In quel giorno di sabato, nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, antica cittร situata nel cuore dellโAsia Minore (lโattuale Turchia), avvenne un fatto che non appartiene solo alle origini della storia della comunitร cristiana: รจ lโuscita della Chiesa dallโebraismo.
Cโerano in quella sinagoga donne pie di alto rango e uomini abituati a incontrarsi tra di loro; era un gruppo ben formato e amalgamato, tutti credenti nellโunico Dio; cosa, ovviamente, bella e singolare in una terra di increduli e di pagani. In quella riunione di gente religiosa e credente entrarono Paolo e Barnaba e con loro โquasi tutta la cittร โ, desiderosa di ascoltare lโannuncio evangelico. โQuando videro quella moltitudineโ, scrive lโautore degli Atti degli apostoli (13,14.43-52), i giudei furono presi da gelosia e cominciarono a contraddire le parole di Paolo, bestemmiando.
Questa vicenda, apparentemente lontana, si ripete in veritร lungo le generazioni, anche se con modalitร diverse. Infatti, i credenti della sinagoga di Antiochia sono quei credenti di ogni ora, di ogni generazione, per i quali la parola evangelica รจ qualcosa di giร posseduto, di giร conosciuto, al punto che non solo non sentono piรน il bisogno di ascoltare ma, qualora lo fanno, non ascoltano con il cuore e con la disponibilitร a cambiare. Quando la Parola li strappa dalla sapienza della loro legge o della concentrazione su loro stessi; oppure quando il Vangelo rompe i confini del gruppo, del clan, della razza, della nazione, costoro reagiscono contraddicendo. La vicenda accaduta ad Antiochia รจ unโammonizione per ogni singolo credente, per ogni comunitร ecclesiale, e perchรฉ no, anche per quella mentalitร individualista che sottolinea il proprio particolare, che sempre piรน si sta affermando.
Credere di conoscere giร il Signore e di possederlo, bloccando cosรฌ la continua chiamata alla conversione del cuore che ogni giorno ci invita a superare i nostri confini, รจ contraddire il Vangelo, e al fondo, bestemmiarlo. La vita alla sequela di Gesรน e al suo Vangelo non รจ la sicurezza di unโappartenenza e neppure la tranquilla acquisizione di una predilezione antica. Cโรจ una fatica nellโascolto e unโurgenza di cambiamento del nostro cuore nella sequela. Nel Vangelo Gesรน dice: โLe mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguonoโ (Gv 10,27-30). Essere fedeli al Signore vuol dire ascoltare la sua voce e seguirlo ogni giorno, ovunque Egli ci conduce. ร lโesatto contrario dello stare seduti pigramente e orgogliosamente nella sinagoga di Antiochia. A chi lo ascolta e a chi lo segue (lโunico modo per seguirlo รจ ascoltarlo mentre parla e cammina per le vie del mondo) promette la vita eterna: nessuno dei suoi andrร perduto, dice Gesรน con la sicurezza di chi sa di avere un potere piรน forte persino della morte. E aggiunge: โNessuno le rapirร dalla mia manoโ. Si tratta di un pastore buono, forte e geloso delle sue pecore. La vita di quelli che lo ascoltano รจ nelle mani di Dio; mani che non dimenticano e che sanno sostenere sempre.
LโApocalisse (7,9.14-17) apre davanti ai nostri occhi la visione di โuna moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti allโ Agnello, avvolti in vesti candideโ (v. 9). ร lโimmagine della fine della storia, ma anche del fine di essa: quella moltitudine รจ ciรฒ verso cui ci conduce il Buon Pastore. Ed รจ proprio questa visione che i credenti e gli uomini di buona volontร sono chiamati a realizzare giร oggi, in particolare in questo momento storico, nel quale assistiamo a un mondo in cui i singoli e le nazioni (compresi i gruppi etnici) sono tesi piรน che alla comunione, alla rivendicazione dei propri diritti. Tuttavia, quello che resta spesso sottaciuto รจ proprio questa visione dellโunitร del genere umano che รจ, al fine, โla missione storicaโ di Gesรน.
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LโApocalisse rappresenta il contrario di quello che accadde ai giudei di Antiochia di Pisidia; la predicazione ruppe i confini angusti di quelle persone religiose e si proiettรฒ verso il vasto mondo degli uomini. Il Vangelo allarga il cuore di ogni credente, perchรฉ scardina radicalmente la radice amara dellโindividualismo egoista e violento. Nel cuore di ogni singolo membro di quella โmoltitudineโ di cui parla lโApocalisse (ne fanno parte anche coloro che, senza saperlo, sono animati dallo spirito di Dio), si coglie il respiro universale che sorregge il cuore stesso del Buon Pastore. In questa domenica la Chiesa invita a pregare per i sacerdoti e per il loro compito pastorale. E una preghiera che ci coinvolge ben sapendo che tutti, ma loro in particolare, debbono vivere il respiro di quella caritร universale caratteristica del Vangelo cristiano.
Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia



