mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 14 Giugno 2020

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La festa del Corpus Domini esprime lโ€™antico e radicato amore per lโ€™Eucaristia, per il corpo e il sangue del Signore. Lโ€™apostolo Paolo scrive ai Corinzi: ยซIo ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesรน, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzรฒ e disse: โ€œQuesto รจ il mio corpo, che รจ per voi; fate questo in memoria di meโ€. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: โ€œQuesto calice รจ la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di meโ€ยป. Il Signore stesso esorta i discepoli di ogni tempo a ripetere in sua memoria quella santa cena. E lโ€™apostolo aggiunge: ยซOgni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finchรฉ egli vengaยป. Non รจ unโ€™altra cena che si ripete, magari stancamente come tante volte noi rischiamo di fare. Lโ€™Eucaristia che celebriamo รจ sempre la Pasqua che Gesรน ha celebrato. รˆ questa la grazia dellโ€™Eucaristia: essere partecipi dellโ€™unica Pasqua del Signore.

La Chiesa custodisce la concretezza delle parole di Gesรน e venera in quel pane e in quel vino il suo corpo e il suo sangue, perchรฉ ancora oggi lo si possa incontrare. Potremmo aggiungere che in quel pane e in quel vino non รจ presente il Signore in qualsiasi modo. Egli vi รจ presente come corpo ยซspezzatoยป e come sangue ยซversatoยป, ossia come colui che passรฒ tra gli uomini non conservando se stesso ma donando tutta la sua vita, sino alla morte in croce, sino a quando dal suo cuore non uscรฌ che ยซsangue ed acquaยป. Non risparmiรฒ nulla di se stesso. Nulla trattenne per sรฉ, sino alla fine. Quel corpo spezzato e quel sangue versato, sono di scandalo per ognuno di noi e per il mondo, abituati come siamo a vivere per noi stessi e a trattenere il piรน possibile della nostra vita. Il pane e il vino, che piรน volte durante la santa liturgia ci vengono mostrati, contrastano con lโ€™amore per noi stessi, con lโ€™attenzione scrupolosa che abbiamo per il nostro corpo, con la meticolosa cura che poniamo per risparmiarci e per evitare impegni e fatica. Tuttavia, essi ci vengono donati e continuano ad essere spezzati e versati per noi, perchรฉ siamo liberati dalle nostre schiavitรน, perchรฉ sia trasformata la nostra durezza, sgretolata la nostra avarizia, intaccato lโ€™amore per noi stessi. Il pane e il vino, mentre ci strappano da un mondo ripiegato su se stesso e condannato alla solitudine, ci raccolgono assieme e ci trasformano nellโ€™unico corpo di Cristo.

Lโ€™apostolo Paolo, riconoscendo la ricchezza di questo mistero al quale partecipiamo, con severitร  ammonisce di accostarci ad esso con timore e tremore perchรฉ ยซChiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarร  colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal caliceยป (1Cor 11,27-28). Ma dopo questo esame chi mai di noi puรฒ avvicinarsi? Sappiamo bene quanto siamo deboli e peccatori, come cantiamo nel Salmo: ยซLe mie iniquitร  io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanziยป (Sal 50[51],5). Ma la liturgia ci viene incontro e mette sulle nostre labbra le parole del centurione: ยซO Signore non sono degno di sedere alla tua mensa, ma diโ€™ soltanto una parola e io sarรฒ salvatoยป. Diโ€™ soltanto una parola. Sรฌ, รจ la Parola del Signore che invita ad accostarsi, รจ questa parola che rende degni, perchรฉ รจ una parola che perdona e guarisce. Alla tavola del Signore si giunge dopo lโ€™ascolto della Parola, dopo che il cuore รจ stato da essa purificato e riscaldato. Cโ€™รจ allora come una continuitร  tra il pane della Parola e il pane dellโ€™Eucaristia. รˆ come unโ€™unica mensa in cui il nutrimento รจ sempre lo stesso: il Signore Gesรน, fattosi cibo per tutti.

Fonteil sito web di mons. Paglia

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