Don Lucio D’Abbraccio
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Il Signore ha misericordia del suo popolo
Dopo averci presentato le tentazioni di Gesรน e la sua trasfigurazione, lโitinerario quaresimale, proposto dalla liturgia in questo anno C, รจ un invito a meditare sulla misericordia di Dio che in Gesรน Cristo sempre ci chiama a conversione, cioรจ a ritornare a Dio stesso con tutto il cuore, la mente e le forze.
Molte volte il dolore, le sofferenze, ci fanno giungere alla conclusione che Dio non cโรจ; mentre altre volte diciamo che Dio non รจ misericordioso perchรฉ si รจ dimenticato di noi! Queste nostre conclusioni sono errate perchรฉ ยซuna vita senza dolore รจ come se uno dicesse che vive senza respirareยป. Possiamo vivere senza respirare? No! Dunque non possiamo pretendere di vivere senza sofferenza. Durante il nostro pellegrinaggio terreno vi sono momenti di gioia e, purtroppo, momenti tristi! Noi spesso attribuiamo a Dio cose che invece vengono dallโuomo e dalle cattive scelte dellโuomo; noi scarichiamo su Dio responsabilitร che Dio non ha e non puรฒ avere. Se una persona decide di drogarsi, non รจ colpa di Dio; se una persona ha un male incurabile, non รจ colpa di Dio ma dellโuomo che sta rovinando questo mondo che il Signore ha creato! Le calamitร naturali e le epidemie non vengono da Dio! Sorgono spontanee delle domande: ma Dio davanti a un mondo cosรฌ malridotto, cosa fa? Ha ancora una speranza da offrirci?
Ai nostri interrogativi viene in aiuto la prima lettura. Leggendo il racconto della chiamata e della missione di Mosรจ rimaniamo meravigliati. Mosรจ sta vivendo una vita tranquilla, ma certamente non ha dimenticato il suo popolo, schiavo e oppresso in Egitto. La manifestazione del Signore nel roveto ardente sconvolge la sua tranquillitร e tutti i suoi progetti. SullโOreb, monte di Dio, lโOnnipotente si fa conoscere a Mosรจ e a lui rivela il suo nome:ย Jahvรจ, che significa: ยซIo sono colui che sonoยป. Il verboย essereย in ebraico significa: ยซessere presente, essere attivo, essere accanto per aiutareยป. A volte ci creiamo delle immagini di Dio che non sono lโespressione del volto vero di Dio. Dio non รจ un idolo. Il Dio che noi dobbiamo cercare รจ il Dio che ode il grido degli oppressi, conosce le loro sofferenze e si schiera dalla loro parte. Il Dio che ci parla dal roveto, cioรจ dallโEucaristia, non รจ un Dio estraneo, lontano, ma vicino; รจ il Dio con noi, il Dio che ci ama, il Dio che ha misericordia del suo popolo. Mosรจ, inizialmente, a causa della sua fragilitร umana, รจ riluttante nellโaccettare la missione che lโOnnipotente gli affida, perรฒ, ha fede nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e obbedisce allโinvito del Signore di liberare il suo popolo dalla schiavitรน egiziana.
Dalla storia di Israele lโapostolo delle genti trae una lezione per i cristiani. Nella seconda lettura, infatti, Paolo parla del comportamento degli israeliti nella loro peregrinazione attraverso il deserto. Ciรฒ significa che non basta essere battezzati, partecipare allโeucaristia, fare qualche preghiera o qualche elemosina, per sentirci a posto davanti al Signore. Se la nostra mente, la nostra vita, il nostro cuore non sono orientati al Signore, a nulla serve ciรฒ che facciamo.
Ebbene, tutti siamo invitati a convertirci e soprattutto ad avere fede nella misericordia di Dio.
Lโevangelista Luca narra che Gesรน sta andando verso Gerusalemme incontro alla sua passione. Attorno a lui cresce anche lโattesa che si riveli come Messia e tanti si aspettano che prenda in mano le sorti di Israele per restaurare il regno di Davide e cacciare gli odiati romani. Alcuni, probabilmente, vogliono sondare le reazioni del Signore, quando si presentano a riferirgli che Pilato ha fatto uccidere dei Galilei durante la celebrazione di sacrifici nel tempio. Forse volevano vederlo indignato contro Pilato e desideroso di punire questa ulteriore offesa contro la religione di Israele. Ma Gesรน non si lascia coinvolgere; coglie invece lโoccasione per offrire due insegnamenti.
Il primo รจ di tipo teologico e riguarda il legame tra peccato e punizione: le tragedie che capitano nella vita non sono un castigo di Dio per i peccati, altrimenti tutti le subirebbero; invece vediamo che ciรฒ non avviene, anzi molte volte i malvagi prosperano indisturbati, mentre i giusti soffrono in mille modi. Gesรน, a conferma di ciรฒ, aggiunge un altro episodio: il crollo della torre di Sรฌloe che ha ucciso diciotto persone innocenti.
Il secondo insegnamento, invece, รจ molto pratico e riguarda ogni persona che viene a conoscenza di tragedie toccate ad altri. La domanda da porsi, dunque, รจ: ยซe se fosse successo a me?ยป Una disgrazia, quindi, non รจ segno di castigo divino. Pensiamo ad una persona che muore giovane. Non รจ certamente una persona punita da Dio: moltissimi santi sono morti giovani! Le parole di Gesรน ยซse non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modoยป stanno a significare che il Signore si preoccupa della salvezza e non della salute. Il Signore, dunque, ci esorta a convertirci e cambiare mentalitร e modo di vivere.
Luca, a questo punto, preoccupato che qualcuno si spaventi e pensi che Dio stia in agguato per punire, utilizza la parabola del fico o della misericordia di Dio. Il Padre ha tanta pazienza nellโattendere che noi suoi figli portiamo frutti buoni nella nostra vita, ma il tempo รจ limitato (i tre anni della parabola). Quando si avvicina il tempo del giudizio, il Figlio (il vignaiolo) chiede ancora pazienza al Padre e fa di tutto (attraverso i suoi insegnamenti) perchรฉ noi comprendiamo il suo amore e ci impegniamo a vivere da veri figli di Dio. Chi non vorrร capire ancora e non si convertirร corre il rischio di essere ยซtagliatoยป.
Il dolore, pertanto, non va pensato come punizione che viene da Dio, ma va visto come un richiamo ad affrettare il tempo della nostra conversione a Dio, per essere salvi nellโeternitร .
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Accogliamo lโinvito di Dio, che รจ misericordioso e paziente, a cambiare e a convertire il nostro cuore sinceramente. Ogni giorno il cristiano dovrebbe dire: ยซOggi ricomincio, oggi posso ricominciare, senza mai porre limiti alla misericordia di Dioยป.






