che farร poi il Messia.
Le parole con cui si presenta sulla scena nel primo vangelo – โConvertitevi, perchรฉ il Regno dei cieli รจ vicinoโ – sono riprese tali e quali nella prima predicazione di Gesรน in Mt 4,17. E la stessa predicazione giudiziale di Giovanni contro farisei e sadducei anticipa le parole di fuoco che Gesรน pronuncerร verso scribi e farisei ipocriti nel capitolo 23 del primo vangelo. Non si tratta alla fin fine di preparare โqualcosaโ, bensรฌ di rendere se stessi una preparazione alla venuta del Signore, di fare della propria persona un annuncio della venuta del Signore, una strada attraverso cui il Signore viene per gli altri che ci incontrano. Questo significa diventare segni, dei segnavia che indicano il Messia e che indirizzano a Cristo.
Nelle letture odierne colpisce che la figura del Messia, annunciata dalle profezie, testimoniata dalle Scritture, precorsa dal Battista, non sia in realtร ancora in scena. Nelle parole di Giovanni รจ presente solo nella indicazione di โcolui che viene dopo (lett. โdietroโ) di me โฆ e che vi battezzerร in Spirito santo e fuocoโ (Mt 3,11), nella pagina di Paolo รจ presente nella testimonianza delle Scritture e, in Isaia รจ profetizzata nelle parole circa il โgermoglioโ di Iesse che spunterร . Ovvero, la parola suscitata dalla fede รจ parola che osa ciรฒ che ancora non cโรจ e non solo crede che ci sarร in futuro, ma comincia a farlo esistere nella storia e nelle vite degli uomini. Una volta pronunciata, la parola della fede opera nella storia suscitando attesa e desiderio, mobilitando energie che tendono al compiersi di quanto preannunciato e che cercano di preparare le condizioni del suo avverarsi.
La profezia รจ sรฌ traduzione nellโoggi storico della parola di Dio, ma sa parlare anche al futuro, sa elaborare immagini e scenari che non sono praticabili e possibili nellโoggi, ma che lo potranno essere in futuro. Il profeta annuncia che il Signore invierร il profeta Elia prima che venga il giorno del Signore (Ml 3,1); il profeta annuncia che nellโera messianica gli uomini forgeranno le loro armi in strumenti di lavoro (Is 2,4), che il lupo dimorerร insieme allโagnello, la mucca e lโorsa pascoleranno insieme (Is 11,6-7), e che gli uomini non agiranno piรน iniquamente (Is 11,9); il profeta annuncia che il Signore eliminerร la morte per sempre (Is 25,8): queste e altre parole e immagini profetiche non riscontrabili nella realtร , una volta pronunciate non sono irreali, bensรฌ sono non-ancora reali, ma lo potranno essere. E tali immagini si mostrano capaci di sostenere la speranza e di animare lโattesa e anche lโazione di tanti. Sono parole che agiscono sulla realtร .
Certo, perchรฉ queste parole diventino concrete e queste immagini diventino storia occorre un uomo che si faccia catalizzatore di queste attese, che accetti di portare su di sรฉ il peso della parola profetica pronunciata un tempo, che dia carne con la propria vita alle immagini profetiche. Ecco dunque che Giovanni viene presentato come colui che dร realtร con la sua persona alle parole di Is 40,3: โVoce di uno che grida: nel deserto preparate la via del Signoreโ (cf. Mt 3,3).
La Scrittura che noi crediamo ispirata รจ soprattutto ispirante, suscitatrice di storia, di vita, soprattutto essa sollecita la libertร di una persona che sente la parola di Dio contenuta nella Scrittura come rivolta a sรฉ e decide di trasformare la propria esistenza lasciandola guidare da tale parola. Tuttavia, per quanto il vangelo non presenti ancora in scena Gesรน, il Messia, in veritร esso รจ invisibilmente ma realmente presente nellโattesa di Giovanni, uomo tutto teso verso colui che deve venire. ร presente nelle sue parole e nei suoi gesti, nel suo modo di vita che puรฒ preparare altri allโattesa proprio perchรฉ lโattesa abita la sua persona, i suoi gesti, il suo battesimo, la sua predicazione. Giovanni dร forma e presenza allโassente, a colui che non-ancora รจ lร , ma che presto lo sarร .
La figura di Giovanni puรฒ essere letta alla luce di questo testo del Siracide: โLe prime necessitร della vita sono acqua, pane e vestito, e una casa che protegga lโintimitร โ (Sir 29,21). Di Giovanni ci viene detta lโestrema sobrietร e precarietร anche su queste cose che pure sono essenziali alla vita umana: cibo, vestito, casa. Vive nel deserto, precorrendo colui che non aveva dove posare il capo (Mt 8,20), veste con estrema rudezza il vestito semplice e povero tipico dei profeti (cf. 2Re 1,8), mangia il cibo che trova. E questo ci porta a interrogarci sul nostro stile di vita, su quali siano le nostre esigenze e le nostre pretese, la testimonianza o la controtestimonianza che diamo al vangelo con il nostro stile di vita. La vita di Giovanni รจ esposta, non ha ripari se non nella profonditร delle convinzioni.
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La sua forza si manifesta anzitutto su di sรฉ, nella capacitร di โgoverno del corpoโ, di non lasciarsi andare e di non farsi dominare dai bisogni essenziali della vita che diventano dominanti: la casa, il vestito, il cibo. Non vi รจ ricercatezza ma sobrietร . Modalitร e forme del vestire, dellโabitare, del nutrirsi sono un linguaggio che dice della veritร testimoniale di una persona. Non a caso, Gesรน, quando parlerร di Giovanni, ribadirร che il Battista non vestiva abiti di lusso e non abitava in palazzi regali (Mt 11,7-9).
Dalla figura di Giovanni, che predica credibilmente la conversione vivendola personalmente, ci giunge dunque un insegnamento fondamentale: non esistono valori se non incarnati in persone che li vivono e ne pagano il prezzo. Lโonestร esiste in persone oneste, la giustizia รจ narrata da persone giuste. Costi quel che costi. Come avverrร per Giovanni, il cui rigore di giustizia lo porterร a incontrare la morte quando rimprovererร a Erode di vivere con la moglie di suo fratello Filippo (โNon ti รจ lecito tenerla con teโ: cf. Mt 14,3-4). Giovanni diverrร martire della parola, anche in questo anticipando e precorrendo il Messia Gesรน.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



