Origene – Commento al Vangelo del 20 Novembre 2019

L’uomo ha qualcosa da offrire a Dio? Sì, la fede e l’amore. Questo Dio chiede all’uomo, è scritto: “Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 10,12).

Ecco le offerte, ecco i doni che occorre presentare al Signore. E per offrirgli questi doni con tutto il cuore, bisogna prima conoscerlo; bisogna aver bevuto la conoscenza della sua bontà alle acque profonde dei suoi pozzi… Ascoltando queste parole, devono arrossire coloro che negano che la salvezza dell’uomo dipende dalla sua volontà! Potrebbe Dio chiedere all’uomo qualcosa se non fosse capace di rispondere alla richiesta di Dio e di offrirgli ciò che gli deve? Poiché c’è il dono di Dio, ma c’è pure il contributo dell’uomo.

Per esempio, era certo in potere dell’uomo che una moneta d’oro ne producesse dieci o ne producesse cinque; ma apparteneva a Dio che l’uomo avesse quella moneta d’oro con la quale ne ha potuto produrre altre dieci. Quando ha presentato a Dio le dieci monete da lui guadagnate, l’uomo ha ricevuto un nuovo dono, non più denaro questa volta, ma il potere e il regno su dieci città. Così, Dio ha chiesto ad Abramo di offrirgli il figlio Isacco, sulla montagna che gli avrebbe indicato.

E Abramo, senza esitare, ha offerto il suo unico figlio: l’ha posto sull’altare e ha tirato fuori il coltello per ucciderlo; ma subito, una voce l’ha fermato e gli è stato dato un agnello da immolare al posto del figlio (Gen 22). Lo vedi: ciò che offriamo a Dio resta a noi; ma quest’offerta ci è richiesta affinché presentandola testimoniamo il nostro amore a Dio e la nostra fede in lui.

Fonte: «Vangelo del Giorno» è un servizio proposto dall’associazione internazionale Evangelizo.

Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19, 11-28
 
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
 
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
 
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
 
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
 
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
 
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Parola del Signore

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