Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 5 Gennaio 2020

La II domenica dopo Natale, inserita nel mosaico delle celebrazioni del ciclo natalizio, assume un tono fortemente contemplativo del mistero del Figlio di Dio fatto uomo. La liturgia della Parola ci aiuta ad entrare in una dimensione spirituale e teologica, grazie al testo cristallino del Prologo del Vangelo di San Giovanni. L’autore del IV Vangelo, quello che nella tradizione della Chiesa viene descritto con il simbolo dell’aquila, unico animale – secondo la Tradizione – capace di contemplare il sole senza bruciarsi gli occhi, per redigere il testo poetico del capitolo I ha probabilmente ripreso un testo noto alla Chiesa primitiva, offrendoci una meditazione profonda sulla persona di Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo.

Se la Scrittura, nel libro della Genesi, si apre con la celebre espressione “in principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1), Giovanni scende più in profondità, entra nel cuore stesso di Dio-Trinità: “in principio c’era il Verbo” (Gv 1,1), il Lògos divino, la Parola, la ragione di tutte le cose, il Fondamento. Il principio, l’archè, di cui ci parla Genesi, come momento iniziale della storia, punto 0  in cui Dio per amore decide di creare dal nulla, rappresentava fino al compimento della Rivelazione in Cristo, come le colonne d’Ercole della storia della salvezza. Con la potenza della Pasqua, Giovanni può superare questo limite, entrando direttamente nel cuore della Trinità, dove il Verbo era presso il Padre, totalmente rivolto a Lui, nell’eterno dialogo dell’Amore.

Il Concilio Vaticano II, parlando della piena rivelazione in Cristo, ci ricorda: “Perciò Egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv 14,9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna. L’economia cristiana dunque, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1 Tm 6,14 e Tt 2,13)” (Costituzione dogmatica Dei Verbum, 4).

Il Verbo Divino, dunque, la II Persona della Trinità, per un atto incommensurabile di amore gratuito, è venuto in mezzo a noi: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). È questo il primo grande dono della salvezza: la sua presenza nella storia, il suo venire e rimanere in mezzo a noi. Con la sua venuta, la storia non può più scorrere allo stesso modo: Dio ha deciso di coinvolgersi pienamente nella sorti dell’umanità, senza riserve. Questo non è vero solo per una astratta visione teologica della storia generale, ma lo è anche in quella di ciascuno di noi, come singoli. Siamo destinatari delle attenzioni di Dio! “Dalla sua pienezza, noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1,16). Cosa poteva darci Dio, in Cristo, più di questo?

Ci ha donato Sé stesso, la sua vita divina, quella che – se lo vogliamo – può renderci santi, ossia partecipi della sua stessa natura. Nel battesimo noi siamo stati radicati in questa grazia e in questa luce, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo, pensando di vivere un cristianesimo solo di imitazione, basato sul nostro savoir faire, senza confidare nella forza della Grazia. Tutto questo, però, non è sufficiente, o quanto meno è altamente riduttivo. Molto spesso si sente ripetere: “A Natale siamo tutti più buoni…”. Dovremmo dire, invece, “A Natale, Dio stesso ci dona tutta la sua bontà”. Non si tratta, dunque, di affidarsi alla propria bravura, alle proprie capacità umane o a ad uno slancio moralistico: il Natale è un incontro, un evento di grazia! Dio ci ama così tanto da farsi nostro compagno di viaggio, nostra Luce e nostro Cibo, nella Parola e nell’Eucaristia.

Quanto più gli lasciamo manovra di azione nella nostra vita, tanto più questa luce si trasformerà in testimonianza anche per i nostri fratelli. Soltanto se ci poniamo in questa ottica, allora, possiamo divenire strumenti di salvezza per il mondo. Scrive Sant’Ambrogio: “ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio” (Commento a Luca, 2,26). Se realizzassimo davvero questo in noi, il mondo sarebbe più bello e luminoso.

Fonte


Letture della
II Domenica dopo Natale – ANNO A
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

La sapienza dio Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Siràcide
Sir 24,1-4.12-16, NV 24,1-4.12-16

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Sal 147

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

Seconda Lettura

Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Parola di Dio

Vangelo

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.]
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore

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