Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 1 Febbraio 2022

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Forme della sofferenza e forme della fede

Due vicende di sofferenza incrociano i passi del rabbi di Nazaret: quella di una bambina di dodici anni in punto di morte, presentata a Gesรน da suo padre, โ€œuno dei capi della sinagoga di nome Giairoโ€ (v. 22), e quella di una donna che โ€œsoffre di perdite di sangue da dodici anniโ€, che si avvicina a Gesรน di soppiatto e ne tocca il mantello (v. 25).

Due storie molto diverse che sโ€™intrecciano e sโ€™incastonano una nellโ€™altra, in una narrazione che inizia con la fanciulla, prosegue con la donna, quindi torna ancora alla fanciulla. E poi cโ€™รจ quel numero dodici che ricorre, non troppo casualmente, nelle due storie, che non puรฒ non sorprendere, se non altro per lโ€™importanza che il narratore gli accorda, annotandolo. Un modo per dire che la sofferenza ha volti diversi, che inevitabilmente sโ€™incrociano, rammentandoci che comune รจ la nostra esperienza di ferita e fragilitร .

Cโ€™รจ poi un altro particolare che assimila le due storie, ed รจ quello della fede, che lโ€™evangelista presenta come lโ€™unica via per la quale il Maestro entra in quelle due vicende per immettervi la sua forza di guarigione. รˆ la fede che Gesรน riconosce nella donna che ha osato toccarlo: โ€œFiglia, la tua fede ti ha salvataโ€ (v. 34). รˆ la fede in cui chiede a Giairo di perseverare, quando si sente dire che sua figlia รจ morta e che รจ ormai inutile continuare a importunare il Maestro: โ€œNon temere, soltanto abbi fede!โ€ (v. 36).

Una e molteplice รจ la sofferenza che avvilisce la vita di noi esseri umani, e che questa scena di storie incrociate vorrebbe indurci a considerare. Quel molteplice ci ricorda che non esiste solo la โ€œmiaโ€ sofferenza. Quellโ€™una, sta a indicare la solidarietร  che lโ€™umano soffrire dovrebbe indurci a considerare. Dodici anni di vita ora minacciata dalla morte o dodici anni di sofferenza che non sembra voler dare treguaโ€ฆ Storie diverse, che pure stringono in una solidarietร  che, se riconosciuta, diventa essa stessa via di guarigione.

Perchรฉ fa bene accorgersi che la sofferenza non รจ nostro monopolio esclusivo, e che la nostra non vale piรน di quella dellโ€™altro. Per guarire, come in questa pagina evangelica, รจ necessario che le storie sโ€™intreccino, che le fragilitร  si riconoscano.

Cโ€™รจ poi la fede che accomuna queste due storie e che rende possibile la guarigione. Una fede che anchโ€™essa, come la sofferenza, si esprime in forme diverse. Cโ€™รจ la fede della donna che, ormai esasperata dai tanti tentativi falliti (v. 26), osa lโ€™inaudito: lei, considerata impura per le perdite di sangue, osa toccare il rabbi, senza calcolare troppo le conseguenze. La sua fede รจ un grido e un tentativo estremo. E poi cโ€™รจ la fede di Giairo, che chiede non per sรฉ ma per la sua bambina, che va fiducioso da Gesรน, ma che poi, davanti al precipitare degli eventi, vacilla e ha bisogno di essere incoraggiato.

Una fede che qui non viene da chi รจ nel bisogno, perchรฉ chi ha bisogno a volte non ha neppure la forza di chiedere la guarigione. Viene invece da chi vede e sente anche sua quella sofferenza, mostrando come la fede agisce anche grazie alla solidarietร  di una umanitร  che si fa carico del tutto.

Varie sono dunque le forme della sofferenza, che implorano guarigione, ma non troppo distanti da poter evitare di intrecciarsi. Varie sono le forme della fede, a volte anche maldestre, ma non troppo diverse tra loro, perchรฉ unico รจ il desiderio di vita che abita ogni essere umano.

fratel Sabino


Fonte

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