Il Vangelo di questa domenica ci riporta nella sinagoga di Cafarnao, ove Gesรน sta tenendo un lungo discorso sul pane della vita. Riferendosi al passo biblico relativo alla manna inviata dal cielo al popolo dโIsraele nel deserto, Gesรน applica a se stesso il contenuto del messaggio biblico: โIo sono il pane disceso dal cieloโ. I presenti, a queste parole, cominciano a mormorare. Una scena analoga accadde allโinizio della vita pubblica di Gesรน, quando egli tenne la sua prima predica.
I presenti, al sentire quella affermazione, si domandano: come puรฒ costui affermare di discendere dal cielo? Non viene da Nazareth? Molti conoscono i suoi genitori; ricordano persino i loro nomi. Non รจ quindi possibile che egli venga dallโalto. Eppure lo scandalo quello di allora e quello di oggi, anzi di tutta la storia , risiede proprio nel senso di quellโaffermazione: ossia, che un uomo debole e fragile, e comunque ben conosciuto nelle sue origini, possa scendere dal cielo. Era e resta impensabile che quellโuomo di Nazareth possa essere il Figlio di Dio sulla terra.
ร difficile, se non impossibile sul piano della logica umana, pensare che il cielo si possa manifestare attraverso la terra. E quel che si dice di Gesรน si deve applicare anche al suo corpo visibile che รจ la Chiesa. Comโรจ possibile che una povera comunitร cristiana, munita solo di fragili segni sacramentali e di un piccolo libro come le Scritture, sia strumento di salvezza? Eppure รจ nascosto in questo mistero il cuore stesso della fede cristiana: lโinfinito sceglie il finito per manifestarsi; la Parola che ha creato il mondo sceglie le parole umane per manifestarsi; colui che crea ogni cosa si fa presente โrealmenteโ in un poโ di pane e in un poโ di vino; il Signore del cielo e della terra si rende presente lร dove due o tre persone si radunano nel suo nome.
Per questo ancora oggi continuano le โmormorazioniโ di Nazareth, di Cafarnao e di tante altre cittร . Ebbene, questa scelta di Dio, prima che essere un mistero incomprensibile per la ragione, รจ un mistero insondabile dโamore: gli uomini non hanno piรน bisogno di sforzi sovrumani per poter comprendere qualcosa del cielo, non debbono fare salti mortali per poter raggiungere il Signore, non hanno piรน bisogno di mediatori raffinati e lontani per poter comunicare con Dio. Tutti, piccoli e grandi, sapienti e ignoranti, ricchi e poveri, santi e peccatori, tutti possiamo avvicinarci a Dio attraverso il corpo e le parole di Gesรน; sรฌ, le parole e il corpo del figlio di Maria e di Giuseppe di Nazareth.
Lโapostolo Giovanni scrive: โDio, nessuno lโha mai visto; il Figlio unigenito, che รจ Dio ed รจ nel seno del Padre, รจ lui che lo ha rivelatoโ (Gv 1,18). Pertanto, se vogliamo vedere il volto di Dio dobbiamo guardare i lineamenti del Figlio; se desideriamo conoscere la volontร di Dio dobbiamo indagare quella del Figlio; se desideriamo comprendere lโagire di Dio dobbiamo vedere le opere del Figlio; se vogliamo ascoltare Dio dobbiamo ascoltare il Vangelo. E sentiremo, piene di consolazione, le parole di Gesรน a Filippo: โChi ha visto me, ha visto il Padreโ (Gv 14,9).
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โIo sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo รจ il pane che discende dal cielo, perchรฉ chi ne mangia non muoiaโ. Per noi, a differenza dei cafarnaiti, il problema di queste parole nasce forse dallโabitudine a sentirle, per cui rischiamo di non coglierne piรน con immediatezza la forza dirompente. Ma il contenuto รจ chiaro: Gesรน รจ la salvezza per il popolo dโIsraele come la manna lo fu nel deserto. Questo mistero, prima di sorprenderci sul piano della logica razionale, dovrebbe stupirci su quello dellโamore. Chi, se non Dio, avrebbe mai potuto escogitare un cosรฌ grande mistero di amore da rendersi presente a coloro che ama attraverso il dono di Gesรน, del suo corpo, del suo Vangelo? Davvero รจ un insondabile mistero dโamore! Indubbiamente inconcepibile da una mente umana. Sรฌ, nessun uomo avrebbe potuto osare tanto. Solo lโincredibile amore di Dio per gli uomini ha potuto escogitare e realizzare il dono del suo Figlio come pane di vita eterna. Gesรน non cessa di ripeterlo.
E aggiunge: โIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ. Con lui accade ancor piรน di quello che fu concesso a Mosรจ. Chi si lega a Gesรน (chi mangia la sua carne) ha la vita eterna. Il Vangelo non dice โavrร โ, bensรฌ โhaโ la vita eterna fin da ora, ossia riceve in dono la vita che non finisce (nel quarto Vangelo โvita eternaโ รจ sinonimo di โvita divinaโ). La nota dominante del discorso di Gesรน vuole condurre lโuomo allโincontro con Gesรน, allโunione con lui, a divenire una cosa sola con lui, per poter vivere una vita che non ha piรน termine, che non ha piรน confini, neppure quelli temporali.
Possiamo allora comprendere appieno lโaltissima esortazione che lโapostolo Paolo rivolge agli Efesini: โFatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella caritร , nel modo che anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odoreโ (Ef 5,1-2).
Davvero la vita della Chiesa, come quella di ogni singolo credente, รจ sostenuta dal โpane disceso dal cieloโ. San Giovanni Paolo II, nella enciclica sullโEucarestia, afferma: โLโEucarestia, presenza salvifica di Gesรน nella comunitร dei fedeli e suo nutrimento spirituale, รจ quanto di piรน prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storiaโ (n.9). Giร la vicenda di Elia prefigurava questo mistero. Il profeta, perseguitato dalla regina Gezabele, dovette fuggire. Dopo una fuga spossante, si accasciรฒ stanco e triste desiderando solo la morte. Mentre le sue forze, soprattutto quelle dello spirito, venivano meno ecco un angelo del Signore scendere dal cielo, svegliarlo dal torpore in cui era caduto e dirgli: โAlzati e mangia!โ. Elia vide vicino alla sua testa una focaccia e la mangiรฒ. Ma tornรฒ a coricarsi. Fu necessario che lโangelo tornasse da lui per svegliarlo ancora, quasi a voler significare la necessitร di essere sempre svegliati dallโangelo e di continuare a nutrirsi del โpane della vitaโ. Insomma nessuno deve sentirsi autosufficiente, e quindi tutti sono sempre bisognosi del nutrimento.
Lโautore biblico conclude: โCon la forza di quel cibo, camminรฒ per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, lโOrebโ (1 Re 19,8). Il profeta fece il cammino del popolo dโIsraele percorrendo tutto il deserto fino al monte ove Mosรจ aveva incontrato Dio. ร lโimmagine del pellegrinaggio di ogni comunitร cristiana, di ogni credente. Il Signore Gesรน, pane vivo disceso dal cielo, si fa nostro cibo per sostenerci nel cammino verso il monte dellโincontro con Dio.
Per gentile concessione di mons. Paglia. Commento tratto dal suo sito.
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia



