Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 24 Novembre 2020

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Guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, pandemie sono eventi che lโ€™umanitร  conosce da sempre. In questo quadro anche le relazioni interpersonali ne sono inficiate, come risulta dallโ€™appello reiterato di Gesรน a โ€œnon lasciarsi ingannareโ€, a โ€œnon andare dietro a loroโ€ (v. 8).

E allora, con quale atteggiamento affrontare queste prove? Quale parola di speranza il Signore ci rivolge a partire da situazioni che portano invero a scoraggiarsi? Questa emergerร  nel corso del discorso cosiddetto โ€œescatologicoโ€, che occupa il capitolo 21 del vangelo di Luca da cui รจ tratto il brano odierno. Lโ€™insegnamento di Gesรน qui riguarda le realtร  ultime, la fine della storia incamminata verso una salvezza piena e definitiva che caratterizzerร  la venuta gloriosa del Figlio dellโ€™uomo.

Questi avvenimenti, con il loro carico di contraddizioni e sofferenze, non sono la โ€œfineโ€, il fine (tรฉlos) della storia e della condizione umana; non devono portarci a svigorire la speranza di bene al quale siamo chiamati, semmai potranno purificarla, come avviene in ogni passaggio critico delle nostre esistenze personali e comunitarie, e insegnarci che la salvezza รจ sempre โ€œoltreโ€ ed รจ opera di Dio, anche se ciascuno di noi รจ chiamato a fare la propria parte.ย 

Quale รจ dunque la disposizione corretta per attraversare tali prove? Non certo con lโ€™atteggiamento di chi รจ compiaciuto di quello che appare seducente nei suoi tratti di gloria e bellezza (โ€œun tempio ornato di belle pietre e doni votiviโ€, v. 5), rimanendo alla superficie della realtร , non scavando in profonditร . Gesรน ci avverte: di tutto quello che colpisce la nostra ammirazione e ci distoglie dallโ€™essenziale, non resterร  nulla, โ€œnon sarร  lasciata pietra su pietra che non sarร  distruttaโ€ (v. 6). Come quella casa che cade giรน rovinosamente, perchรฉ costruita sulla terra senza fondamenta e che, investita dal fiume, subito crollรฒ (cf. Lc 6,46-49). Non cosรฌ il discepolo che ascolta le parole del Signore e vi rimane ancorato come a una roccia salda e da queste si lascia orientare.

E non bisogna nemmeno lasciarsi facilmente ingannare da chi annuncia una fine imminente e proclama un falso e forse facile insegnamento nel nome del Signore. Gesรน ci invita a โ€œnon andare dietro a loroโ€, a restare lร  dove ci troviamo, a non lasciare il nostro posto. Restare, appunto, rimanere, continuare a sperare. La speranza, sappiamo bene, non รจ il facile ottimismo, e per noi discepoli del Signore si fonda sulla promessa di salvezza che egli continua a rivolgerci: โ€œOggi per questa casa รจ venuta la salvezzaโ€ (Lc 19,9).ย 

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La speranza della storia umana ha nel Padre il suo inizio e la sua fine, e in essa possiamo scorgere il suo amore che rinnova incessantemente la vita. Siamo invitati a vivere il tempo presente in forza di questa speranza: โ€œLa salvezza ci viene incontro, ma spetta a noi aiutarla a prendere forma e visibilitร , ad accompagnarla con i nostri sogni e le nostre atteseโ€ (Luigi Pozzoli). Sforziamoci dunque di edificare un mondo piรน umano, di intessere relazioni accoglienti e rispettose, assolvendo ai nostri compiti quotidiani fedelmente, come servi che alla fine della giornata possono dichiarare: โ€œAbbiamo fatto quello che dovevamo fareโ€ (Lc 17,10).

fratel Salvatore


Fonte

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