p. Ermes Ronchi e Marina Marcolini – Commento al Vangelo del giorno, 28 Marzo 2020

IL FILO ROSSO

Vangelo nel tempo della distanza

 CONTAGIO di LIBERTÀ FIEREZZA E CORAGGIO

Giovanni 7, 40-53
Volevano arrestare Gesù, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono dai capi dei sacerdoti e questi dissero loro: Perché non lo avete condotto qui? Risposero le guardie: mai un uomo ha parlato così!

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Bellissima l’autodifesa delle guardie: Nessuno ha mai parlato come lui!
Non è soltanto ammirazione. Gesù, uomo libero come nessuno, ha già contagiato le guardie di libertà, di fierezza, del coraggio di opporsi a ordini sbagliati.
Mai un uomo ha parlato così: Gesù non lasciava indifferente nessuno.

Gandhi dice che nel vangelo ci sono le parole più alte pronunciate nella storia dell’umanità. Parole di cui non si vede il fondo. Non credete a chi dice che le parole sono soltanto parole: le parole cambiano la gente, disegnano mondi, fanno nascere sogni.

Gesù parlava della vita con parole proprie della vita, non con teorie fumose. Non usava mai frasi fatte. Nei suoi discorsi c’erano pani, ulivi, pesci, agnelli, il lago, vedove, profumo, prendeva le cose piccole della vita e nascevano parabole infinite, fiorivano cieli popolati da prostitute perdonate e da pubblicani in festa.

Ascoltarlo era rimanere accesi. E forse non capivano granché, ma c’era un calore, una profondità, una lucentezza che toglieva il fiato.

Gesù parlava dell’amore con amore, noi ne parliamo con sospetto e tanti distinguo. Lui era diritto e caldo come un raggio di sole: sì sì, no no.
Era un uomo felice, perché ricco di immaginazione: inventa parabole indimenticabili.
Era un uomo felice perché non gli interessava indottrinare nessuno, voleva i suoi pensatori e poeti della vita.

Era talmente uomo, che i suoi ragazzi dissero: un uomo così non può essere che Dio.

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