Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 22 Ottobre 2019

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โ€œSiate prontiโ€ (v. 35). Pronti a cosa? โ€œVesti strette ai fianchi e lampade acceseโ€ (v. 35). Come chi attende pronto ad agire, a essere disponibile per ogni evenienza.

Ma noi attendiamo ancora? O lโ€™idea che il Signore torni non ci sfiora piรน e la nostra adesione al cristianesimo รจ credere a una bella filosofia di vita che non ci scomoda troppo?

Attendere il Signore senza sapere quando e dove verrร  significa sforzarci ogni giorno di incarnare la Parola che leggiamo nel vangelo. Quella Parola che รจ stata prima di tutto una vita vissuta in pienezza e nellโ€™amore.

Abbiamo una strada tracciata e un invito a non dimenticare che la responsabilitร  di percorrerla รจ interamente nostra. Come ci invita a fare la Prima lettera di Pietro, โ€œcingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarร  data quando Gesรน Cristo si manifesterร โ€ (1Pt 1,13).

Il nostro brano รจ un invito alla vigilanza, a essere nellโ€™atteggiamento di chi sa che nulla รจ scontato, che fermarsi nel cammino di sequela non significa riposarsi, ma retrocedere inesorabilmente.

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Essere pronti รจ essere prima di tutto vigilanti su noi stessi, per non essere seme soffocato dalle mille e marginali attivitร  che occupano la nostra vita. Altrimenti rischiamo di seccarci per mancanza dellโ€™acqua viva della Parola, inseguendo un frutto che non puรฒ venire se non nutrendo con costanza le radici della nostra interioritร .

Essere pronti e desti รจ essere consapevoli di comโ€™รจ facile non prendere sul serio il tempo prezioso di solitudine e silenzio che possiamo ricavare nelle nostre giornate fin troppo affaccendate. รˆ facile mettere in secondo piano o trascurare quello spazio di veritร  che ci viene offerto se abitiamo il vuoto senza fuggirlo.

Attendere รจ una parte irrinunciabile del credere perchรฉ la fede si basa su ciรฒ che non abbiamo e non sappiamo con certezza. รˆ lโ€™antidoto al possesso, alla pretesa di essere noi il centro, attori incontrastati degli eventi che ci capitano intorno e dentro, inizio e fine della realtร  che ci circonda.

Accettare di stare sospesi tra non sapere e sperare, tra intuire e non avere, ci spinge a camminare, a metterci in discussione perchรฉ la strada che ci insegna ad amare non ha fine, solo molti sentieri a volte intricati.

Cโ€™รจ una beatitudine nel saper attendere, nel vincere la tentazione di vivere di momento in momento senza passato e senza futuro. La dimensione del futuro che la parola attesa contiene in sรฉ รจ anche la dimensione del senso e della speranza e non concorda con la fretta del tutto e subito.

Nella calma, nel silenzio e nel guardare avanti e oltre possiamo trovare il gusto dellโ€™attesa, di chi pregusta la gioia e la festa che verranno giร  vivendole nellโ€™oggi.

Attendere non รจ essere inoperosi, รจ custodire la luce della lampada con lโ€™olio dello Spirito e incarnare nel nostro agire la Parola che abbiamo ascoltato.

Con questo orizzonte luminoso davanti possiamo costruire ogni giorno la possibilitร  di incarnare un frammento della promessa che abbiamo ricevuto.

Perchรฉ il Signore verrร , presto.

sorella Elisabetta

Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร  ancora svegli.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 35-38
ย 
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ย 
ยซSiate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
ย 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร  ancora svegli; in veritร  io vi dico, si stringerร  le vesti ai fianchi, li farร  mettere a tavola e passerร  a servirli.
ย 
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dellโ€™alba, li troverร  cosรฌ, beati loro!ยป.

Parola del Signore

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