Ventiseiesima domenica durante l’anno – Am 6,1.4-7/ 1Tm 6,11-16/ Lc 16,19-31
Lazzari ed epuloni
Facciamoci due conti in tasca, cosรฌ come mettiamo molto impegno nelle cose della terra, e nella gestione dei soldi, in particolare. Investiamo in ciรฒ che davvero puรฒ colmare il nostro cuore, senza lasciarci riempire la testa dallโansia dellโaccumulo.
Cosรฌ diceva la Parola domenica scorsa e oggi, a degna conclusione, Luca ci lascia una tragica parabola che ci scuote nel profondo: la storia di Lazzaro e il ricco epulone (che ho scoperto essere un soprannome che potremmo tradurre: โfestaiolo e mangioneโ). Un storia che potrebbe ben descrivere la stridente contraddizione del nostro mondo attuale, che costringe alla morte per fame centinaia di migliaia di persone, mentre per molti la preoccupazione รจ quella di perdere di pesoโฆ
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Nomi
Dio conosce per nome il povero Lazzaro (Il nome in Israele รจ manifestazione dellโintimo: Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha nome il ricco epulone che โ peraltro โ non รจ descritto come una persona particolarmente malvagia, ma solo troppo assorbita dalle sue cose per accorgersi del povero che muore davanti a causa suaโฆ
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Dio non conosce il ricco epulone, egli รจ bastante a se stesso, non ha bisogno di Dio, non si pone, allโapparenza, alcun problema religioso, รจ saldamente indifferente e si tiene debitamente lontano dalla sua interioritร .
E Dio rispetta questa distanza.
Il cuore della parabola non รจ la vendetta di Dio che ribalta la situazione tra il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare, in una sorta di pena del contrappasso.
Il senso della parabola, la parola chiave per capire di cosa parliamo, รจ: abisso.
Abissi
Cโรจ un abisso fra il ricco e Lazzaro, cโรจ un burrone incolmabile.
La vita del ricco, non condannato perchรฉ ricco, ma perchรฉ indifferente, รจ tutta sintetizzata in questa terribile immagine: รจ un abisso la sua vita.
Probabilmente buon praticante (Come causticamente dice Amos condannando i potenti del Regno del sud indifferenti al crollo del Regno del Nord, avvenuto ad opera degli Assiri nel 722 a.C.), non si accorge del povero che muore alla sua porta.
Lโabisso invalicabile รจ nel suo cuore, nelle sue false certezze, nella sua supponenza, nelle sue piccole e inutili preoccupazioni.
In altri tempi, questโatteggiamento veniva chiamato โomissioneโ: atteggiamento che descrive un cuore che si accontenta di stagnare, senza valicare lโabisso e andare incontro al fratello.
Abisso di chi pensa di essere sufficientemente buono, e devoto e normale rispetto al mondo esterno, malvagio e corrotto. Di chi pensa di non essere migliore, ma certo non peggiore dei tanti delinquenti che si vedono in giro.
Lโobiezione โChe ci posso fare?โ, di fronte alle immense ingiustizie dei nostri giorni, qualche offerta caritativa, qualche buona devozione, tacitano e asfaltano le coscienze, intorpidiscono il cuore.
E lโabisso diventa invalicabile. Neppure Dio riesce a raggiungerci.
Di nuovo il sociale
No, non so cosa fare di fronte alle tragedie di questo mondo.
So che non posso rifugiarmi nel caloroso rapporto intimo con Dio; so che se la mia fede non valica la mia devozione personale e diventa servizio, impegno, resta sterile. Come dicevamo domenica scorsa, il Signore loda la scaltrezza, lโarguzia di chi si siede e riflette, cerca soluzioni.
Lร dove viviamo siamo chiamati ad amare nella concretezza.
Se abbiamo giร compiuto le nostre scelte, lavorative, affettive, siamo chiamati a vivere una cittadinanza consapevole, che si fa carico del proprio vicino, come il Samaritano.
Se sentiamo che questo mondo ci va stretto, che questa vita che altri hanno scelto per noi e che altri dirigono, possiamo avere il coraggio del dono: partire, restare, cambiare, lโimportante รจ agire con amore umile e concreto.
Siete una coppia giovane? Perchรฉ non partite per qualche anno di volontariato internazionale? Hai finito la tua stagione lavorativa? Perchรฉ non apri una cooperativa sociale o ti inventi qualcosa per gli ultimi?
Lโho visto, amici lโho visto con questi miei occhi.
Giovani coppie partire per il Brasile o la Colombia, per creare cultura, consapevolezza. Nonni in etร di pensione tirar su delle cooperative che danno lavoro a decine di diversamente abili. Giovani dedicare lโestate a fare campi di lavoro in Romania e in Albania.
Siamo chiamati a riconoscere Lazzaro, insomma, a riconoscere la sua presenza in mezzo a noi.
Compassione
Ma, prima dellโimpegno, esiste un atteggiamento che, tutti, possiamo avere, anche se non siamo in grado o non possiamo fare nulla di diverso da quello che stiamo giร facendo.
Stai serena sorella che lavori e ti occupi di tuo marito e dei tuoi bambini: quella รจ la tua Nigeria. Staโ sereno fratello che stai studiando economia: in quel mondo di squali sei chiamato a disegnare nuovi sentieri di umanizzazione!
Ma tutti, tutti noi, sempre, siamo chiamati a vedere, a capire, a prendere a cuore.
Dio si รจ chinato sulla sofferenza degli uomini. Prima del ragionamento sociale o politico, prima dellโarrendersi o del rimboccarsi le maniche, prima di tutto, siamo chiamati ad avere compassione. A sentire dentro, a sentire il dolore come Dio lo sente (Quando dolore in Dio! Quanto amore, in lui!). Questo sรฌ, tutti possiamo viverlo.
Un mondo pieno di compassione adulta (non pietistica, non mielosa, non rassegnata) cambierebbe il nostro fragile e incarognito mondo, statene certi.
Soluzioni
Il Vangelo di oggi, concludendo la riflessione di domenica scorsa, ci dice che lโanticonsumismo รจ la solidarietร , la condivisione. Una condivisione, perรฒ, intelligente.
ร finito il tempo delle elemosine โuna tantumโ, dellโEuro sganciato per far tacere il fastidio dellโinsistenza di chi chiede e la coscienza. Dio chiama per nome Lazzaro, non gli sgancia un Euro. Si lascia coinvolgere, ascolta le sue ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere. Cosรฌ la nostra comunitร , sempre piรน, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo a noi nuove forme di solidarietร che rispondano alle nuove forme di povertร .
La sete del ricco, finalmente sete di chi ha capito, รจ una sete che fin d’ora percepiamo se abbiamo il coraggio di ascoltarci dentro.
Lโammonimento di Amos che condanna gli โspensierati di Sionโ, cioรจ i superficiali di tutti i tempi, ci aiuta a spalancare gli occhi e vedere i nuovi Lazzaro alla porta.
Infine ci giunge un richiamo forte alla conversione: epulone rimpiange il fatto di avere vissuto con superficialitร i tanti richiami che gli venivano fatti, ed invoca un miracolo per ammonire i suoi fratelli. Ma non gli sarร dato alcun miracolo, alcun segno ulteriore: ha avuto sufficienti occasioni per capire. E per cambiare.
I profeti e la Parola del vangelo dimorano abbondanti in mezzo a noi, a noi di accoglierli!
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