Attenti ai segni dei tempi
Lโanno liturgico volge al suo termine e il nostro cammino riprenderร con il tempo di Avvento, inizio di un nuovo anno. Eccoci dunque in contemplazione delle realtร ultime, alle quali tende la nostra attesa: il Signore Gesรน apparirร nella gloria come il Veniente. ร Gesรน stesso che sul finire dei suoi giorni terreni prima della sua passione e morte, mentre si trova a Gerusalemme per la celebrazione della Pasqua, di fronte al tempio, stimolato da una domanda dei suoi discepoli delinea โil giorno del Signoreโ (jom โAdonaj) quale giorno della sua venuta.
Il tempio di Gerusalemme, la cui ricostruzione da parte di Erode era iniziata circa cinquantโanni prima, appariva come una costruzione sontuosa, che impressionava chi giungeva a Gerusalemme. Essa non era come le altre cittร capitali: era โla cittร del gran Reโ (Sal 48,3; Mt 5,35), il Signore stesso, meta dei giudei residenti in Palestina o provenienti dalla diaspora (da Babilonia a Roma), la cittร sede (luogo,ย maqom) dellaย Shekinah, della Presenza di Dio. Il tempio nel suo splendore ne era il segno per eccellenza, tanto che si diceva: โChi non ha visto Gerusalemme, la splendente, non ha visto la bellezza. Chi non ha visto la dimora (il Santo), non ha visto la magnificenzaโ.
Anche i discepoli di Gesรน nella valle del Cedron, di fronte a Gerusalemme, o sul monte degli Ulivi erano spinti allโammirazione. Ma Gesรน risponde: โVerranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarร lasciata pietra su pietra che non sarร distruttaโ, parole che per i giudei suonavano come una bestemmia, al punto che saranno uno dei capi di accusa contro Gesรน nel processo davanti al sinedrio (cf. Mc 14,58; Mt 26,61). Gesรน non vuole negare la bellezza del tempio, nรฉ decretarne la distruzione, ma vuole avvertire i discepoli: il tempio, sebbene sia casa di Dio, sebbene sia una costruzione imponente, non deve essere oggetto di fede nรฉ inteso come una garanzia, una sicurezza. Purtroppo, infatti, il tempio di Gerusalemme era diventato destinatario della fede da parte di molti contemporanei di Gesรน: non al Dio vivente ma al tempio andava il loro servizio, e la loro fede-fiducia non era piรน indirizzata al Signore, ma alla sua casa, lร dove risiedeva la sua Presenzaโฆ
Gesรน, del resto, non fa altro che ammonire il popolo dei credenti, come aveva fatto secoli prima il profeta Geremia: โNon basta ripetere: โTempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore!โ, e pensare che esso possa salvare, ma occorre vivere secondo la volontร di Dio, praticare la giustiziaโ(cf. Ger 7,1-15). Piรน in generale, le parole di Gesรน erano fedeli allโannuncio dei profeti, che piรน volte avevano ammonito i credenti, mettendoli in guardia dal rischio di trasformare uno strumento per la comunione con Dio in un inciampo, un luogo idolatrico, una falsa garanzia di salvezza. E Gesรน con il suo sguardo profetico vede che il tempio andrร in rovina, sarร distrutto, non sarร capace di dare salvezza a Israele.
Di fronte a questo annuncio del loro Maestro, i discepoli hanno una reazione di curiositร : โQuando accadrร questo? Ci sarร un segno premonitore?โ. A questi interrogativi Gesรน non risponde puntualmente, non formula predizioni, ma piuttosto avverte i discepoli su come รจ necessario prepararsi per โquel giornoโ che viene. Nessuna data, nessuna risposta precisa alle febbri apocalittiche sempre presenti nella storia, tra i credenti, nessuna immagine terroristica come segno, ma delle indicazioni affinchรฉ i credenti vadano in profonditร , leggano i segni dei tempi e vivano con vigilanza il proprio oggi, mai dimenticando, ma al contrario conservando la memoria della promessa del Signore e attendendo che tutto si compia. Gli ultimi tempi sono i tempi dellโallenamento al discernimento, a quellโesercizio attraverso il quale si puรฒ giungere a โvedere con chiarezzaโ, a distinguere ciรฒ che รจ bene e ciรฒ che รจ male e si possono trovare le ragioni per la decisione, per la scelta della vita e il rigetto della morte.
Il primo avvertimento di Gesรน รจ una messa in guardia di fronte a quelli che si presentano come detentori del Nome di Dio: โEgรณ eimi, Io sonoโ. Tale pretesa coincide con lโarrogarsi una centralitร , un primato e unโautoritร che appartengono solo al Signore. Mai il credente discepolo di Gesรน puรฒ affermare: โIo sonoโ, ma piuttosto deve sempre proclamare: โIo non sonoโ (cf. Gv 1,20-21) e fare segno, indicare il Cristo Signore (cf. Gv 1,23-36). Purtroppo gli umani cercano sempre un idolo in cui mettere fede, una sorta di tempio che li garantisca e โ come insegna tristemente la storia โ finiscono per trovarlo o in persone che vengono nel nome di Gesรน ma in realtร sono contro di lui, o in istituzioni umane: istituzioni liturgiche, teologiche, giuridiche, politiche, che magari si proclamano volute da Cristo stesso, mentre in realtร sono scandalo e contraddizione alla fede autentica! Gesรน avverte: โNon andate dietro (opรญso) a loroโ, perchรฉ lโunica sequela รจ quella indicata da Gesรน stesso e testimoniata dal Vangelo, la sequela dietro a lui, lโunico maestro, lโunica guida (cf. Mt 23,8.10). Senza dimenticare che quando Luca, verso lโ80 d.C., mette per iscritto queste parole di Gesรน, conosce quante volte falsi profeti e impostori si sono presentati al popolo (cf. At 5,36-37; 21,38).
I cristiani, inoltre, devono saper distinguere laย parousรญa, la venuta finale, accompagnata da eventi che mettono fine a questo mondo, da avvenimenti sempre presenti nella storia: guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, cadute di cittร , tra cui la stessa Gerusalemmeโฆ Oltre a ciรฒ, vanno messe in conto le violente persecuzioni che i discepoli di Gesรน conosceranno fin dai primi giorni della vita della chiesa (cf. At 4,1-31). Come Gesรน รจ stato perseguitato fino alla morte, cosรฌ pure avverrร per i suoi discepoli e le sue discepole, perchรฉ le autoritร religiose non possono accogliere la buona notizia del Vangelo, la fine dellโeconomia del tempio, la fine del primato della Legge e del vincolo della discendenza giudaica; e le autoritร politiche non possono sopportare la giustizia vissuta e predicata da Gesรน! Ma cosa sono le persecuzioni se non unโoccasione di rendere testimonianza a Cristo? Il discepolo lo sa: guai se tutti dicono bene di lui (cf. Lc 6,26), ma beato quando lo si insulterร , lo si accuserร e lo si calunnierร dicendo ogni male di lui, solo perchรฉ egli rende eloquente nella sua vita il Nome di Cristo (cf. Lc 6,22; Mt 5,11).
E questo non accadrร solo nellโordinarietร dei giorni, ma ci saranno anche dei tempi e dei luoghi in cui i cristiani saranno arrestati e condotti a giudizio davanti alle autoritร religiose, gettati in prigione e trascinati davanti ai governanti e ai potenti di questo mondo, quelli che esercitano il potere e opprimono i popoli, ma si fanno chiamare benefattori (cf. Lc 22,25). Lโora della fine certamente ha il potere di incutere paura, ma questa non deve diventare inibizione per il cristiano, non deve diventare terrore o confusione, bensรฌ occasione per ritemprare la fiducia in Dio e la speranza nel suo Regno: la nostra sola paura dovrebbe essere quella di perdere la fede!
Ma il discepolo sa che nulla potrร separarlo dallโamore di Cristo, nรฉ la persecuzione, nรฉ la prigione, nรฉ la morte (cf. Rm 8,35). Anzi, Gesรน gli assicura che nellโora del processo gli saranno date parola e sapienza per resistere ai persecutori, che non potranno contraddirlo. In ogni avversitร , anche da parte di parenti, familiari e amici, il cristiano non deve temere nulla. Deve solo continuare a confidare nel Signore Gesรน, accogliendo la sua promessa: โCon la vostra perseveranza salverete la vostra vitaโ. Ecco la virtรน cristiana per eccellenza, lโhypomonรฉ, la perseveranza-pazienza: รจ la capacitร di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficoltร , di rimanere e durare nel tempo, che diviene anche capacitร di sup-portare gli altri, di sopportarli e di sostenerli. La vita cristiana, infatti, non รจ lโesperienza di un momento o di una stagione della vita, ma abbraccia lโintera esistenza, รจ โperseveranza fino alla fineโ (cf. Mt 10,22; 24,13), continuando a vivere nellโamore โfino alla fineโ, sullโesempio di Gesรน (Gv 13,1). Ecco perchรฉ questa pagina evangelica non parla della fine del mondo, ma del nostro qui e ora, del tempo che precede la fine: la nostra vita quotidiana รจ il tempo della difficile eppure beata (cf. Gc 5,11) e salvifica perseveranza.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi



