Ci accorgiamo subito quando una persona ci parla e ci parla con una parola viva, non imparaticcia. Che efficacia vuoi che abbia una predica letta e scopiazzata qua e lร . Una predica che dice che alla Parola ti avvicini solo perchรฉ devi dire qualcosa agli altri e non perchรฉ la Parola รจ un dono per te. Che efficacia vuoi che abbia la parola di quei venditori di fumo, che fanno corsi su corsi per imparare come comunicare alle persone. Ma appena si avvicinano senti tutta la falsitร che sottostร a quelle cose imparate e mandate a memoria per infinocchiare il prossimo cosรฌ che possa comprare quanto gli propini? Una societร basata sulla falsitร della parola, su di una parola morta, non puรฒ che portare morte. Puรฒ magari soddisfare il bisogno di visibilitร e di apparenza per dare da bere che un dato prodotto ti rende felice, ma siccome le bugie hanno le gambe corte, quel prodotto finisce la sua efficacia di felicitร ancor prima di cominciare.
Quando una parola รจ viva ce ne accorgiamo subito perchรฉ ci fa rizzare i peli della schiena, ci prende tutto, alleggerisce talmente tanto il nostro respiro che quasi ci dimentichiamo di respirare, ci prende talmente dentro che le nostre gambe vanno in fibrillazione. Se una parola รจ viva ci dona vita, se รจ morta ci lascia piรน mezzi morti di prima. Una parola viva ci vede mezzi morti sul ciglio della strada e si fa prendere dalla compassione e dalla vicinanza; una parola morta ci vede mezzo morti sul ciglio della strada e passa oltre, attraversa la strada e fa finta di nulla. Una parola viva รจ umile e comprensiva, una parola morta ha bisogno di inorgoglirsi e di svalutare il prossimo.
Il vangelo di Luca, nel capitolo 14, รจ tutta una tensione tra impossibilitร e necessitร di salvezza e di vita. In questo capitolo viviamo lโultimo sabato dellโattivitร di Gesรน. ร il momento in cui la parola morta dei suoi nemici รจ ridotta al silenzio: stanno accovacciati in attesa del sabato in cui Gesรน sarร ridotto al silenzio sul legno della croce.
Il vangelo di questโoggi รจ un invito velato a mangiare il Pane di vita che รจ la Parola viva. Ci troviamo in casa di uno dei capi dei farisei di sabato per pranzare, per mangiare pane. ร il banchetto della misericordia aperto a tutti coloro che si riconoscono peccatori. Se mangiare significa vivere, mangiare di sabato significa partecipare alla vita di Dio. ร il chicco che preso e gettato per terra diventa albero che accoglie tutti, anche i giusti! ร lievito che preso e nascosto รจ diventato pane offerto a tutti, anche ai giusti!
Sappiamo che la porta per entrare รจ perรฒ stretta: non รจ facile entrare al banchetto sabbatico per questa porta. Noi non ce la facciamo, per quanto pensiamo di accumulare meriti e di guadagnarci il paradiso, la porta rimane troppo stretta per noi. Eppure la sala deve essere riempita. Lโidropico, il malato di idropisia, รจ troppo grosso per potervi entrare. Lโidropico รจ figura del capo dei farisei, gonfio dei propri meriti. Un gonfiore che trasforma in gonfiore di morte tutte le cose buone che prende. Per questo deve essere guarito e deve essere guarito in giorno di sabato, se vogliamo che vi sia speranza di comprendere che la Legge non salva nessuno.
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Ritorna in modo prepotente la gratuitร del dono del Regno, mai guadagnato da uomo vivente. Nessuno puรฒ guadagnarlo, perchรฉ semplicemente puรฒ essere solo donato, a tutti. Semplicemente la vita del Regno ci รจ offerta su di un piatto dove viene servito il vitello grasso per la festa del figlio ritrovato e il Pane di vita che รจ realtร di Dio Incarnato. La guarigione dalla nostra idropisia รจ necessaria per divenire capaci di accogliere questo dono.
Gesรน di sabato ha aperto la mano chiusa perchรฉ potesse ricevere il suo dono; ha raddrizzato la donna curva perchรจ potesse da risorta ritornare a dialogare con il Padre della vita; ora sgonfia il fariseo confesso, perchรฉ riesca a passare attraverso la porta stretta del banchetto.
ร il Signore della vita che per la ricchezza della sua misericordia, dona a tutti quella salvezza a tutti impossibile. Lโumiltร di noi tutti รจ premessa per accogliere tale dono. Lโumiltร รจ lo sgonfiamento dalla nostra idropisia, dal lievito dei farisei. Cosรฌ possiamo ritornare a vivere una vita vera perchรฉ filiale e fraterna, che coinvolge il nostro rapporto con noi stessi, con le cose, con gli avvenimenti, con gli altri, con il Padre.
Tutto รจ dono e perdono, da ricevere e donare in riconoscenza e amore.
AUTORE: p. Giovanni Nicoliย
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