ยซChi crede ha la vita eternaโยป; ยซSe uno mangia di questo pane vivrร in eternoยป.
โCredereโ non รจ aderire intellettualmente ad una veritร , o limitarsi a professarla con la bocca: ยซNon chi mi dice Signore, Signore entrerร nel Regno dei cieliยป (Mt 7, 21). La โveritร โ รจ da farsi, da viversi: per cui credere avrร sempre a che fare con la vita, le scelte, le parole, i gesti, le mani: ยซIn veritร , in veritร vi dico: chi crede in me, compirร le opere che io compioยป (Gv 14, 12).
โVita eternaโ poi non significa โvita oltre la morteโ, bensรฌ โvita piena, compiuta, realizzataโ nel qui ed ora, una qualitร di vita cosรฌ bella capace di vincere anche la morte.
Il โpaneโ infine, รจ simbolo della vita, per cui con โmangiare la mia carneโ Gesรน non invita ad un atto di cannibalismo, ma piuttosto a โnutrirsi della sua stessa vitaโ, introiettarla, vivere con il suo medesimo stile, in maniera eminentemente umana; vivere โda Dioโ insomma, perchรฉ lo sappiamo, Gesรน con la sua vita ci ha insegnato che solo Dio puรฒ essere cosรฌ umano.
Il โpaneโ รจ dunque la sua modalitร dโesistenza, caratterizzata dal dono di sรฉ, dalla compassione, dalla benevolenza, dalla sete di giustizia, di equitร verso ogni essere, modalitร che se fatta propria permetterร a ciascuno di sbocciare e quindi finalmente di vivere con senso.
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La questione in fondo รจ domandarsi di quale โpaneโ ci sfamiamo quotidianamente per il compimento del nostro essere. Di quale pane abbiamo fame: se ci saziamo delle persone che ci stanno accanto sbranandole o di contro facendoci dono, pane spezzato per chi domanda una presenza amica e un poโ di bene.
Torna qui un tema caro al vangelo di Gesรน: la nostra fame esistenziale si estingue non tanto nel nutrirsi alla propria piccola mangiatoia, ma nel provvedere alla fame degli altri.
AUTORE: don Paolo Squizzato
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