mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 25 Aprile 2021

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La Chiesa dedica questa domenica, chiamata del Buon Pastore, alla riflessione e alla preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose. Al centro della liturgia della Parola cโ€™รจ lโ€™appassionato discorso con il quale Gesรน, in piena polemica con la classe dirigente dโ€™Israele, si presenta come il โ€œbuon pastoreโ€, ossia come colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire la sua stessa vita per la loro salvezza. E aggiunge: โ€œChi non offre la vita per le pecore non รจ pastore bensรฌ mercenarioโ€. In effetti, lโ€™opposizione tra il pastore e il mercenario nasce proprio da questa motivazione: il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita, mentre il mercenario agisce per interesse personale e per denaro, ed รจ quindi logico che nel momento del pericolo abbandoni le pecore al loro destino.

Lโ€™evangelista, per indicare il pericolo, usa lโ€™immagine del lupo che โ€œrapisce e disperdeโ€ le pecore. รˆ una sferzata durissima ai farisei, accusati di โ€œpascere se stessiโ€ฆ e non il greggeโ€ (Ez 34,2), mentre egli รจ venuto โ€œper riunire insieme i figli di Dio che erano dispersiโ€ (Gv 11,52).
A guardare bene, lโ€™opera del lupo รจ congeniale allโ€™atteggiamento del mercenario. Ad ambedue, infatti, interessa solo il proprio tornaconto, la propria soddisfazione, il proprio guadagno e non quello delle pecore. Si realizza cosรฌ unโ€™alleanza di fatto tra lโ€™interesse per sรฉ e il disinteresse per gli altri. Ne viene fuori una sorta di diabolica congiura degli indifferenti e degli egoisti contro i piรน deboli e gli indifesi. Se pensiamo allโ€™enorme numero di persone che hanno smarrito il senso della vita e vagano senza mรจta alcuna, se guardiamo i milioni di profughi che abbandonano le loro terre e i loro affetti in cerca di una vita migliore senza che nessuno se ne preoccupi, se osserviamo lo sbandamento dei giovani in cerca della felicitร  senza che ci sia chi gli indichi la strada, dobbiamo purtroppo constatare la triste e crudele alleanza tra i lupi e i mercenari, tra gli indifferenti e coloro che cercano solo di trarre vantaggi personali da tali sbandamenti. Scrive il profeta Ezechiele: โ€œle mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne curaโ€ (Ez 34,6).

Viene il Signore Gesรน e con autoritร  afferma: โ€œIo sono il buon pastore, offro la vita per le mie pecoreโ€. Non solo lo ha detto. Lo ha anche mostrato con i fatti, particolarmente nei giorni della Passione, quando ha amato i suoi fino alla fine, sino allโ€™effusione del sangue. Sรฌ, finalmente รจ arrivato in mezzo agli uomini chi spezza la triste e amara alleanza tra il lupo e il mercenario, tra lโ€™interesse per sรฉ e il disinteresse per gli altri. Chi ha bisogno di conforto e di aiuto ora sa dove rivolgersi, sa dove bussare, sa dove muovere i suoi occhi e il suo cuore. Gesรน stesso lo aveva detto: โ€œQuando sarรฒ elevato da terra, attrarrรฒ tutti a meโ€ (Gv 12,32). Tutto il Vangelo, in fondo, non parla dโ€™altro che di questo legame tra le folle disperate, abbandonate, sfinite e senza pastore e Gesรน che si commuove per loro. โ€œChi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finchรฉ non la trova?โ€ (Lc 15,4), dice il Signore. Si attribuisce a san Carlo Borromeo la frase: โ€œPer salvare unโ€™anima, anche una sola, andrei sino allโ€™infernoโ€. Questo รจ lโ€™animo del pastore: andare sino allโ€™inferno, ossia sino al limite piรน basso per salvare una persona. Si puรฒ comprendere anche in questa prospettiva la โ€œdiscesa agli inferiโ€ di Gesรน nel Sabato santo. Neppure da morto, potremmo dire, Gesรน si รจ fermato a pensare a se stesso. Come buon pastore รจ andato a cercare chi era perduto, chi era ed รจ dimenticato, chi era ed รจ negli inferni di questo mondo che il male e gli uomini hanno creato.

Il Vangelo sembra dire: o si รจ pastori in questo modo o non si puรฒ essere che mercenari. รˆ vero, solo Gesรน รจ โ€œbuon pastoreโ€: o si somiglia a lui o si tradisce la sua stessa missione. Sappiamo bene di essere inadeguati ed รจ il suo Spirito effuso nei nostri cuori a trasformarci per avere โ€œin noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesรนโ€ (Fil 2,5). Lโ€™odierna pagina evangelica si applica certo a coloro che hanno responsabilitร  โ€œpastoraliโ€ nella Chiesa, in particolare ai vescovi e ai sacerdoti. Ed รจ opportuno, anzi doveroso pregare, e non solo oggi, perchรฉ i โ€œpastoriโ€ somiglino sempre piรน a Gesรน, vero ed unico โ€œbuon pastoreโ€. Papa Francesco insiste perchรฉ i pastori abbiano in se stessi โ€œlโ€™odoreโ€ delle pecore. E dobbiamo intensificare la preghiera perchรฉ il Signore doni alla sua Chiesa giovani che ascoltino lโ€™invito ad essere โ€œpastoriโ€ secondo il suo cuore, secondo la sua stessa passione dโ€™amore.

Ogni comunitร  cristiana รจ chiamata tuttavia a guardare lโ€™abbondanza della โ€œmesseโ€ e la scarsitร  degli โ€œoperaiโ€. Potremmo dire che cโ€™รจ una responsabilitร  โ€œpastoraleโ€ che appartiene a tutti i credenti, non solo ai sacerdoti. Ogni cristiano, infatti, รจ nello stesso tempo membro del gregge del Signore e, a suo modo, anche โ€œpastoreโ€, ossia responsabile dei fratelli, delle sorelle e del prossimo. In tante altre pagine della Scrittura emerge questa responsabilitร  โ€œpastoraleโ€ diffusa di ogni credente. A partire dalle origini dellโ€™umanitร  quando Dio chiese conto a Caino di suo fratello. E non fu certo esemplare, la risposta di Caino: โ€œSono forse io custode di mio fratello?โ€. Sรฌ, Caino aveva la responsabilitร  del fratello Abele (in questo senso si puรฒ dire che ne era il โ€œpastoreโ€). E ogni credente deve esserlo per il suo prossimo. Pregare perchรฉ nella comunitร  cristiana ci siano coloro che ascoltino la chiamata del Signore a servire la Chiesa nel ministero ordinato รจ parte della spiritualitร  di ogni credente. Ma รจ da un terreno pieno di attenzione โ€œpastoraleโ€, ossia una comunitร  di credenti che sanno preoccuparsi degli altri, che possono nascere โ€œpastoriโ€ per lโ€™oggi. Una comunitร  appassionata del prossimo genera pastori. Il buon pastore, infatti, non รจ un eroe, ma รจ una persona che ama e lโ€™amore porta lร  dove neppure sogneremmo di arrivare.

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Amare gli altri vuol dire avere sentimenti larghi come quelli che aveva Gesรน: โ€œHo altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastoreโ€. Lโ€™amore di Dio intenerisce il cuore: fa commuovere su coloro che vagano nelle nostre cittร  in cerca di un approdo, su quelli che non sanno ove trovare conforto, sui milioni di disperati che coprono la faccia della terra, su quellโ€™uomo o quella donna vicina o lontana che aspetta consolazione e non la trova. Scrive Matteo: Gesรน โ€œvedendo le folle, ne sentรฌ compassione, perchรฉ erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastoreโ€. E aggiunge immediatamente lโ€™evangelista: โ€œAllora disse ai suoi discepoli: La messe รจ abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perchรฉ mandi operai nella sua messeโ€ (Mt 9,36-37). Tutta la comunitร  cristiana รจ unita al Signore Gesรน che si commuove ancora sulle folle di questo mondo. E con lui prega perchรฉ non manchino gli operai per la vigna del Signore. Ma nello stesso tempo, ogni credente, davanti a Dio e davanti โ€œai campi che giร  biondeggiano per la mietituraโ€ (Gv 4,35), deve dire con il profeta: โ€œEcco, Signore, manda me!โ€ (Is 6,8).

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Per gentile concessione di mons. Paglia. Commento tratto dal suo sito.