Questa domenica รจ chiamata laetare (domenica della letizia) dalla prima parola della Liturgia. La Chiesa invita a interrompere la severitร del tempo quaresimale. Il colore viola, segno proprio di un tempo di penitenza, cede il passo al rosa, per la letizia che viene donata oggi al nostro cuore, quasi a far pregustare la gioia della Pasqua. La serenitร che troviamo in questa Liturgia non nasce da noi, รจ un dono dallโalto; non promana dalla nostra onestร o da altre nostre qualitร , essa trova ragione nel fatto che qualcuno ci accoglie cosรฌ come siamo, senza neppure un previo esame.
Il Vangelo inizia notando che โsi avvicinavano a Gesรน tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: โCostui riceve i peccatori e mangia con loroโโ. Lโevangelista sembra sottolineare con soddisfazione questo strano pubblico che si accalca attorno a Gesรน. Per i farisei, invece, รจ segno di scandalo, perchรฉ la comunanza della mensa con i peccatori significava coinvolgimento nelle loro impuritร .
La loro accusa contro Gesรน, pertanto, non era di poco conto. Ma questa scena, chโรจ di scandalo per i benpensanti, per noi รจ Vangelo, โbuona notiziaโ. ร davvero una notizia lieta che Gesรน frequenti i peccatori. Del resto, la liturgia domenicale non รจ il convito di Gesรน con noi, peccatori? Non conversa egli con noi? Non ci dona da mangiare il suo pane e da bere il suo calice? Sรฌ, nella liturgia della domenica ogni volta si realizzano questi tre versetti del Vangelo di Luca. Sia ringraziato il Signore per questo dono grande e certamente non meritato! Solo chi si sente โa postoโ non capisce questa pagina evangelica e non riesce neppure a gustare la gioia che da essa promana. Solo chi non ha bisogno di essere accolto, perdonato e abbracciato ragiona allo stesso modo dei farisei e degli scribi. E a prima vista la loro grave accusa รจ piรน che ragionevole.
Come si difende Gesรน? Non parlando di sรฉ, ma del Padre. E narra la nota parabola detta del โfiglio prodigoโ (sarebbe meglio chiamarla del โpadre misericordiosoโ). Forse รจ tra le pagine evangeliche piรน sconvolgenti. Si apre con la richiesta del figlio piรน giovane di avere la sua parte di ereditร . Ottenutala, se ne va via di casa. La sua vita, inizialmente brillante e piena di soddisfazioni, รจ poi colpita dalla violenza della carestia e dallโ abbandono degli amici. Resta solo ed รจ costretto a fare il guardiano di maiali; lโunico modo per sopravvivere! Persino i maiali stanno meglio di lui: โAvrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene davaโ (v. 16), nota tristemente lโevangelista.
La vita di questo figlio รจ spezzata, come spezzati sono i suoi sentimenti. Quanto gli รจ amaro ricordare i giorni in cui stava a casa di suo padre! Ma รจ proprio lโamarezza della vita in cui รจ caduto a farlo rientrare in se stesso: โQuanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverรฒ e andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: โPadre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; trattami come uno dei tuoi garzoniโโ. Si alza dalla sua triste condizione e si incammina verso casa. Il padre sta in attesa. Lโevangelista sembra suggerire di vederlo.
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Possiamo immaginarcelo sul terrazzo di casa che guarda lontano, verso lโorizzonte, nella speranza di vedere il figlio tornare: quando il figlio โรจ ancora lontanoโ, il padre lo vede e โcommosso gli corre incontro, gli si getta al collo e lo baciaโ. Non sa ancora perchรฉ il figlio stia tornando, nรฉ conosce cosa gli dirร , ma non importa. Quel che conta รจ che sta tornando. Non gli permette di dire nulla e gli getta le braccia al collo. Il cuore del figlio si scioglie e cosรฌ pure la sua lingua. Pronuncia poche parole. Sembra che il padre neppure stia a sentirle e, dopo averlo rivestito con abiti nuovi, con i calzari ai piedi e con lโanello al dito, ordina di fare immediatamente una grande festa. Tutto in brevissimo tempo.
Sta tornando dai campi il figlio maggiore, tutto casa e lavoro potremmo dire. Ma appena apprende il motivo della festa, va su tutte le furie e non vuole entrare. Ancora una volta รจ il padre che esce. Va incontro al figlio e lo prega di comprendere la bellezza di quanto รจ accaduto e lo invita a entrare e a far festa anche lui. Quel figlio non solo non entra, addirittura ha parole dure verso il padre: โlo ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute รจ tornato, per lui hai ammazzato il vitello grassoโ.
Il padre risponde con dolcezza: โTu sei sempre con meโ, e con fermezza aggiunge: โBisogna far festaโ. Ha compreso che anche quel figlio รจ lontano, pur stando dentro casa. Pur essendo il figlio maggiore, non capisce il suo amore e il bisogno di affetto e di perdono che ha il fratello minore. Il padre รจ fermo con lui: non accetta che resti chiuso nella tristezza del suo egoismo; una fermezza che esprime un amore altrettanto grande, come quello che aveva mostrato per il figlio piรน giovane. In una societร avara nellโaccogliere i deboli, poco pronta a perdonare, questa parabola รจ davvero una buona notizia, un Vangelo.
Gli uomini hanno bisogno di un padre come questo, di una casa come questa, ove non solo si รจ accolti, ma anche abbracciati con gioia.
Per gentile concessione di mons. Paglia. – FONTE
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia



