Allโaltezza della libertร
Lโodierna pagina evangelica presenta la reazione di โmolti discepoliโ (cf. Gv 6,60) al discorso che Gesรน ha appena concluso nella sinagoga di Cafarnao. Si tratta del discorso in cui Gesรน si รจ rivelato pane di vita disceso dal cielo che deve essere mangiato perchรฉ i credenti abbiano in se stessi la vita. Questa rivelazione provoca una reazione di paura e di sgomento che induce molti che seguivano Gesรน a non andare piรน con lui (Gv 6,66). Al cuore di questa pericope vi รจ il tema della fede, espresso con il verbo โcredereโ (vv. 64.69), ma evocato anche con i verbi โascoltareโ (v. 60), โvedereโ (v. 62), โvenire a meโ (v. 65), โconoscereโ (v. 69). I discepoli reagiscono allโintero discorso di Gesรน giudicandolo โduroโ, ovvero, non semplicemente ostico e difficile da comprendere, ma inaccettabile, irricevibile. Viene denunciata lโassurditร delle affermazioni di Gesรน. Un simile messaggio รจ inascoltabile: โQuesta parola รจ dura! Chi puรฒ ascoltarla?โ (Gv 6,60).
Questa reazione non va giudicata, stigmatizzata e cosรฌ rimossa, ma va accolta e ascoltata dal credente che legge oggi il vangelo, perchรฉ rivela una dimensione di scandalo costitutiva della fede cristiana e ineliminabile dal messaggio evangelico. Tale dimensione รจ inaggirabile. Vi รจ una โincredibilitร โ dellโannuncio cristiano (โChi crederร al nostro annuncio?โ: Is 53,1). Vi รจ un โimpossibileโ della fede cristiana (โchi puรฒ ascoltarla?โ: Gv 6,60). Gesรน lo dice chiaramente altrove: โImpossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchรฉ tutto รจ possibile a Dioโ (Mc 10,27). Nel passo giovanneo questa impossibilitร รจ espressa con il riferimento alla carne: โLa carne non giova a nullaโ (Gv 6,63). Vi รจ una impossibilitร della โcarneโ a generare salvezza e pienezza di vita: la condizione precaria e fragile dellโuomo non รจ un ostacolo alla salvezza, ma solo se si apre al dono di Dio. Diventa invece ostacolo se si assolutizza, si chiude in sรฉ e si fonda sulla propria forza. Il che equivale a chiudersi nellโillusione, nella menzogna, nellโautoinganno. Lโapertura al dono di Dio รจ disposizione ad accogliere il dono dallโalto, lo Spirito santo vivificante (cf. Gv 3,3-13). Ma se solo lo Spirito dร la vita, per accogliere lโazione trasformante dello Spirito occorre quella rinascita dallโalto che giร aveva scandalizzato Nicodemo: โCome puรฒ accadere questo?โ (Gv 3,9).
La reazione dei discepoli alle parole di Gesรน si esprime come mormorazione (Gv 6,61). E cosรฌ essi si trovano nella stessa posizione spirituale dei โGiudeiโ che avevano contestato Gesรน mormorando contro di lui (Gv 6,41.43). Ora, poichรฉ il termine โGiudeiโ in Giovanni designa solitamente chi si oppone a Gesรน, i suoi avversari, il testo qui indica che anche i discepoli possono divenire avversari di Gesรน, opporsi, coscientemente o meno, alla sua missione, e uscire dallo spazio dellโadesione e della fede. Gesรน dunque rileva lo scandalo subito dai suoi discepoli (Gv 6,61) e pone provocatoriamente una domanda: se vi scandalizza lโannuncio del Cristo che รจ il pane disceso dal cielo, che cosa vi avverrร se doveste vedere il Figlio dellโuomo salire lร dove era prima? La domanda sembra suggerire: il vostro scandalo aumenterebbe o si placherebbe? La risposta รจ implicita nelle parole che Gesรน pronuncia subito dopo: โร lo Spirito che dร la vita, la carne non giova a nullaโ (Gv 6,63).
E lo Spirito sarร il dono che il Figlio dellโuomo disceso dal cielo e innalzato da terra, salito al cielo, ritornato al Padre, darร . Non la carne, ma lo Spirito consente di superare lo scandalo. Si ripropone con i discepoli la problematica che Gesรน ha affrontato con Nicodemo quando gli ha detto: โSe vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerรฒ di cose del cielo? Nessuno รจ mai salito al cielo, se non colui che รจ disceso dal cielo, il Figlio dellโuomoโ (Gv 3,12-13). E lโaccoglienza del dono di Dio inizia giร ora con lโoperazione spirituale basilare ed essenziale che รจ lโascolto delle parole di Gesรน. Infatti, dice Gesรน: โLe parole che io vi ho detto sono spirito e vitaโ (Gv 6,63). Questo passo costituisce lโunica volta in cui Giovanni identifica la parola di Gesรน con lo Spirito.
Lโunitร inscindibile di parola e spirito emerge dallโosservazione elementare che il soffio, lโalito che esce dalla bocca โportaโ le parole, le sostiene e le accompagna. E se la vita รจ relazione, ecco che lโatto di ascolto e di parola รจ decisivo per vivere e far vivere. Ecco dunque che โparola, spirito e vitaโ sono realtร reciprocamente interconnesse e interagenti. Lโascolto รจ lโatto imprescindibile dellโaccoglienza di una comunicazione, รจ lโinizio della fede, ma anche della relazione e dellโamore. Con lโascolto, la vita dellโaltro e il suo spirito, e non solo la sua parola, entrano in me, vivono in me, mi fanno vivere e si trasmettono a quanti io incontro. Ma se lโascolto รจ inizio della fede, Gesรน rivela che tra coloro che lo seguono, tra i suoi discepoli, vi sono alcuni che, in veritร , non credono. Il mormoratore non ha fiducia e Gesรน mostra di conoscere che anche tra chi si dice suo discepolo vi รจ chi non crede e perfino vi รจ chi lo tradirร . E il v. 65 intende significare che cโรจ la possibilitร di rifiutare il dono della fede. Le parole di Gesรน provocano come reazione immediata lโallontanamento di molti suoi discepoli: โDa quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano piรน con luiโ (Gv 6,66).
Non abbiamo qui soltanto il resoconto di ciรฒ che avvenne un tempo a dei seguaci di Gesรน, ma la rivelazione di ciรฒ che avviene ancora oggi nellโavventura rischiosa della vita cristiana. ร cammin facendo che si scoprono le asperitร e le difficoltร della sequela e della vocazione. La parola accolta un tempo, e che sembrava dischiudere un futuro di bellezza, di senso e di gioia, diviene una parola sconcertante, incomprensibile, dura (โquesta parola รจ duraโ: Gv 6,60). Si fa allora strada la tentazione della de-vocazione, dellโabbandono, dellโapostasia, del voltarsi indietro. Siamo di fronte allโenigma dellโabbandono, della rottura di una fedeltร , alla smentita di una promessa. E lโunica lezione da trarre non รจ certo il giudicare, ma il sapere che nessuno รจ garantito. Si puรฒ perdere la fede. La logica della scelta fatta un tempo รจ che, per mantenersi fedeli a essa, occorre ogni giorno rinnovare il proprio sรฌ, la propria adesione e il proprio ringraziamento per la vita accolta e poi scelta. E rinnovarlo nelle differenti condizioni storiche ed esistenziali che si sono venute a creare.
Rinnovare il sรฌ in maniera creativa, non certo passiva e immobilistica. Vi รจ qui una sfida posta ai cristiani: la credibilitร della loro confessione di fede risiede anche nella loro capacitร di declinare oggi realtร come perseveranza, fedeltร , definitivitร di una scelta senza farla divenire immobilismo, paralisi, incapacitร di movimento. Ma lโenigma non riguarda soltanto lโabbandono, ma il rimanere. E Gesรน, con le sue parole, lo rivela subito e, rivolgendosi ai Dodici, dice loro: โVolete andarvene anche voi?โ (Gv 6,67). Ovvero, perchรฉ, se alcuni se ne vanno, altri rimangono? Perchรฉ continuare a credere? Perchรฉ proseguire la sequela? Perchรฉ rimanere nella fede? ร importante la domanda posta da Gesรน: essa dice che la vita cristiana ha senso solo come atto di libertร , che non รจ una strada a senso unico, una strada obbligata, ma che vi sono alternative, che vi รจ la possibilitร di un no. Restare nella sequela e perseverare nella fede richiede di essere allโaltezza della libertร a cui il Signore ci chiama.
Il brano evangelico presenta un momento di crisi della comunitร di Gesรน. Le crisi nella vita personale come nella chiesa e nella comunitร cristiana sono dolorose, ma possono essere salutari perchรฉ passano al setaccio, vagliano, chiedono un adattamento a situazioni nuove, dunque sono possibili occasione di rinnovamento. Certo, nella crisi si fa strada la tentazione dellโazzeramento del proprio passato: โHo sbagliato tuttoโ, โMi ero illusoโ, โNon ce la faccio piรนโ, โPer me รจ impossibileโ. E ancora: โChe senso ha?โ, โChi me lo fa fare?โ, โNe vale la pena?โ. Queste sono le parole e le domande che vengono al nostro spirito in quei momenti. E allora รจ importante ricordare la risposta di Pietro (Gv 6,68-69) alla provocatoria domanda di Gesรน. A nome dei Dodici, Pietro risponde affermando che essi appartengono a Gesรน quale Signore delle loro vite (โSignore, da chi andremo?โ); confessando che da lui essi hanno ricevuto e ricevono vita (โTu hai parole di vita eternaโ); ricordando lโatto di fede fatto un tempo e lโesperienza esistenziale che ha corroborato la loro fede (โNoi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dioโ).
Dalla vertigine della possibilitร dellโabbandono, dallโillusione della libertร come sconfinamento, si passa allo sprofondamento nellโessenziale, in una fede sempre piรน nuda, spoglia, povera, centrata solamente sulla relazione con il Signore e le sue parole che sono spirito e vita. Nella vita cristiana si ascende scendendo, ci si eleva abbassandosi, ci si arricchisce impoverendosi, si cresce diminuendo. Unica condizione imprescindibile: la libertร . Sรฌ, viene un momento per il credente in cui la fede chiede una rinascita, ma questo passa attraverso una morte, un affidamento radicale che รจ un perdersi, uno smarrirsi. Spesso sono i momenti di crisi che svolgono questa funzione di appello: allora si tratta di comprendere che โรจ lo Spirito che dร la vita e la carne non giova a nullaโ (Gv 6,63) e di ricominciare, sempre piรน spogli, ma anche sempre piรน semplici e unificati, ad ascoltare la Parola e ad affidarsi allo Spirito del Signore.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose



