LA LUCE DELL’AMORE OLTRE LA SIEPE DEL MORALISMO
โInnalzate una siepe per la Torah” avevano insegnato i Padri al tempo dell’esilio. Essi credevano che sul Sinai, accanto alla Torah scritta, Dio avesse rivelato a Mosรจ anche la Torah orale; una serie di precetti che raggiungevano ogni aspetto della vita – le “altre cose” che Gesรน stesso invita a “non trascurare” – perchรฉ in tutto fosse protetta la fedeltร all’Alleanza dei figli di Israele, pur vivendo nella Babilonia pagana. E’ cura dei figli pagare la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio per ricordare che tutto รจ dono del Padre e di nulla ci si puรฒ appropriare. Dietro a questi precetti, a differenza di quello che puรฒ sembrare, vi รจ l’attenzione ai particolari tipica dell’amore. “Pagare la decima” della menta”, di erbaggi piccoli e quasi insignificanti significa accogliere tutto in uno sguardo di rispetto e tenerezza che a tutto dร valore: un marito che ama davvero sa cogliere gli aspetti piรน nascosti, le sofferenze e le ansie meno evidenti della moglie, senza banalizzare nulla, relativizzando quando qualcosa si fa assoluta, ma cospargendo su ogni ferita il balsamo della compassione che verga d’eterno anche l’attimo piรน grigio e triste: “L’adempimento di un precetto non รจ il piegarsi sotto la frusta del legislatore, ma, strettamente inteso, รจ la felice possibilitร di dare un valore eterno a ciรฒ che รจ transitorio” (N. Oswald).
Non c’รจ dunque contraddizione tra l’amore e il precetto: essa esplode solo quando si assolutizza il fare dell’uomo a scapito del dono di Dio. Le decime erano una siepe che proteggeva dall’oblio di questa veritร fondamentale; dimenticando di essere creatura si finisce con il credersi Dio. Per questo i “guai” severi di Gesรน non si riferiscono all’osservanza dei precetti, ma sono il lamento funebre per chi ormai รจ morto nella superbia. Ammettiamolo: siamo sempre alla ricerca di chi, al nostro passare sulle “piazze”, si sbracci nei “saluti” perchรฉ si accorge di noi e riconosce in noi qualcuno per cui valga la pena perdere dieci secondi. C’รจ in noi come una calamita che ci spinge verso “i primi posti nelle sinagoghe”, quelli nei quali il demonio ci illude che potremmo essere come Dio. Piรน bravi, piรน intelligenti perchรฉ seduti proprio lรฌ, accanto al suo posto, sperando un giorno di scalzarlo… Ve ne siete accorti? Gesรน sta parlando del peccato originale fratelli: guarda i tuoi figli all’ora della merenda e capirai. Perchรฉ mai corrono per essere i primi a prendere il panino con la Nutella? Sanno che la mamma ne ha preparato uno per ciascuno, eppure c’รจ qualcosa che li spinge da dentro verso il primo posto. Se non sei il primo non vali, portiamo tutti dentro il graffio di questa menzogna. Se non diventi come Dio la tua vita non vale: a che ti serve il Paradiso se non sei tu a comandare? E’ un’umiliazione fare il giardiniere, la felicitร รจ diventarne il padrone che stabilisce le regole.
Ah, siamo giunti al punto fondamentale: la realizzazione dell’uomo si compirebbe nell’assoluta e illimitata libertร di fare ciรฒ che vuole e desidera; ma questo urta inevitabilmente con una legge esteriore a lui, che lo limita perรฒ dal di dentro. Quindi, afferma il sillogismo satanico, se poi senti il rimorso, significa che Dio ti ha piantato arbitrariamente una legge dentro il cuore e da essa non puoi emanciparti se non penetri dentro la sua fonte e te ne appropri. Se non tocchi e mangi dell’albero della conoscenza del bene e del male, diventando tu l’autore della Legge. Solo cosรฌ essa non ti farร piรน male, ma risponderร di volta in volta alle tue esigenze, assecondando i desideri sui quali apporrร il suo timbro di legalitร . La corsa ai primi posti e il bisogno di saluti nelle piazze raccontano di persone cadute nella tentazione originale che spinge il loro “io” verso la cattedra dove, come un dio, stabilire che cosa sia bene e che cosa sia male. A causa del demonio e del peccato, il peggior nemico della Legge รจ diventata proprio la Legge. Il peccato originale infatti, รจ l’orgoglio con cui l’uomo vuol diventare Dio per elaborare leggi con le quali imbavagliare la Legge di Dio affinchรฉ non gridi piรน nella coscienza.
E’ paradossale, ma รจ proprio cosรฌ fratelli, e appare in quegli scribi e dottori della Legge che con l’adempiere dei loro precetti trasgredivano senza apparente rimorso la legge di Dio. Saziavano cosรฌ la superbia del loro io annullando di fatto la Legge di Dio che li avrebbe tenuti umili e quindi autenticamente felici. Ma, come loro, anche noi non siamo Dio, e la coscienza, per quanto seppellita sotto una montagna di peccati legittimati dalle proprie concupiscenze, prima o poi fa sentire il suo grido, come accaduto al figlio prodigo, che era corso verso i primi posti e si รจ trovato dentro a “un sepolcro che non si vedeva e sul quale la gente passava senza accorgersi”. L’esito dell’ipocrisia infatti, รจ l’opposto esatto di ciรฒ che il demonio presenta nella tentazione: altro che primi posti e saluti, chi lo ascolta finisce nell’irrilevanza e nell’oblio, nell’inferno che รจ il non sentirsi amati. Per questo, proporzionalmente ai nostri fallimenti e alle nostre frustrazioni, carichiamo sugli altri i “pesi che non abbiamo saputo portare”.
Assolutamente fuori misura, figli di un’illusione e di un delirio di onnipotenza tale e quale a quello del demonio, sono precetti di uomini, lettera senza Spirito, inadeguati al cuore dell’uomo, perchรฉ il demonio odia l’uomo e ogni legge da lui ispirata lo conduce alla morte. Eppure, spinti dal demonio, continuiamo ad erigere siepi di regole e moralismi illudendoci di proteggerci dalla debolezza dell’uomo che proprio la legge inadempiuta smaschera senza pietร . E cosรฌ “trasgrediamo”, letteralmente “passiamo oltre” l’amore e la misericordia di Dio, le uniche che potrebbero salvarci. Quante volte siamo passati oltre alla moglie, al marito, ai genitori e ai figli “trascurando”, saltando la “cura” dell’amore e della misericordia di cui avevano realmente bisogno, per “curarli” invece con le nostre regole? Quanti “no” sbrigativi sbattuti in faccia ai figli invece di curare con calma in loro il “si” a Cristo? Scandalizzati della nostra e dell’altrui debolezza e impauriti dalla precarietร spirituale, corriamo per raggiungere i primi posti, lasciando indietro le persone che Dio ci ha messo accanto, andando al di lร del loro passo, che ne รจ l’unica misura; senza la cura attenta e misericordiosa del Tu restiamo imprigionati nella solitudine superba dell’Io, sepolcro che ci chiude nella stessa trascuratezza e irrilevanza che abbiamo riservato agli altri.
- Pubblicitร -
Ma coraggio, oggi il “guai” di Gesรน ha il potere di aprire quel sepolcro fratelli! Venite fuori, venite a me ci dice il Signore, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerรฒ. Perchรฉ sul suo suo giogo d’amore, la sua croce che schiude le porte al Paradiso, Gesรน รจ l’unico che ha compiuto sino in fondo i precetti nell’amore autentico. Siamo noi infatti la “ruta e la menta”, parte cioรจ di “ogni erbaggio” che significa “tutte le persone di ogni generazione”: per ciascuno di noi ha versato molto piรน che la decima, ha dato tutto se stesso, senza trascurare di far giungere il suo amore e la sua giustizia sino alle zone piรน intime e nascoste della vita di tutti. Per Lui era “necessario” essere crocifisso per compiere ogni iota della Legge, e cosรฌ perdonare ogni nostra trasgressione. Ha “curato” ogni dettaglio della nostra vita per farci “giusti” nel suo “amore”. Capite? Gesรน ha saputo coniugare la Legge nell’amore meticoloso e creativo capace di adeguarsi a ogni piega del nostro animo, incarnandosi in ogni situazione della nostra vita. Il suo amore, infatti, colora e dร sapore alle nostre vite, liberandole dal carcere grigio e frustrante di leggi incompiute, di desideri inappagati, di ideali spezzati.
Che fare allora? Convertirci, che significa innanzitutto accettare ogni giorno la precarietร nell’attesa, colma di speranza, del suo aiuto, della sua misericordia, del suo amore capace di fare del fallimento piรน cocente un successo strepitoso. Convertiti, ascolta la Parola di Gesรน, esci dalla tomba della menzogna e rivestiti della Veritร che ti fa libero! Cosรฌ potrai tornare indietro dove hai trascurato il fratello per prendere insieme a lui il giogo soave e leggero di Cristo. Solo “curando giustizia e misericordia”, infatti, non “trascureremo” neanche il minimo dettaglio con cui amare il fratello, parole e gesti che fanno della nostra casa, della nostra famiglia, della nostra parrocchia, della comunitร cristiana, un luogo di “giustizia” e “misericordia” capace di generare la nostalgia dell’amore nel fondo della coscienza di ogni uomo.
AUTORE: don Antonello Iapicca
FONTE: Newsletter
SITO WEB
CANALE YOUTUBE
PAGINA FACEBOOK
TELEGRAM
INSTAGRAM
TWITTER
