Commento al Vangelo del 28 Ottobre 2018 – p. Roberto Mela scj

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Occhi aperti, nel cammino

Geremia, profeta in patria e in esilio
Il profeta Geremia si trova a vivere sotto il regno del pio re Giosia (640-609 a.C. โ€“ che perรฒ muore nel 609 a Meghiddo, in battaglia contro il faraone Necao โ€“ e sotto i re successivi che patiranno la distruzione di Gerusalemme e lโ€™esilio in Babilonia. A Geremia, che aveva caldeggiato la resa ai babilonesi, viene concesso di rimanere in patria, ma, dopo lโ€™assassinio del governatore Godolia, insediato dai vincitori, da parte di Ismaele figlio di Netania, sarร  costretto dai capi delle bande armate e da Giovanni figlio di Karรจah a scendere in Egitto, dove morirร  (a Tafni?), fuori della terra di Israele, svolgendo il suo ministero (cf. Ger 44).

Il libro che raccoglie la sua predicazione e la sua vita termina con la menzione della liberazione di Ioiachรฌn dalla prigione di Babilonia (565 a.C.), col permesso di assidersi alla mensa del re Evil-Merodร c, quale re-vassallo in prigionia dorata. Lโ€™evento รจ visto dai redattori finali del libro quale preannuncio della fine dellโ€™esilio e del prossimo ritorno in patria, che avverrร  nel 538 a.C. con lโ€™editto di Ciro II il Grande.

La prima parte del libro di Geremia (Ger 1โ€“25) contiene gli oracoli contro Giuda e Gerusalemme, mentre i restanti capitoli (Ger 26โ€“52) riportano le parole del profeta sulla fine di Gerusalemme e delle nazioni. รˆ utile tener presente che i capitoli riguardanti gli oracoli contro le nazioni sono trasferiti dalla versione dei LXX dopo il c. 25.

Con Ger 26,1โ€“35,19 inizia la seconda parte del libro. Viene descritto lโ€™inizio del calvario di Geremia e vengono riportati alcuni oracoli di salvezza. Si tratta di ยซnarrazioni sullo scontro di Geremia con i falsi profeti (cc. 27โ€“29), brani in poesia e prosa sulla futura restaurazione del popolo (cc. 30โ€“32 [sic, ma 33]) e due episodi che dimostrano come lโ€™infedeltร  alla parola di Dio sia causa di sventura, mentre la fedeltร  produca la vita (cc. 34โ€“35)ยป (V. Lopasso).

Ger 30,1โ€“33,26 costituisce quello che รจ comunemente chiamato โ€œIl libro della consolazioneโ€. Si tratta di una raccolta in gran parte di oracoli di salvezza fondati sullโ€™oracolo di 29,10-14, nel quale si annunciava la restaurazione nel paese dei padri.

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Ger 30,1โ€“31,40 annuncia il ritorno in patria (30,4โ€“31,22) e celebra la santitร  di Gerusalemme e la nuova alleanza (31,23-40).

Dopo lโ€™introduzione (30,1-3), si annuncia la liberazione dalla calamitร  (30,4-7), il nuovo servizio (30,8-9), il rimpatrio (30,10-11), la guarigione delle piaghe (30,12-17), la restaurazione del popolo nel paese (30,18-21), il giudizio sugli empi (30,22โ€“31,3), il ripristino delle condizioni di vita nel paese (31,4-6), il rimpatrio di Israele (31,7-9), la gioia del ritorno (31,10-14), la fine dellโ€™esilio (31,15-22), la santitร  del tempio e di Gerusalemme (31,23-26), il ripopolamento del paese e la responsabilitร  nel peccato (31,27-30), la nuova alleanza (31,31-34), lโ€™attaccamento di YHWH a Israele (31,35-37) e la consacrazione di Gerusalemme (31,38-40).

Tutto il c. 31 presenta problemi di interpretazione particolari. Il grande esegeta Alonso Schรถkel si domanda: si tratta di un oracolo unitario, composto con coerenza? รจ indirizzato ai sopravvissuti del regno settentrionale? La composizione finale sembra posteriore alla creazione dei singoli brani, alcuni dei quali si riferivano a Giuda o ai due regni uniti, mentre altri sono introdotti da formule al futuro (vv. 27.28.29.31) che si inquadrano con lโ€™insieme quanto a tematica ma se ne allontanano quanto a stilistica. Quanto ai destinatari, sono gli israeliti fedeli del regno settentrionale? o i giudei in genere? o tutti quelli che si rifanno al nome storico di Israele? E risponde: ยซLa composizione si rivolge fondamentalmente a โ€œIsraeleโ€, chiunque sia tale personaggio poeticoยป.

Gioia per il rimpatrio di Israele
La formula del messaggero (kลh โ€™ฤmar YHWH) introduce una mitragliata di cinque imperativi gioiosi: ยซGridate di gioia, ยซesultateยป, ยซfate(lo) udireยป, ยซlodateยป, ยซditeยป. Tutti devono gridare di gioia per Giacobbe e Israele. Giacobbe, il progenitore delle tribรน, รจ chiamato ยซprimogenito delle nazioniยป, un titolo che ricorre altrove solo in 2Sam 22,44 e nel parallelo Sal 18,44. รˆ una qualifica che evidenzia la sua superioritร  e quindi il rapporto privilegiato con YHWH. Normalmente lโ€™appello alla gioia si basa sul ricordo delle azioni prodigiose compiute da YHWH a salvezza del suo popolo (cf. Is 44,23, 48,20; 49,13;54,1), mentre in questo caso si basa sullโ€™invocazione dellโ€™intervento divino a salvezza del popolo (hรดลกaโ€˜/salva!), denominato โ€œresto di Israele /ลกeโ€™ฤ“rรฎt Yiล›rฤฤ“lโ€.

Alonso Schรถkel e la traduzione CEI 2008 interpretano la forma verbale hรดลกaโ€˜ come qatal, un passato (ยซha salvatoยป), come del resto la LXX (esลsen), ma la forma appare essere un imperativo hiphil (ยซsalva!ยป). Lo studioso spagnolo cerca di identificare i personaggi in campo e, siccome si sta parlando di Israele e di Giacobbe in terza persona singolare, come motivo della gioia, e alle nazioni parlerร  al v. 10, ritiene che in questo testo si parli a Giuda. ยซIl fratello rimasto a casa deve rallegrarsi del ritorno del fratello prodigo. Non deve considerarlo come un pagano in piรน (goyyim, si veda 2Re 17,8,11.15.29,23), ma come โ€œcapoโ€ di essi, secondo la promessa di Dt 28,13 (benedizioni), quale vero popolo di Dio (โ€˜am). E deve intonare per lui lโ€™inno di lode. Si puรฒ paragonare questa lode con quella di Gerusalemme al ritorno degli esiliati, in Is 52,8sยป.

La risposta di YHWH รจ pronta: ยซEccomi presente per far venire (hinenรฎ mฤ“bรฎโ€™) il popolo dal paese del settentrioneยป. In Ger 6,21-22 il profeta aveva annunciato a Israele lโ€™irruzione di un popolo (โ€˜am) โ€“ una grande nazione (gรดy gฤdรดl) โ€“ dal paese del settentrione, โ€œdai posti piรน remoti della terra / (miyyarketรช-โ€™ereแนฃ)โ€. Gente munita di arco e frecce, nemici crudeli e senza misericordia.

Radunerรฒ
Ora YHWH annuncia che li โ€œradunerร  / weqibbaแนฃtรฎmโ€ (cf. Ez 11,17; 20,34; 34,12.13; 36,24; 37,21; Sof 3,19s) dai ยซposti piรน remoti della terraยป. Se รจ originale e non unโ€™aggiunta ispirata a Is 35, il v. 8b ยซindicherebbe una speranza di ritorno anche per gli esiliati nelle regioni lontane dellโ€™Assiria in occasione della caduta di Ninive (anno 611)ยป (Alonso Schรถkel).

La LXX traduce il verbo โ€œradunerรฒโ€ con โ€œsynaxลโ€ (<synagล), il che fa pensare a un ritorno visto come il raduno non solo di soldati ma di una โ€œgrande assemblea / qฤhฤl gedรดlฤhโ€ costituita anche di persone bisognose di aiuto perchรฉ in condizioni di precarietร  e non in grado di marciare speditamente. Fra di essi ci sono il cieco che non vede dove porre il piede, lo zoppo che รจ impedito a camminare veloce, la donna incinta che si muove a fatica perchรฉ appesantita, la partoriente che occorre trasportare perchรฉ in attesa imminente di dare alla luce il proprio piccolo.

Normalmente queste persone sono tutte escluse dal servizio liturgico (cf. Lv 21,18). Le ultime menzionate lo sono in quanto considerate impure (cf. Lv 21,1-8). Ma la gravidanza che appesantisce e rallenta il cammino รจ, allo stesso tempo, pegno di futuro fecondo, crescita numerica, speranza di un domani migliore. I dolori della puerpera sono proverbiali (cf. Ger 6,24; 14,5; 15, 9.22.23) e possono bloccare parte della carovana. Ma il parto raddoppierร  la gioia.

Sembra quasi che siano le donne a portare con sรฉ il resto, la successione, il futuro di un popolo. Sembra addirittura che la vita nel suo fiorire naturale e la sofferenza dellโ€™esilio abbiano โ€œpurificatoโ€ laicamente il popolo, di modo che tutti possono partecipare alla nuova grande assemblea. YHWH รจ attento alla vita che spinge per vedere la luce, guarda alla fragilitร , si adatta al passo corto e incerto dei deboli e non alle marce dei bersaglieri.

Efraim, mio primogenito
Col v. 9 il tema materno cede il paso a quello paterno. YHWH dichiara che Efraim รจ il suo primogenito. La variante rispetto a โ€œIsraeleโ€ e โ€œGiacobbeโ€ allude alla storia di Manasse ed Efraim (Gen 48,8-20), quando Giacobbe, morente, trasferisce i diritti di primogenitura al figlio cadetto di Giuseppe, Efraim: ยซCosรฌ pose Efraim prima di Manasseยป (Gen 48,20b). Questa รจ una lezione per Giuda. Non deve temporeggiare incerto nellโ€™accogliere i fratelli del nord, che continuano a essere ยซil figlio primogenitoยป di YHWH. Non lโ€™idolo (2,27) ma YHWH รจ il vero padre (cf. 3,4.19; cf. Dt 32,6) e il popolo il suo โ€œfiglioโ€, come affermato nelle antiche tradizioni settentrionali poi confluite nel Deuteronomio e in Osea (cf. Os 2,1; 11,1; cf. Ger 3,19; 4,22).

Fiumi ricchi dโ€™acqua
Il ritorno dallโ€™esilio vedrร  un ampliamento di prospettive, lโ€™eliminazione di emarginazioni religiose, un ribaltamento completo di comportamenti e di stati dโ€™animo complessivi. YHWH non preparerร  piรน dei trabocchetti perchรฉ il popolo inciampi nel cammino (cf. 6,21). Al contrario, lo condurrร  per una โ€œvia diritta/piana / derek yฤลกฤrโ€.

Lโ€™animo che pervaderร  il popolo non sarร  piรน quello del pianto desolato dellโ€™andata, ma quello della consolazione. La meta non sarร  un deserto arido, ma torrenti dโ€™acqua abbondanti. Le immagini rimandano ad uno scenario di speranza ormai costituito attorno a una costellazione di certezze di salvezza. Anche il Secondo Isaia parla di una consolazione promessa da YHWH al suo popolo: egli si farร  buon pastore che guida il suo gregge a pascoli ricchi di acqua e di pastura cf: Is 40,11; 41,18; 43,19-20; 44,3-4; 48,21, 49,10).

In cammino
Gesรน ha concluso la prima parte della sua missione. Non si tratta ora solo di conoscerlo, ma di seguirlo. Lui รจ in cammino (Mc 8,27; 9,33.34; 10,17.32).

Lโ€™evangelista ci fa transitare progressivamente dal ministero galilaico di Gesรน (cf. Mc 9,30 Galilea, 33 Cafarnao; 10,17 ยซuscendoยป, 32 ยซsul camminoยป) alle sue ultime giornate a Gerusalemme.

Lโ€™episodio della guarigione di Bartimeo a Gerico conclude il percorso di illuminazione e di insegnamento rivolto al popolo e soprattutto ai suoi discepoli piรน vicini. ยซCosa volete che io faccia per voi?ยป, aveva chiesto a Giacomo e Giovanni (10,36). Gesรน rivolgerร  la stessa domanda a Bartimeo, pur vedendo benissimo ciรฒ di cui aveva bisogno. Gesรน stimola perรฒ la risposta esplicita dellโ€™interessato perchรฉ lโ€™uomo prenda in mano con decisione la propria vita ed, eventualmente, lo possa seguire anche fisicamente nel suo cammino di ascesa a Gerusalemme.

Marco compone un racconto di transizione da una sezione (9,30โ€“10,52 โ€œLa sezione del camminoโ€) alla successiva, che si svolgerร  interamente a Gerusalemme. Una scena che aiuta tutti i discepoli a rafforzare la propria fede, aprire gli occhi sul dono che Gesรน farร  di se stesso e rendersi disponibili a condividere la sua pro-esistenza fino al giorno supremo.

Gerico
Gesรน giunge a Gerico, la โ€œcittร  delle palmeโ€, sede del palazzo invernale di Erode il Grande, la cittร  piรน bassa del mondo (- 256 metri s.l.m.), situata a pochi chilometri dalla fossa del Mar Morto (- 423 metri s.l.m. nel 2018), โ€œil Mare del Sale/Yam ha Melaแธฅโ€, chiamato Asfaltide al tempo di Gesรน. Gesรน percorre il Ghor (โ€œla fossaโ€ che scende dalla Galilea lungo il Giordano.

Gesรน scende in profonditร , nel caldo asfissiante dellโ€™oasi ricca sรฌ di palme, ma ancor piรน simbolo della bassezza a cui il male riduce lโ€™umanitร  (cf. Zaccheo, capo dei pubblicani, in Lc 19,1-10). Nella scena โ€œliturgicaโ€ della โ€œguerra di YHWHโ€, al suono delle trombe le mura di Gerico erano viste crollare allโ€™entrata del popolo nella terra della promessa (cf. Gs 5,13โ€“6,21, spec. v. 20). La โ€œconquistaโ€ della cittร  (che al tempo forse non esisteva neppure piรน) era un dono dallโ€™alto, non il frutto di una conquista umana del prode Giosuรจ, ยซforte e coraggiosoยป (Gs 1,18; cf. Gs 1,16-18; Dt 34,9).

Professione: mendicante; segni particolari: cieco
Gesรน โ€œtrafiggeโ€ la cittร , entrando e uscendo da essa, assumendone tutto il male asfissiante. Allโ€™uscita dal buco nero, in una posizione โ€œmortaleโ€, giace (ekathฤ“to) sconsolato e disperato, un morto vivente. Bartimeo รจ figlio di Timeo, cioรจ probabilmente โ€œfiglio di Tameo (aram. แนฌฤmฤ“โ€™)โ€, cioรจ โ€œfiglio dellโ€™impuroโ€ (meno probabile lโ€™etimologia attribuita a san Girolamo: Barsemia, filius caecus). Oltre alla cecitร , Bartimeo portava lo stigma dellโ€™esclusione sociale e religiosa trasmessagli dal padre, forse reso impuro in permanenza da qualche imperfezione fisica. Lโ€™insistenza sul ricordo del nome proprio forse allude al fatto che fosse conosciuto al tempo degli apostoli (notus apostolorum tempore, Bengel citato da Taylor).

Bartimeo รจ cieco e quindi impossibilitato a lavorare e a guadagnarsi da vivere. Forse senza parenti e senza rete di protezione famigliare e sociale, egli รจ identificato con la sua โ€œprofessioneโ€: โ€œmendicante / prosaitฤ“sโ€ (il suffisso โ€“ฤ“s indica spesso la professione esercitata). Un sostantivo che ricorre altrove nella Bibbia solo in Gv 9,8 per denotare il cieco nato che era โ€œmendicanteโ€. Egli era conosciuto dai vicini e dai passanti come โ€œil giacente e mendicante / ho kathฤ“menos kai prosaitลnโ€, che se ne stava sdraiato a Gerusalemme fuori della zona templare (hyeron) (cf. Gv 5,1ss; At 3,1ss). Un uomo che fa tuttโ€™uno con la sua miseria, il suo buio, la sua degradante mendicitร . Dipendente dalla bontร  degli uomini, umiliato nella sua dignitร , senza prospettiva di vita degna di essere umana.

Bartimeo giace, morto vivente, ai margini della vita, โ€œlungo i bordi delle strada / para tฤ“n hodonโ€. Un ferito della storia, uno โ€œscartoโ€ della societร , un peso per tutta la comunitร . La strada (hฤ“ hodos) lungo la quale รจ seduto โ€œmoribondoโ€ รจ perรฒ anche il โ€œcamminoโ€ di Gesรน, dei suoi discepoli e di una folla numerosa che lo segue.

Figlio di Davide, Gesรน, abbi pietร  di me
Bartimeo รจ cieco, ma non sordo. Dai suoi orecchi puรฒ dipendere la vita. Sente โ€œche รจ Gesรน Nazarenoโ€ colui che passa e si mette a gridare: ยซFiglio di Davide, Gesรน, abbi pietร  di meยป. Molti lo sgridano a lungo con forza per farlo smettere, ma lui ripete con ancor maggior forza il suo grido angosciato, ma pieno di speranza.

I Dodici e la folla fanno da muro e non facilitano lโ€™accesso a Gesรน. Lo bloccano come una โ€œdoganaโ€ (papa Francesco), invece di โ€œuscireโ€ e portare โ€œdentroโ€. Oggi la Chiesa, sullโ€™esempio di Gesรน, deve ยซaccompagnare, discernere e integrare la fragilitร ยป (Amoris laetitia 291-292).

Fuori dei supermercati, alle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e fuori delle grandi chiese passa sempre tanta gente. A Gerico cโ€™era una sola strada che veniva dalla Galilea e saliva a Gerusalemme (metri 765 s.l.m.) lungo il Wadi Kelt. Uno sforzo sfiancante di mille metri di dislivello, lungo 40 chilometri, nel caldo torrido del wadi. Bartimeo forse aveva sentito parlare tante volte di Gesรน dalla gente che passava per strada e gli assicurava la pura sopravvivenza gettandogli qualche spicciolo.

Ora Bartimeo grida la sua preghiera liturgica, il suo salmo, dalla polvere laica della strada. Il suo appello alla misericordia ricorre 139 volte nei salmi. Egli grida a colui che ha sentito essere il messia davidico atteso, colui che avrebbe guarito ogni male, vinto gli avversari, instaurato un regno di giustizia e di vita vera.

Chiamatelo!
Gesรน si ferma di botto (stas). Lo sente, si prende il tempo, anche se non ne ha molto. Anche se รจ una persona importante, โ€œimpegnataโ€, dallโ€™agenda piena. Dโ€™altra parte, a Gerusalemme Gesรน vuole salire proprio per guarire nel profondo le persone che gridano a lui per il male che li attanaglia. Egli chiede a chi gli sta intorno di chiamarlo (phลnฤ“sate, imperativo aoristo che comanda unโ€™azione specifica), con voce alta per superare il rumore. La gente (qualcuno dei Dodici? alcuni della folla che lo segue nel cammino?) lo chiama a voce alta umanizzante, incoraggiante (phลnousin, indicativo presente continuativo e iterativo),

Obbedendo โ€œmilitarmenteโ€ al comando di Gesรน, la gente partecipa alla sua prassi umanizzante. Trasmette in modo secco, sintetico, gli ordini del โ€œcapoโ€ Gesรน.

Gesรน โ€œfa coraggioโ€ e la gente questo lo percepisce e prolunga la sua opera (tharsei, โ€œfatti coraggioโ€).

Gesรน โ€œrimette in piediโ€, fa risorgere le persone, e la gente prolunga il suo intento, trasmettendo coraggio per risorgere (egeire, uno dei due verbi di risurrezione).

Gesรน โ€œchiamaโ€, e non solo i Dodici. Alza personalmente la sua voce, indirizzata volutamente alla persona singola, interpellata alla sequela: ยซChiama te, proprio teยป (phลnei se). La freccia รจ indirizzata a un bersaglio preciso. Gesรน continua in tal modo i suoi incontri โ€œspecialiโ€, โ€œpersonaliโ€. Ha appena mietuto una vittima, Zaccheo, capo dei pubblicani di Gerico (cf. Lc 19,5 ยซZaccheo, scendi in frettaยป). Ora ne vuol fare unโ€™altra. Gesรน non aspetta. Tramite i suoi, โ€œesceโ€ e โ€œfa venire a sรฉโ€, invita, fa entrare nel suo mondo.

Via il mantello, un balzo
Bartimeo getta via il mantello, unico suo riparo per la notte, che va restituito alla sera anche al povero che lo avesse dato in pegno. Getta via la sua vita, il suo passato. Sfida fiducioso il freddo mortale della notte nel deserto.

Getta via la sua vita per riceverne una nuova, prima del โ€œtramontoโ€. Es 22,25-26 (cf. Dt 24,13) comanda infatti, assicurando la misericordia di YHWH in caso di inadempienza: ยซSe prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perchรฉ รจ la sua sola coperta, รจ il mantello per la sua pelle (gr. LXX: โ€œil mantello della sua vergognaโ€); come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderร  verso di me (ean oun kataboฤ“sฤ“i pros me), io lโ€™ascolterรฒ, perchรฉ io sono pietoso (gr. LXX eleฤ“mลn gar eimi)ยป.

Bartimeo getta via il suo mantello, balza in piedi (senza tentennamenti tipici del cieco!) e va da Gesรน.

Il cuore non esita di fronte a una possibilitร  unica. Unโ€™occasione che si presenta una volta sola nella vita! Ultima chiamata, il volo parte. Non aspetterร  oltre. รˆ lโ€™incontro dellโ€™uomo con Gesรน.

Che cosa a te vuoi che faccia?
Gesรน interpella esplicitamente Bartimeo sul suo bisogno primario e unico. Una necessitร  vitale, vitale per lui. Una cosa sola, indispensabile. Lo deve riconoscere lui, personalmente. In pubblico, davanti a tutti.

Bartimeo si rivolge al โ€œMaestroโ€ / aram. Rabbouniโ€, titolo prestigioso usato dalla folla esterna al โ€œcerchio magicoโ€ di Gesรน, impiegato dagli interlocutori rispettosi, ma che non si impegnano in dichiarazioni piรน profonde circa la sua identitร  piรน intima. Bartimeo rappresenta veramente tutte le fasi del cammino di fede, non facile per nessuno.

ยซChe io veda (di nuovo) / hina anablepsลยป (v. 51), รจ la richiesta immediata di Bartimeo. La forma composta (ana-blepล) del verbo allude a una situazione di cecitร  contratta nel tempo (forse, come spesso accadeva, per la polvere che entrava continuamente gli occhi, insieme al sole che abbacinava tutto il giorno). Dal momento che il greco ellenistico della koinรจ dei tempi di Gesรน non รจ cosรฌ preciso come quello classico, il verbo potrebbe indicare la richiesta di acquistare per la prima volta la vista: ยซChe io veda!ยป.

Cecitร  permanente dalla nascita o temporanea che sia, Bartimeo chiede a Gesรน, Figlio di Davide (cioรจ il Messia), il Maestro, di vedere con gli occhi della fede piena. La fede piena che manca ai Dodici, rimproverati di non averne (Mc 4,40) e ammaestrati dal miracolo a tappe della guarigione del cieco di Betsaida (Mc 8,22-26), immagine della loro difficoltร  ad arrivare alla fede piena. Gesรน dona al cieco una vista perfetta, un visus ottimale (8,25), una โ€œvista aumentataโ€ tipica dei marchingegni elettronici moderni o dei visori notturni delle squadre speciali e dei piloti di guerra.

Vista per poter lavorare, per poter vivere e mantenersi da uomo dignitoso. Vista per saper dove andare una volta assicurato il lavoro, il mantenimento, lโ€™abitazione. Vista per vedere il fine, il Fine, una volta assicurati i mezzi.

La fede ti ha salvato
Gesรน riconosce la fiducia/fede di Bartimeo e gli dona una risposta piรน abbondante della domanda. ยซVaโ€™, la tua fede ti ha salvato /Hypage, hฤ“ pistis sou sesลken seยป. La tua fede ti ha guarito in profonditร , non solo e non tanto sul piano fisico โ€“ non cโ€™รจ il verbo hygiainล o lโ€™aggettivo hygiฤ“s โ€“, quanto su quello della guarigione profonda che dร  senso ai giorni, facendoli incontrare con il Fine, il Fondamento, la Foce.

Lo seguiva nel cammino
Gesรน rimanda in pace Bartimeo (ri)acquistato alla vista, ma soprattutto guarito in profonditร , salvato. Ma Bartimeo si mette a seguire Gesรน di buona lena, con continuitร  e fedeltร .

Dopo un sondaggio sullโ€™opinione della gente sulla sua persona, ยซnel camminoยป (8,27) Gesรน accoglie โ€“ correggendola radicalmente nella sua ermeneutica โ€“, la professione di fede di Pietro. Dopo il secondo annuncio del suo destino di sofferenza, morte e risurrezione, ยซnel camminoยป (9,34) i Dodici fanno dei discorsi che si rivelano totalmente incongruenti al contesto e falsi nel contenuto per la primazia ricercata.

In 8,34 Gesรน aveva perรฒ detto: ยซSe qualcuno vuole camminare/seguire dietro a me / opisล mou akoloutheinโ€ฆ cammini dietro/ a me/mi segua/ akouloutheitล moiยป.

Proprio quello che fa Bartimeo, il discepolo modello: ยซSeguiva lui nella strada/nel cammino / ฤ“kolouthei autลi en tฤ“i hลdลiยป.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 28 Ottobre 2018 anche qui.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10, 46-52
ย 
46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesรน Nazareno, cominciรฒ a gridare e a dire: ยซFiglio di Davide, Gesรน, abbi pietร  di me!ยป. 48Molti lo rimproveravano perchรฉ tacesse, ma egli gridava ancora piรน forte: ยซFiglio di Davide, abbi pietร  di me!ยป. 49Gesรน si fermรฒ e disse: ยซChiamatelo!ยป. Chiamarono il cieco, dicendogli: ยซCoraggio! ร€lzati, ti chiama!ยป. 50Egli, gettato via il suo mantello, balzรฒ in piedi e venne da Gesรน. 51Allora Gesรน gli disse: ยซChe cosa vuoi che io faccia per te?ยป. E il cieco gli rispose: ยซRabbunรฌ, che io veda di nuovo!ยป. 52E Gesรน gli disse: ยซVaโ€™, la tua fede ti ha salvatoยป. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 28 Ottobre – 03 Novembre 2018
  • Tempo Ordinario XXX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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