Luca รจ giunto al termine del suo racconto e questo testo dischiude il senso di tutta la storia di Gesรน. La conclusione non รจ mai un punto finale, ma una porta aperta che ci invita a ripensare la nostra vita alla luce di quanto raccontato e a cogliere i fili di questa trama che si intrecciano e si annodano con la nostra vita, sempre se siamo disposti a farci raggiungere dal Risorto.
โDue di loro erano in camminoโ. Solo uno di loro ha un nome, lโaltro sono io che sono in cammino insieme e sto facendo un percorso opposto alla salvezza, vado da Gerusalemme, luogo del piรน grande Amore, a Emmaus, luogo della compensazione. Nei momenti di crisi, non siamo subito disponibili a rielaborare il dolore e le ferite ed รจ piรน facile fuggire che affrontare la realtร . Se ci stacchiamo dal centro siamo persone slogate, fuori luogo. Se perdiamo Cristo, non siamo al giusto posto. Allora anche i nostri piedi percorrono strade che ci portano dove non cโรจ vita, la nostra bocca chiacchiera ma รจ muta rispetto alla vita, le nostre orecchie non ascoltano, le nostre mani sono chiuse, contratte. Vorrei allora provare a riflettere sulle varie parti del corpo che in questo brano hanno un risalto proprio perchรฉ richiamano tutti i segni che Gesรน ha fatto durante la sua vita pubblica.
Se noi guardiamo i piedi di coloro che ci camminano accanto li leggiamo a partire da leggi piรน o meno vere o li leggiamo per il loro vero significato? Nel nostro leggere i piedi manifestiamo tutta la nostra paura e tutta la nostra tendenza a nascondere ciรฒ che siamo realmente. Perchรฉ usiamo i piedi del fratello? A cosa ci servono e perchรฉ abbiamo bisogno di metterli in campo? Cosa ci aspettiamo e cosa cerchiamo di nascondere delle nostre paure per non manifestare la realtร vera della vita?
Non importa se i discepoli sanno camminare e riescono a camminare bene. Non ci preoccupiamo neppure della direzione scelta da loro e da noi che manifesta tutta la nostra paura, non certo il nostro desiderio di vita vera. Ciรฒ che a noi dovrebbe interessare รจ dato dallโavere dei piedi finalizzati a fuggire o finalizzati a vivere, a mettere in campo la vita sempre piรน vera. Non possiamo essere con Cristo per fuggire e non per vivere. Ciรฒ che ci interessa รจ il camminare per vivere, non per fuggire o per manifestare al meglio la nostra fuga. I nostri piedi sono stati lavati e quindi guariti da Cristo, abilitati cosรฌ ad andare verso i fratelli.
I nostri occhi cosa guardano? I nostri occhi, cosa vedono? Cosa cโรจ che ci attrae e ci fa giudicare la realtร a partire dallโansia che alberga i nostri sguardi?
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ร importante cogliere cosa cerchiamo ma รจ altrettanto importante cogliere cosa vediamo nella realtร che ci รจ data. Verso cosa รจ rivolto il nostro sguardo? Anche camminando con il Signore nelle vicende di ogni giorno, i nostri occhi possono essere โimpediti a riconoscerloโ!
Quasi non รจ importante cosa vediamo. Ciรฒ che ci interessa รจ la veritร di ciรฒ che vediamo al di lร dalla sua natura. In ciรฒ che noi vediamo manifestiamo ciรฒ che รจ vero o manifestiamo la paura che abbiamo della realtร stessa, paura che ci porta a vedere e a leggere il tutto a partire da ciรฒ che non รจ vero?
I nostri occhi sono centrali e importanti per noi perchรฉ sanno vedere al di lร di ogni apparenza. ร riuscire a vedere la veritร di colui che incontriamo. Non siamo interessati alle veritร da vendere, siamo interessati a cogliere la veritร dellโessenza come incarnazione, come vita, come bellezza dello straniero, come bellezza della vecchiaia, come centralitร della tristezza e della stanchezza. Non siamo interessati alla falsa novitร , siamo chiamati alla bellezza della veritร e alla bellezza di quello che cโรจ, al di lร di ciรฒ che appare bene o male. Ciรฒ che ci importa รจ la veritร di ciรฒ che siamo. Cristo ha guarito i nostri occhi malati perchรฉ riescano finalmente a vedere la veritร , lโAmore e li rende capaci di vedere le necessitร dei fratelli.
Non possiamo vivere per la bocca: ci interessa una bocca non tanto che sappia parlare, quanto invece che sia interessata ad essere vitale e sia comunicante vita. Sapere parlare non รจ qualcosa di dipendente da una bocca che sa discutere, che sa avere ragione, che sa litigare, che sa chiacchierare per mettere vuoto al vivere. La nostra bocca รจ malata quando dice tante cose ma non dice nulla, non costruisce, รจ muta. Se la bocca รจ muta รจ perchรฉ non ascolta, quindi anche il nostro udito รจ compromesso.
Il volto scuro che รจ triste non si perde dietro una strada che mi parla di tante realtร , ciรฒ che importa รจ che mi parli del volto del fratello. La bellezza di uno sguardo e di un volto che sa stare alla porta per guardare la bellezza delle mani di chi incontra. Ci interessano le mani non per quello che portano ma per quello che sono. Non ci interessano belle, ci interessano vere per il cuore del fratello.
Le mani che vivono questa realtร , non la realtร di accumulo, manifestano la veritร di un cuore. Un cuore non attento ad avere in mano lโaltro. Un cuore vero interessato a incontrare lโaltro e a vivere lโaltro per quello che รจ, grazie al suo cuore non al suo portafogli. Ritornare, in tempo di risurrezione, a cogliere la bellezza del cuore del Risorto, รจ sapere ritornare a cogliere la bellezza di un cuore che รจ bello perchรฉ squarciato per amore. Un cuore che sa rincorrere le proprie fantasie accompagnato da una testa che travalica la normalitร di ogni giorno, non si fida delle fantasie, ricerca veritร di bellezza da vivere.
Riconoscere che camminiamo lontani dalla vita; riconoscere il nostro parlare finalizzato a litigare. Riconoscere i nostri occhi piรน schiavi dei propri deliri. Riconoscere la nostra sorditร come via di non cammino. La nostra vita va in direzione contraria piรน attenta al centro della vita.
Fonte – Scuola Apostolica
