Uno sguardo che chiama a sรฉ
Il testo evangelico della festa dellโAssunzione di Maria, tratto dal terzo vangelo, รจ costituito dal racconto della visitazione (Lc 1,39-45) e dal testo del Magnificat (Lc 1,46-56). Questa festa celebra il โtransitoโ di Maria (questo il senso e uno dei nomi della festa odierna nella tradizione) presso Dio, mostrando Maria stessa che celebra il transito, il passaggio di Dio nella sua esistenza.
Modellando, mediante una serie di puntuali riprese letterarie, il racconto della visitazione sullโepisodio del trasporto dellโarca dellโalleanza da parte di David (2Sam 6), Luca ha inteso configurare teologicamente Maria come arca dellโalleanza (foederis arca), come luogo della presenza di Dio, come sito individuabile del Dio con noi. Il passaggio di Maria, come giร quello dellโarca, suscita gioia e diviene fonte di benedizione.
Nel suo viaggio verso Elisabetta, Maria porta il Cristo e, insieme con lui, porta lo Spirito. Luca suggerisce, nel denso incontro delle due donne incinte, il senso di ogni incontro tra cristiani: il rinnovarsi della pentecoste, della discesa dello Spirito, un evento di grazia in cui ciascuno riconosce lโaltro nel mistero della sua vocazione e del dono ricevuto da Dio. Un abbraccio che accoglie e dona, riconosce e comunica, senza gelosie e rivalitร . La maternitร di Maria, di cui la giovane donna di Nazaret ha appena ricevuto lโannuncio (cf. Lc 1,26-38), si declina subito, in lei che si reca da Elisabetta, come sororitร . La sterile e la vergine si abbracciano nello stupore del Dio che puรฒ operare ciรฒ che รจ impossibile alla creatura umana. Lโincontro diviene eucaristia. Lโiconografia che mostra lโabbraccio delle due donne, presenta a volte un accostarsi dei volti tale che lโincontro occhio contro occhio diventa fusione in un unico occhio. Unico รจ lo sguardo con cui le due si vedono e a cui partecipano: lo sguardo di Dio che ha visto la condizione di sterilitร dellโuna e di piccolezza dellโaltra.
Maria รจ proclamata โbeataโ da Elisabetta in quanto credente, donna di fede: ha creduto, contro ogni evidenza, al compimento della parola di Dio. โBeata colei che creduto che vi sarebbe stato un compimento alle parole dette a lei dal Signoreโ (Lc 1,45). La sua feconditร รจ spirituale prima che fisica: con la fede e lโascolto obbediente e accogliente della parola di Dio, Maria ha fatto spazio in sรฉ al Figlio di Dio. Si รจ fatta spazio di accoglienza e di dimora del Signore. La fede di Maria รจ un atto preciso, storico, e personalissimo. Non รจ unโadesione a generici valori, ma ferma convinzione che la parola che il Signore ha pronunciato riguardo a lei diventerร storia, realtร , la sua storia personale e la sua realtร personale. O meglio, che รจ giร sua realtร e sua storia che plasma il suo corpo e la sua psiche, guida i suoi atti, muove i suoi passi, ispira i suoi pensieri. La fede rende operante lโefficacia della Parola grazie alla disponibilitร allโapertura e al cambiamento del credente. Maria รจ giร madre, e come tale รจ salutata da Elisabetta. ร madre a partire dalla sua accoglienza della Parola del Signore. Se la preghiera efficace crede che ciรฒ che domanda รจ giร stato ottenuto (cf. Mc 11,24), la fede manifesta la sua efficacia e la sua potenza nella convinzione che ciรฒ che il Signore dice รจ realtร , anche se si scontra con ogni razionale evidenza, come nel caso della vergine a cui รจ promesso di concepire senza conoscere uomo.
Di fronte alle parole di Elisabetta, Maria pronuncia le parole del Magnificat, parole che distolgono lโattenzione da lei e la fanno volgere totalmente al Signore. Non lei ha fatto nulla, ma il Signore ha fatto tutto: questo, il significato basilare del Magnificat. Questo inno, infatti, celebra il Dio che in Maria ha fatto tutto. La vicenda di Maria ha Dio come soggetto. E Maria canta il Dio Salvatore (cf. Lc 1,47), sia come โsuoโ personale salvatore, sia come salvatore del suo popolo. ร il Dio che salva le storie umane e personali e il Dio della storia di salvezza. La preghiera di Maria tiene insieme quelle due dimensioni, comunitaria e personale, che spesso noi separiamo: il piano storico, sociale, politico, comunitario della lode di Maria รจ naturalmente connesso al piano personale e interiore.
Lโazione di Dio nei suoi confronti รจ espressa da Maria come sguardo: โIl Signore ha guardato la piccolezza, lโumile condizione della sua servaโ (Lc 1,48). Sguardo che, secondo la Scrittura รจ allโinizio di ogni vocazione e di ogni amore (di fronte allโuomo ricco, Gesรน โlo guardรฒ e lo amรฒโ: Mc 10,21), ma che richiede unโadesione, un sรฌ (se in Maria quello sguardo รจ inizio di una storia, nel caso dellโuomo ricco ne รจ giร anche la fine). Maria si sa vista nella sua piccolezza, nella sua povertร , non certo nei suoi titoli di merito o di eventuale grandezza. Chi si sa visto nella propria piccolezza, quale che sia il nome preciso che questa ha, deve forzatamente anchโegli vederla e assumerla. Lo sguardo dโamore dellโaltro mi consente di accogliere in me la mia piccolezza non come ostacolo ma come occasione di grazia, come ricchezza. Vedere la propria miseria รจ il passaggio necessario per vedere e confessare Dio e la sua azione. Il peccato non รจ la piccolezza o la debolezza o lโimpotenza, ma il misconoscimento della debolezza, della piccolezza e della miseria umana.
Tutto il Magnificat sgorga da questa inebriante โscopertaโ di Maria: lo sguardo di Dio su di lei. ร come se Maria dicesse, preda dello stupore: il Signore mi ha guardata, mi ha vista. Dio non รจ solo colui che parla e chiede ascolto, ma anche colui che vede e chiede allโuomo la capacitร di lasciarsi vedere. La fede รจ anche coscienza di essere visto, certo, non dello sguardo malevolo e spione, non dello sguardo indagatore e intrusivo, non dello sguardo possessivo e abusante, ma dello sguardo mite e benevolo che dice di sรฌ a colui che vede. Uno sguardo che รจ unโofferta e un appello. Uno sguardo che รจ grazia. Lo sguardo del Signore, ci dice la Scrittura, รจ sguardo non di giudizio che suscita paura, ma di accoglienza che suscita fiducia, ma soprattutto รจ sguardo che chiede allโuomo di vedere se stesso in veritร , di fare la veritร in se stesso, di vedere ciรฒ in sรฉ va mantenuto e ciรฒ che va cambiato, ciรฒ che va coltivato e ciรฒ che va estirpato, ciรฒ che va giudicato e ciรฒ che va confermato. Lo sguardo di Dio รจ il sรฌ incondizionato posto da Dio su di noi. ร la contemporaneitร del suo amore alla nostra diffidenza, amore che vuole far breccia nella nostra diffidenza, nella nostra incredulitร radicale: non credere di essere amati, credere impossibile di essere destinatari di uno sguardo di gratuitร e di amore, di accoglienza incondizionata. La non-fede, forse, in radice, altro non รจ che non potere o non riuscire o non volere o aver paura di credere a uno sguardo di amore che ci autorizza ad accoglierci cosรฌ come siamo.
Colei che si sa vista nella sua piccolezza scopre che quella piccolezza รจ in realtร piena di senso perchรฉ le porta lโunica ricchezza degna di questo nome: essere guardati, visti, scelti, chiamati, amati, senza averne titoli di merito: cosรฌ รจ per Israele, cosรฌ รจ per Maria, cosรฌ รจ per ognuno di noi. La storia che Maria riassume nel Magnificat รจ la storia dello sguardo di Dio sul suo popolo, sguardo di misericordia che fa emergere e innalza gli umili e sazia gli affamati, sguardo che sintetizza tutte le sue parole rivolte ad Abramo e ai padri dโIsraele. La fede, come risposta alla parola di Dio, richiede lโascolto, e come risposta allo sguardo di Dio, domanda lโascesi del vedersi e accogliersi nella propria piccolezza, del sopportare e amare la propria nuditร , la propria fragilitร . A differenza di Adamo che volle nascondere la propria nuditร agli occhi del Signore. Lo sguardo del Signore, che รจ appello alla veritร , a fare la veritร in noi stessi, diviene cosรฌ anche la trama della nostra vita spirituale: รจ sguardo che diviene vocazione come per Giacomo e Giovanni, Pietro e Andrea, รจ sguardo che diviene rimprovero per chi รจ duro di cuore come per i farisei di fronte al sofferente, รจ sguardo che suscita pentimento in chi, come Pietro, ha rinnegato, รจ sguardo che diviene compassione come di fronte alla folle stanche e affaticate, รจ sguardo che si fa incoraggiamento per chi con fede muta gli si avvicina intercedendo per il paralizzato, รจ sguardo che, di fronte alla morte, ancora dona vita e suscita comunione come per Maria e il discepolo amato sotto la croce, รจ sguardo che diviene promessa e apertura di futuro, anche dopo la morte: โVi vedrรฒ di nuovo e il vostro cuore gioirร โ (Gv 16,22). Gioirร il vostro cuore come nel Magnificat gioisce il cuore di Maria, esulta profeticamente il suo spirito, per aver accolto e creduto allo sguardo di Dio. Sguardo che trasfigura e trasforma il suo corpo di vergine in corpo di madre del Messia, sguardo che ha in sรฉ la potenza della resurrezione, la forza di far passare dalla morte alla vita. Sguardo capace di generare alla vita. Sguardo che ci chiede di aprire gli occhi, di svegliare gli occhi del cuore per vedere le meraviglie di Dio nella nostra quotidiana vita. Infatti, la luce di Dio risplende nella notte e chi puรฒ vederla, se non un cuore che veglia?
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose



