ยซDio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli, infatti, ha creato tutte le cose perchรฉ esistanoยป. Questa splendida dichiarazione del libro della Sapienza, puรฒ essere la sigla spirituale che accompagna il racconto marciano, di oggi: due miracoli intrecciati fra loro; la donna colpita da emorragie, la risurrezione della figlia di Giairo, ed inoltre, lโesordio, dellโodierna narrazione, fatto con questa preziosa annotazione: ยซIn quel tempo, essendo Gesรน passato di nuovo in barca allโaltra rivaยป; che significa non quella alla quale ci invita a passare, rivelandosi cosรฌ il Dio a cui importa la riva della nostra esistenza, nella quale รจ approdato per essere rivelazione, comunione e salvezza.
Dinanzi ai misteri della vita pubblica del Maestro, sovente ci soffermiamo a riflettere e a domandarci: chi รจ realmente questo Gesรน che guarisce i malati e fa risorgere i morti?
A questa domanda il Vangelo ci riporta giร le prime risposte, certamente decisive come la risposta che ci dร una povera donna, malata da ben dodici anni ed emarginata dalla societร per paura del contagio, in quanto emorroissa. Questa donna รจ convinta che il Maestro mentre passa possa essere decisivo per la sua guarigione ed รจ ancor piรน convinta che, superando le convinzioni che le impediscono di toccare chiunque, toccando il Suo mantello, cioรจ entrando in contatto indiretto con Lui, sarร guarita. Allora, anche in questo caso Gesรน si dimostra salvezza. Anzi, le dona qualcosa di piรน: la fede, la fiducia che incontrando Lui, ogni uomo e donna ha nel cuore l’antidoto contro il male dellโimpotenza rassegnata e contro la sorgente di ogni tristezza e malattia della creatura umana: l’isolamento.
Lโaltra risposta su chi รจ realmente Gesรน ce la dร una fanciulla di dodici anni, e, ancora prima, la fiducia di suo padre Giairo, il quale cerca disperatamente il Maestro, superando anch’egli le barriere sociali in quanto capo della Sinagoga, quindi persona pubblica, che non doveva esporsi in medicine alternative e guarigioni pericolose.
Questo ci fa capire che la vita รจ un miracolo divino, e non va sprecato. Anzi, Dio condivide con noi questo miracolo; vuole farcene protagonisti attivi e responsabili. Siamo considerati, dunque, le sue mani; ci chiama a ripetere le Sue parole: ยซTalitร kumยป, alzati, nasci, esisti, sii consapevole di essere persona, amata da Dio, chiamata allโesistenza e non nata per la morte. Se crediamo al miracolo della vita, queste parole risuoneranno anche per noi: ยซTalitร kumโฆ La tua fede ti ha salvata. Vaโ in paceยป. E sarร nuovamente miracolo anche oggi.
Ecco, allora, che i miracoli sono segni a favore della fede, ma non sminuiscono il coraggio di credere, perchรฉ sono un dono, una risposta alla sinceritร della persona che cerca il Signore: non servono lร dove cโรจ chiusura e ostinazione. Gesรน non compie miracoli dove le genti hanno giร deciso e pretendono di essere loro a stabilire le modalitร dellโagire di Dio.
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Il miracolo a cui il Signore ci chiede di aderire รจ quello della fede che trasforma le nostre coscienze; รจ quello del miracolo della caritร .
Lโevangelista Marco, allora, vuole far intravedere in quella fanciulla di dodici anni che ritorna alla vita, ciรฒ che lโevangelista Giovanni farร balenare nella narrazione della risurrezione di Lazzaro: per il cristiano la morte รจ un sonno e la resurrezione รจ un risveglio nel giorno perfetto del Signore.
Ora, la donna che da molti anni aveva perdite di sangue e la figlia di Giairo, paragonata a Lazzaro, dopo i miracoli di Gesรน, sono, nuovamente, restituite alla famiglia, alla comunitร , alla mensa, come anche noi siamo restituiti alla vita e alla Mensa Eucaristica.
Tutto questo ci rende chiaro il messaggio del Padre che ha creato la persona per lโimmortalitร , per farla entrare nel circolo della vita, per far sรฌ che ciascun credente nel Figlio diventi uno che dona vita, restituendo amore.



