Erode. Ci sono echi del nostro inconscio in Erode che si turba alla notizia di un nuovo re che, appena nato, insidia il suo regno. Capita di vivere in fortezze interiori che una tenera novitร minaccia e piรน il nuovo รจ disarmato piรน il nostro ego sente di doversi difendere. Il piccolo nemico diventa un gigante contro cui tramare in segreto, il tremare si fa armatura e la paura alibi che giustifica la guerra. ร la violenza, seme antico che lโinvidia continua a coltivare nel campo del cuore, risposta codarda alle debolezze di sempre.
I Magi. Eppure una domanda sorge a uomini lontani โ da quelle stesse segrete interiori che in Erode producevano turbamento: ยซDovโรจ?ยป. Dovโรจ la luce?. calamita lontana del desiderio che mi fa correre, lasciareโฆ; dovโรจ la vita?, Che fragile si dร al mondo, affinchรฉ io possa prendermene cura. Nel punto dโincontro tra il bambino e i Magi la salvezza ha coordinate, il ยซdovโรจ?ยป ha una risposta proprio nellโinchino dei saggi davanti al Verbo di Dio muto. Questo incontro รจ il culmine di una โgioia grandissimaโ che รจ andata crescendo nellโintimo: la gioia di vedere il sorriso del Salvatore a cui lasciare ogni ricchezza.
Unโassenzaโฆ I Magi trovano Maria e il bambino. Non si parla di Giuseppe ma ci sono i suoi sogni, quelli che salvano, ispirano e fanno proprio dei Magi il primo tabernacolo che protegge il corpo di Cristo dallโodio di Erode. Bisogna saper sognare, รจ il sogno che ci rende capaci di salvare la vita, anche allโEmmanuele, il Dio con noi.
Giuseppe Amalfa SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
