Lungo il cammino
La pericope evangelica di questa domenica รจ tratta dalla sezione centrale del vangelo secondo Marco (Mc 8,27-9,13) e comprende anzitutto un dialogo tra Gesรน e i suoi discepoli sullโidentitร di Gesรน stesso, che culmina nella confessione di Pietro (Mc 8,27-30). Quindi troviamo un insegnamento di Gesรน centrato sullโannuncio della sua passione, morte e resurrezione. Anche qui emerge la figura di Pietro ma in maniera negativa, come colui che si oppone a quanto rivelato da Gesรน riguardo al suo destino di sofferenza (Mc 8,31-33). Infine abbiamo le parole di Gesรน ai discepoli e alla folla circa le esigenze radicali della sequela (Mc 8,34-35).
Da Betsaida (Mc 8,22), sulla riva del Lago di Tiberiade, Gesรน, insieme con i suoi discepoli, si sposta verso nord, nella zona di Cesarea di Filippo (Mc 8,27). E โlungo il camminoโ (en tรช odรด: cf. Mc 9,33-34; 10,32.52) Gesรน poneva ai discepoli questa domanda: โLa gente, chi dice che io sia?โ (Mc 8,27). Se piรน spesso รจ Gesรน a essere interrogato dai discepoli (cf. Mc 4,10; 7,17; 9,11.28; 10,10; 13,3), qui รจ lui stesso che interroga i discepoli ponendo loro una domanda decisiva che concerne la sua identitร . Attraverso la pagina evangelica la domanda raggiunge il lettore che si trova a sua volta interpellato. ร interessante che la domanda venga posta โlungo il camminoโ. ร cammin facendo, รจ nel concreto e quotidiano seguire Gesรน che si chiarisce al discepolo lโidentitร di Gesรน stesso. Lโautentica confessione di Gesรน avviene esistenzialmente. Lโidentitร di colui che viene confessato, attrae e coinvolge lโidentitร di colui che la confessa: รจ nella sua vita che il cristiano confessa il Cristo. Ovvero: mentre diciamo che siamocristiani รจ importante aver coscienza che dobbiamo ancora diventare cristiani. Lโobbedienza alla volontร di Dio si manifesta nel corpo e nelle relazioni, nellโesistenza e nella morte. Fino alla morte. ร lโinsegnamento dellโanziano vescovo di Antiochia, Ignazio, che, avviandosi al martirio, scrive ai cristiani di Roma: โOra incomincio a essere discepoloโ (Ai Romani V,3). La domanda posta da Gesรน ai discepoli suggerisce anche al lettore e al credente di oggi che Gesรน ci raggiunge come domanda. Ed รจ bene che per noi Gesรน rimanga sempre anche una domanda, e non diventi mai solamente una risposta. Perchรฉ altrimenti si spegne il dialogo e noi ci chiudiamo nel monologo facendoci signori del Signore. Il Signore che chiama รจ anche il Signore che domanda e la vocazione รจ sempre anche una domanda, cioรจ unโofferta di amore: rispondere alla vocazione significa restare aperti allโamore e alle nuove domande che il Signore diverrร per noi durante il cammino della nostra vita. La risposta, anche di fede, deve lasciare aperta la possibilitร di altre domande, altrimenti uccide il mistero e spegne lโamore. Anzi, proprio le risposte, le confessioni, i pensieri, i ragionamenti, insomma le nostre parole, rischiano di diventare un ostacolo alla sequela, di costituire la nostra difesa di fronte allโappello alla vita che il Signore ci rivolge. Spesso le nostre risposte nullโaltro sono se non difese contro la domanda.
I discepoli rispondono a Gesรน riferendo le opinioni della gente, opinioni che coincidono esattamente con quelle riferite in Mc 6,14-15. Si tratta di risposte che suonano deludenti per il lettore che sa che Gesรน รจ โpiรน forteโ di Giovanni e che Gesรน battezzerร in Spirito santo a differenza di Giovanni che battezza in acqua (Mc 1,7-8). Quanto a Elia, Marco lโha giร identificato con Giovanni Battista allโinizio del vangelo (Mc1,1-8) e lo ribadirร esplicitamente piรน avanti (9,9-13). Infine, se Gesรน รจ certamente un profeta (Mc 6,4), tuttavia non lo รจ come un qualsiasi altro profeta. Egli รจ il profeta escatologico annunciato da Mosรจ in Dt 18,15.18. Ma Gesรน, quasi mettendo in atto un procedimento iniziatico, incalza i discepoli, li mette allโangolo, specificando che loro stessi sono i destinatari della sua domanda: โMa voi, chi dite che io sia?โ (Mc 8,29). Dalla genericitร delle opinioni della gente la prospettiva si restringe a ciรฒ che sentono e pensano i discepoli. Ovviamente, con i discepoli, anche il lettore del vangelo viene sollecitato a una risposta personale.
A questo punto รจ Pietro a prendere la parola e a rispondere a Gesรน affermando: โTu sei il Cristoโ (Mc 8,29). Pietro riconosce in Gesรน lโinviato escatologico di Dio. Lโordine di tacere che Gesรน impone a tutti i discepoli (Mc 8,30) conferma la bontร di questa confessione di fede. Analoga annotazione troviamo in Mt 16,20: โAllora (Gesรน) ordinรฒ ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristoโ. Il silenzio imposto sulla sua identitร messianica si puรฒ spiegare con ragioni prudenziali, vista la carica politica e nazionalistica di cui la figura messianica era carica. Si tratta di una figura che era compresa in maniere diversificate e Gesรน stesso applicherร al Messia dei tratti che correggeranno, completandola, la visione di Pietro. Inoltre, lโordine di silenzio e di non diffondere tra la gente la pur retta confessione messianica corrisponde a un tratto dellโagire e del sentire di Gesรน, il quale non cerca consensi, non fa propaganda positiva di se stesso, non cerca di diffondere unโimmagine vincente e forte di sรฉ, non segue i propri successi nรฉ se ne serve per affermarsi. Se il discepolo realizza la piena conoscenza messianica di Gesรน solo camminando dietro a lui fino alla croce, cosรฌ Gesรน stesso manifesta la sua messianicitร nella sua pienezza rivelativa e salvifica quando si trova sulla croce.
Non a caso Gesรน, a questo punto, insegna ai discepoli che nel suo futuro vi รจ sofferenza, morte violenta e resurrezione (Mc 8,31). Questa dimensione va integrata nella figura messianica che lui vive e realizza. Marco, e solo lui tra i sinottici, annota che Gesรน โfaceva questo discorso apertamenteโ (Mc 8,32). Letteralmente: โDiceva la parola con parresรญaโ, non in maniera enigmatica, non in disparte o in segreto, ma con crudo realismo. La realtร va guardata in faccia per poter affrontare il cammino di sequela fino alla fine. E quando Gesรน dice che il Figlio dellโuomo โdeveโ soffrire, non fa che rivelare la sua obbedienza. Questo โdovereโ non rinvia a unโimposizione dallโalto, a una volontร crudele di Dio e neppure a uno spargimento di sangue teso a soddisfare lโira di un Dio incollerito con gli uomini peccatori. Quel โdovereโ sgorga dallโincontro della libertร di Gesรน con le esigenze della Scrittura, cioรจ della volontร di Dio espressa nella Scrittura (โSta scritto che il Figlio dellโuomo deve soffrire molto ed essere disprezzatoโ: Mc 9,12). Da lรฌ scaturisce il cammino messianico di Gesรน. Cammino che lo porta a vivere gli eventi della passione e morte nella fedeltร a Dio, nellโamore e nella libertร . Invece che suscitare immagini perverse di Dio, quel โdovereโ indica lo scandalo di un Dio che ha scelto di farsi conoscere agli uomini sulla croce (cf. Mc 15,39), luogo simbolico che raggiunge ogni uomo negli inferi esistenziali in cui puรฒ precipitare. E dunque paradossale luogo della salvezza universale.
Questo annuncio suscita la reazione di rifiuto da parte di Pietro che rimprovera Gesรน prendendolo a parte. Di contro, Gesรน rimprovera a sua volta Pietro con le dure parole: โVaโ dietro a me, Satana! Perchรฉ tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uominiโ (Mc 8,33). E aggiunge che il suo cammino doloroso dovrร essere seguito anche dal discepolo. Il cammino di Gesรน diviene anche lo scandaloso cammino che il discepolo deve seguire: โSe qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchรฉ chi vuol salvare la propria vita, la perderร ; ma chi perderร la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverร โ (Mc 8,34). Il discepolo, dice Gesรน con linguaggio forense, rinneghi se stesso, cioรจ ricusi la difesa, rinunci allโarringa difensiva, a spendere le proprie energie nel controbattere le accuse nel tentativo di salvarsi. Lโespressione โprendere la propria croceโ si riferisce al momento in cui il condannato alla crocifissione si carica sulle spalle la trave trasversale della croce per compiere lโorribile itinerario tra la massa urlante che lo accompagna con ingiurie e imprecazioni. โChiunque mi segue, dice Gesรน, deve rischiare una vita altrettanto difficile quanto la via crucis di un condannato in cammino verso il patiboloโ (Joachim Jeremias). Si tratta di rinunciare allโidolatria di sรฉ, di uscire dai meccanismi di autogiustificazione e di abbandonarsi totalmente al Signore in una follia in cui risiede il segreto della libertร del discepolo del Signore. Anche Gesรน nel processo non si difenderร , sulla croce non salverร se stesso, non darร risposte ma entrerร nel silenzio offrendo se stesso a un Dio silenzioso a cui si rivolgerร con una domanda: โPerchรฉ mi hai abbandonato?โ. Anche il cammino di Gesรน diventa un perdere la propria vita e un essere spogliato di risposte da dare e da dire. Resta solo la risposta che egli รจ, esistenzialmente, e che vive nella carne. E anche per noi, quando gli appoggi e le sicurezze umane vengono meno, quando il cammino che percorriamo diviene indecifrabile, allora lโatteggiamento evangelico del perdere la vita diventa essenziale per proseguire il cammino. E per divenire noi stessi, nella nostra carne, fino in fondo, fino alla morte, eco della domanda che il Signore pone a ogni uomo: โChi dite che io sia?. Questa la martyrรญa, questa la risposta che siamo chiamati a dare alla domanda di Gesรน.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



