Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 20 ottobre 2019.
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A volte รจ difficile non perdere la fede!
Un saggio dellโAT riassume cosรฌ lโesperienza accumulata durante la vita: โSono stato fanciullo e ora sono vecchio, ma non ho mai visto il giusto abbandonato, nรฉ i suoi figli mendicare il paneโฆ Il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi fedeli. Gli empi saranno distrutti per sempreโ (Sal 37,25.28).
Belle parole, ma ce la sentiremmo di sottoscriverle senza avanzare qualche riserva? Chi non conosce esempi che le contraddicono?
Due domeniche fa abbiamo sentito Abacuc lamentarsi con Dio. Nel Paese โ diceva โ dominano i malfattori si commette ogni sorta dโingiustizia e tu, Signore, non intervieni.
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Nella Bibbia si trovano stupende invocazioni a Dio per chiedere il suo intervento quando sulla terra la vita diventa intollerabile.
Il salmista implora: โSignore tu vedi. Rompi il tuo silenzio! Dio, da me non stare lontano. Dรจstati, svรจgliati, vieni in mia difesa, per la mia causa, Signore mio Dioโ (Sal 35,22-23).
NellโApocalisse i martiri innalzano al Signore il loro grido: โFino a quando, sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?โ (Ap 6,10).
Come mai Dio non risponde sempre e subito a queste suppliche?
Se, pur potendo, egli non pone fine allโingiustizia, puรฒ forse essere considerato innocente?
Come giustifica il suo silenzio?
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โAnche se non sempre me ne rendo conto, tu Signore mi proteggi allโombra delle tue aliโ.
Prima Lettura (Es 17,8-13a)
In quei giorni, 8 Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim. 9 Mosรจ disse a Giosuรจ: โScegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starรฒ ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dioโ.
10 Giosuรจ eseguรฌ quanto gli aveva ordinato Mosรจ per combattere contro Amalek, mentre Mosรจ, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle.
11 Quando Mosรจ alzava le mani, Israele era il piรน forte, ma quando le lasciava cadere, era piรน forte Amalek. 12 Poichรฉ Mosรจ sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e lโaltro dallโaltra, sostenevano le sue mani. Cosรฌ le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. 13 Giosuรจ sconfisse Amalek e il suo popolo.
Gli amaleciti erano una tribรน nomade che viveva nelle regioni desolate del deserto del Sinai. Pochi popoli sono stati odiati dagli israeliti quanto loro.
Avevano commesso un crimine imperdonabile. Gli israeliti che erano in cammino verso la Terra Promessa dovevano attraversare il loro territorio. Stanchi per il viaggio, chiedevano solo un poโ dโacqua e gli amaleciti, invece di aiutarli, li assalirono e uccisero i piรน deboli della retroguardia della carovana (Dt 25,17-19).
La lettura di oggi si riferisce ad uno dei primi scontri avvenuti con questa tribรน.
Dice il testo che Mosรจ ordinรฒ a Giosuรจ di attaccarli, mentre egli, assieme ad Aronne e a Hur, sarebbe salito sul monte per invocare lโaiuto di Dio (vv.12-13).
Accadde allora che, mentre Mosรจ stava con le mani alzate in preghiera, Giosuรจ vinceva, ma non appena, per la stanchezza, egli le lasciava cadere, gli ameleciti avevano la meglio (v.11).
Come riuscire a mantenere sempre elevate in preghiera le braccia di Mosรจ? Aronne e Hur trovarono la soluzione: posero Mosรจ seduto su di una pietra ed essi, uno a destra e lโaltro a sinistra, gliele sostennero. Rimasero cosรฌ fino a sera e Israele sbaragliรฒ gli amaleciti.
Il brano biblico non vuole essere un invito a chiedere a Dio la forza per uccidere i nemici!
I popoli dellโantichitร ritenevano che gli dei combattessero a fianco del popolo che li adorava. Noi oggi, istruiti da Gesรน, sappiamo che questa รจ una concezione di Dio arcaica e rozza.
Lโepisodio narrato nella lettura รจ stato inserito nella Bibbia perchรฉ ha un messaggio teologico: ci insegna che chi vuole raggiungere obiettivi superiori alle sue forze, deve pregareโฆ senza stancarsi.
Ci sono risultati che non possono essere ottenuti se non mediante la preghiera. Ci confrontiamo con nemici che cโimpediscono di vivere, che ci tolgono il respiro: lโambizione, lโodio, le passioni sregolate.
Se per un solo momento lasciamo cadere le braccia, se interrompiamo la preghiera, immediatamente questi nemici prendono il sopravvento e a noi non rimane che rassegnarci alla drammatica esperienza della sconfitta.
Le braccia vanno mantenute alzateโฆ fino a sera, fino al termine della vita, senza stancarsi.
Seconda Lettura (2 Tm 3,14-4,2)
Carissimo, 14 rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi lโhai appreso 15 e che fin dallโinfanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesรน.
16 Tutta la Scrittura infatti รจ ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perchรฉ lโuomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
4,1 Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesรน che verrร a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: 2 annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimitร e dottrina.
Per quali valori vale la pena giocarsi la vita? Quali principi inculcare nei figli? Dovranno essere educati a competere e a sopraffare o ad aiutare i piรน deboli? Che valore dare al denaro, alla famiglia, ai figli, alla salute, alla propria immagine sociale, al successo? Le risposte a questi interrogativi sono molte e divergenti. Qual รจ quella giusta?
Le soluzioni proposte dagli uomini sono incerte e mutevoli, condizionate spesso piรน dalla moda che da solide motivazioni.
Paolo suggerisce a Timoteo il punto di riferimento sicuro: le Sacre Scritture. Per convincerlo gli richiama il legame, anche affettivo, che lo lega alla fede. Gli ricorda che in essa รจ stato educato fin dallโinfanzia, โfede schietta che fu prima nella tua nonna Lรฒide, poi in tua madre Eunรฌceโ (2Tm 1,5).
Continuando, spiega il valore della Sacra Scrittura. Essa โ dice โ โรจ ispirata da Dio ed รจ utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perchรฉ lโuomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buonaโ (vv.14-16).
Chi ha trovato questo tesoro, non puรฒ nasconderlo o considerarlo un bene da godere in solitudine, deve comunicare la sua scoperta ai fratelli.
Paolo scongiura Timoteo โ e attraverso lui tutti gli animatori delle comunitร โ di approfittare di ogni occasione per far conoscere il Vangelo (2Tm 4,1-2).
LโApostolo รจ preoccupato che la fede dei discepoli venga adeguatamente alimentata. Non con dottrine avariate, ma con lโunico cibo nutriente e solido: la parola di Dio contenuta nei testi sacri. Negli stessi anni Pietro, rivolgendosi ai neofiti, impiega unโaltra immagine commovente: paragona questa Parola al latte che la madre chiesa offre ai suoi figli. Dice: โCome bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezzaโ (1Pt 2,2).
ร un invito a tutte le comunitร a non ridurre la vita cristiana a devozioni, alla ripetizione di riti e cerimonie religiose, ma a dare importanza allo studio e alla meditazione della sacra Scrittura.
Vangelo (Lc 18,1-8)
1 Disse loro una parabola sulla necessitร di pregare sempre, senza stancarsi:
2 โCโera in una cittร un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella cittร cโera anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sรฉ: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poichรฉ questa vedova รจ cosรฌ molesta le farรฒ giustizia, perchรฉ non venga continuamente a importunarmiโ.
6 E il Signore soggiunse: โAvete udito ciรฒ che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farร giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farร a lungo aspettare? 8 Vi dico che farร loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dellโuomo, quando verrร , troverร la fede sulla terra?โ.
La preghiera non puรฒ essere un modo per forzare Dio a fare la nostra volontร . Perchรฉ allora siamo invitati a rivolgerci a lui con insistenza? Che senso ha la preghiera?
A queste domande Gesรน risponde oggi con una parabola (vv.1-5) e con unโapplicazione alla vita delle comunitร (vv.6-8).
La parabola comincia con la presentazione dei personaggi.
Il primo รจ un giudice il cui compito dovrebbe essere quello di proteggere i deboli e gli indifesi, invece รจ un senzadio, uno che non prova sentimenti di pietร (v.2). Egli stesso, nel suo soliloquio, riconosce che la cattiva reputazione che si รจ fatto รจ del tutto giustificata: โNon temo Dio โ dice โ e non ho rispetto per nessunoโ (v.4). La descrizione che Gesรน fa di questโuomo รจ quanto mai realistica. Viene da pensare che si riferisca a qualche caso di sfacciata ingiustizia di cui ha sentito parlare o รจ stato testimone.
Il secondo personaggio รจ la vedova. Nella letteratura dellโantico Medio Oriente e nella Bibbia รจ il simbolo della persona indifesa, esposta ai soprusi, vittima di soperchierie, che non puรฒ ricorrere a nessuno se non al Signore. Il Siracide si commuove di fronte alla sua condizione e minaccia chi abusa di lei: โIl Signore รจ giudice. Egli ascolta la supplica dellโoppresso e non trascura le grida dellโorfano o della vedova quando si sfoga nel suo lamento, mentre le lacrime le rigano le guance e il gemito si aggiunge alle lacrime. Il suo dolore ottiene il favore di Dio e il suo grido attraversa le nubiโ (Sir 35,14-21).
Nella parabola รจ messa in scena una vedova che ha subรฌto ingiustizia. Forse รจ stata ingannata in un trapasso dโereditร o รจ stata vittima di qualche raggiro, forse qualcuno ha sfruttato il suo lavoro, certo ha subito un torto e rivendica i suoi diritti, ma nessuno le dร retta. Non ha i soldi per pagarsi un avvocato, non conosce nessuno che possa perorare la sua causa, nessuno cui possa raccomandarsi. Ha in mano una sola carta e la gioca: importuna il giudice andando e ritornando da lui in continuitร , con ostinazione, a costo di sembrare indiscreta (v.3).
Dopo aver presentato i due personaggi la parabola continua con il soliloquio del magistrato il quale un giorno decide di dare soluzione al caso. Non perchรฉ si รจ reso conto del suo comportamento scorretto, รจ solo stanco e infastidito dallโinsistenza della donna. Dice: questa vedova รจ troppo molesta, mโimportuna, รจ diventata insopportabile (vv.4-5).
La parabola si conclude qui. I versetti seguenti (vv.6-8) contengono unโattualizzazione. Li commenteremo piรน avanti. Prima vediamo di cogliere il senso e il messaggio della parabola.
Chi rappresenta il giudice iniquo? La risposta sembra scontata, anche se piuttosto imbarazzante: รจ Dio. Invece non รจ cosรฌ.
Questo personaggio in realtร รจ secondario, รจ introdotto solo per creare la situazione insostenibile in cui รจ coinvolta la vedova. ร su questa situazione che Gesรน vuole richiamare lโattenzione. Essa รจ la condizione in cui i discepoli si vengono a trovare in questo mondo, che รจ ancora dominato dal maligno e profondamente segnato dalla morte.
Al tempo di Gesรน lโingiustizia si concretizzava in sistemi oppressivi politici, sociali e religiosi. Oggi รจ rappresentata dai soprusi, dalle frodi ai danni dei piรน poveri e anche da quegli avvenimenti inspiegabili, assurdi che ci turbano e che sono contrari al nostro anelito di vita.
Che fare in queste situazioni?
Ecco il messaggio della parabola: pregare. Gesรน lโha raccontata โ dice lโevangelista โ per inculcare la convinzione che รจ necessario pregare sempre, senza stancarsi (v.1).
La preghiera รจ il grande mezzo per non perdere la testa anche nei momenti piรน difficili e drammatici, quando tutto sembra congiurare contro di noi e contro il regno di Dio.
Come si fa a pregare sempre?
La preghiera non va identificata con la monotona ripetizione di formule che snervano chi le recita, il prossimo che le ascolta e โ credo โ anche Dio che si annoia certamente a sentirle se non sono espressione di un autentico sentimento del cuore (Cf. Am 5,23).
Gesรน ha richiamato i discepoli a non fare come i pagani che credono di venire ascoltati a forza di parole (Mt 6,7).
La preghiera vera, quella che non deve mai essere interrotta, consiste nel mantenersi in costante dialogo con il Signore.
Il dialogo con lui ci fa valutare la realtร , gli avvenimenti, gli uomini con i suoi criteri di giudizio. Vagliamo con lui i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre reazioni, i nostri progetti.
Pregare sempre significa non prendere alcuna decisione senza aver prima consultato lui. Se anche per un solo istante si dovesse interrompere questo rapporto con Dio, se โ per usare lโimmagine della prima lettura โ si lasciano cadere le braccia, immediatamente i nemici della vita e della libertร prendono il sopravvento. Nemici che si chiamano passioni, pulsioni incontrollate, reazioni istintive. Si creano le premesse per le scelte insensate.
ร la preghiera che permette, ad esempio, di controllare lโimpazienza nel volere instaurare il regno di Dio a tutti i costi e ricorrendo a qualunque mezzo. ร la preghiera che ci impedisce di forzare le coscienze e ci insegna a rispettare la libertร di ogni persona.
La conclusione del brano (vv.6-8) รจ piuttosto enigmatica. Lโultima frase: โMa il Figlio dellโuomo, quando verrร , troverร la fede sulla terra?โ sembra insinuare il dubbio sul successo finale dellโopera di Cristo. Per comprenderla รจ necessario verificare chi sta parlando e chi sono i destinatari del messaggio, poi si deve anche apportare una correzione alla traduzione.
Chi prende la parola รจ il Signore che nel Vangelo di Luca indica il Risorto. Si rivolge agli eletti che sono i cristiani perseguitati delle comunitร di Luca. ร ai loro interrogativi angoscianti che si vuole dare una risposta.
Siamo negli anni 80 e in Asia Minore รจ iniziata una persecuzione subdola piรน che violenta. Domiziano pretende che tutti lo adorino come un Dio. Lโistituzione religiosa pagana, servile e adulatrice, si รจ subito adeguata e asseconda le eccentricitร maniacali del sovrano. I cristiani no. Non possono โ come dice il libro dellโApocalisse (Ap 13) โ inchinarsi davanti alla โbestiaโ (il divo Domiziano) e per questo subiscono angherie e discriminazioni.
Ora risulta chiaro chi รจ la vedova della parabola: รจ la chiesa di Luca, la chiesa cui รจ stato sottratto lo Sposo, รจ la comunitร che attende la sua venuta, anche se non conosce nรฉ il giorno nรฉ lโora del suo ritorno e che ogni giorno, con insistenza, implora: โVieni Signore Gesรนโ (Ap 22,20).
A questa invocazione il Signore dร una risposta consolante, con una domanda retorica ย (E Dio non farร giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui?) seguita da unโaffermazione perentoria (Sรฌ, vi dico: egli farร loro giustizia e molto presto! Anche se li fa a lungo aspettare). Avrete notato che alla fine รจ stato tolto il punto interrogativo. Questa modifica alla traduzione rende piรน coerente il senso del testo.
La maggior tentazione dei cristiani sono lo scoraggiamento e la sfiducia di fronte alla lunga attesa dello Sposo che tarda a manifestarsi, che tollera lโingiustizia.
Lโultima frase: โMa il Figlio dellโuomo, quando verrร , troverร la fede sulla terra?โ non si riferisce alla fine del mondo, ma alla venuta salvatrice di Cristo in questo mondo.
Di fronte allโinspiegabile lentezza del giudice la vedova avrebbe potuto rassegnarsi e disperare di poter un giorno ottenere giustizia.
Il Signore vuole mettere in guardia la comunitร cristiana contro il pericolo rappresentato dallo scoraggiamento, dalla rassegnazione, dal pensiero che lo Sposo non torni piรน a โfare giustiziaโ. Egli verrร certamente, ma troverร i suoi eletti pronti ad accoglierlo? A qualcuno il suo tardare potrebbe aver fatto perdere la fede.
