Nel cuore della cena lโannuncio del tradimento. Ci sorprende da una parte e ci consola dallโaltra il fatto di sapere che Gesรน quella sera si consegnava ad un gruppo di discepoli con le loro riconosciute debolezze e con i loro confessati tradimenti. Si consegnava pur sapendo che quelle mani non erano certo affidabili. Chi di noi lo avrebbe fatto? Noi non ci consegneremmo. Se non abbiamo la garanzia della affidabilitร piuttosto non ci esponiamo. Sta qui la vera esposizione dellโEucaristia. Noi ne abbiamo inventato unโaltra tra ceri e fiori sullโaltare, ma la vera esposizione รจ lโesporsi, il suo porsi fuori consegnandosi. Lui, il Signore, ridotto a una cosa. Cโรจ da domandarsi se anche noi non perpetuiamo questa manipolazione del sacramento lร dove viviamo dei riti ma non degli incontri.
Come si risponde a un Dio che si espone? Non certo con la diffidenza, non con la paura di rischiare o con la cautela.
โColui che haย intinto con me la mano nel piattoโ: intingere il boccone รจ, nella Bibbia, un segno di alleanza, di ospitalitร . ร un gesto che dice la volontร di comunione che anima il maestro persino di fronte a chi lo tradirร .
Il tradimento di Giuda รจ un tradimento annunciato. ร partito da molto lontano: un gesto cosรฌ non sโimprovvisa. Per Giuda Gesรน non รจ il Messia che egli si aspettava. Giร in Gv 6,70 lโevangelista mette sulle labbra di Gesรน queste parole: Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi รจ un diavolo! Cosโรจ che aveva fatto sรฌ che Giuda divenisse un divisore? Il fatto che Gesรน, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirรฒ di nuovo sulla montagna, tutto solo (Gv 6,15).
Giuda non concorda con Gesรน nel modo di vedere le cose e soprattutto nellโintervento da intraprendere. Il suo modo di intendere il Cristo era tanto distante da quel povero Cristo incamminato verso una croce.
Giuda, in questa vigilia del Triduo Santo, รจ per noi sprone a verificare le nostre aspettative nel permanere alla sequela del Signore Gesรน. Quante volte non concordiamo con il suo Vangelo! Quante volte vediamo scombussolati i nostri piani! Talvolta percepiamo il Signore quasi come un fastidio, un intralcio dal momento che non รจ catalogabile nei nostri schemi e progetti. Giuda voleva che il Cristo fosse โsuoโ. In fondo si perpetua continuamente lasciare il vero Dio a discorrere sul monte con Mosรจ e cosรฌ costruircene uno a valle a nostra misura. E non poche volte troviamo anche qualche Aronne disposto ad aiutarci in una simile impresa.
Questโoggi ci chiediamo: io chi seguo?
Non รจ che Giuda abbia preferito unโaltra strada: aveva scelto un altro modo di stare su quella medesima strada. La sua รจ una sorta di sequela parallela: non segue piรน il Signore, gli cammina accanto ma perseguendo suoi pensieri e miraggi. ร un cammino fatto insieme quanto a passi ma tanto distante nella mente e nel cuore. Giuda continua ad appartenere al gruppo ma dentro di lui non รจ piรน dei Dodici. Si professa come uno di loro senza appartenere piรน a loro.
Accanto a Gesรน con i passi ma non condivide i suoi gesti. Giuda non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e riconoscere chi รจ in realtร . Non รจ forse questa la nostra, la mia condizione? Continuiamo a dirci credenti, discepoli ma poco abbiamo del credente e del discepolo. Forse anche noi siamo discepoli (impariamo tante cose dal Maestro) ma non piรน seguaci (non pensiamo e non viviamo alla maniera del Maestro).
ร vero: ci vuole coraggio per scegliere il Signore ma ce ne vuole almeno altrettanto per discostarci da lui. E cosรฌ ci barcameniamo. E come Giuda finiamo per servirci persino dei gesti di amicizia senza caricarli piรน del loro significato. Giuda pone gesti di amicizia (mangia il boccone offerto dal Signore) ma si pone fuori da quellโamicizia.
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Quale significato io do ai gesti di comunione che pongo in atto?
AUTORE: don Antonio Savone
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