Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 14 Dicembre 2021

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MARTEDÌ 14 DICEMBRE – III SETTIMANA DI AVVENTO [C]

Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Ora Gesù racconta loro – cioè ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo – una parabola. È la parabola del padre e dei suoi due figli. “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli”. Questa è la condizione familiare del padre. Il padre si rivolge al primo figlio e dice: figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Il padre esprime la sua volontà al figlio. Vuole che lui vada a lavorare nella sua vigna. È un comando legittimo, perché è il comando del padre verso il figlio. La relazione tra padre e figlio è vera se è fondata sull’obbedienza. Questa relazione è fondata sul quarto comandamento. Onora il padre e la madre. L’onore, prima che rispetto, è obbedienza. È ascolto della loro volontà.

Il figlio risponde che non ha alcuna voglia di andare a lavorare nella vigna. La risposta è chiara manifestazione di una relazione di insubordinazione. Il figlio vuole essere libero e autonomo nelle sue decisioni. Non riceve comandi. Poi però si pente di questa risposta, di questa sua manifestazione di volontà contraria a quella del padre e va a lavorare nella vigna. Nella nostra fede il pentimento è essenza, assieme alla conversione e al perdono. Se togliamo queste tre essenze dalla nostra fede – pentimento, conversione, perdono – muore la fede secondo la Scrittura. Il Dio che si adora è un idolo. Anche il Vangelo – senza queste tre essenze –  è un libro senza la sua più vera e profonda verità.

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Anche al secondo figlio il padre rivolge la stessa richiesta. Questi risponde con un sì forte e chiaro: Sì, signore. Poi però non vi andò. Anche la volontà dell’uomo è essenza, sostanza, verità della nostra fede. Dio ha posto il presente e il futuro, sia nel tempo che nell’eternità, nella volontà dell’uomo. Dinanzi all’uomo Dio pone la vita e la morte, la verità e la falsità, il paradiso e l’inferno. Poi sarà l’uomo a scegliere dove stendere la mano. Se priviamo l’uomo della volontà, non abbiamo più l’uomo secondo Dio. Abbiamo un uomo secondo l’uomo. Abbiamo un non uomo. Dio mai toglie all’uomo la sua volontà. Sempre lo tratta e lo rispetta come uomo. È dell’uomo la volontà di orientare la sua vita verso il bene o verso il male.

Una cosa però l’uomo deve sapere. Una volta che lui ha scelto, deve anche assumersi le conseguenze di quanto scelto. Se sceglie l’albero della morte non raccoglierà frutti di vita. Se sceglie la via della perdizione non andrà in paradiso. Oggi l’uomo vuole usare la sua volontà a suo gusto e piacimento, poi però vorrebbe raccogliere frutti di bene. Se sceglie l’imprudenza, raccoglierà morte. Se sceglie la prudenza, raccoglierà vita. Ogni scelta produce un suo frutto. Da una sola scelta può dipendere il futuro dell’umanità. Anche l’eternità di paradiso o di inferno dipende dalla scelta dell’uomo. Oggi invece si consente all’uomo di fare qualsiasi scelta, garantendo per lui la vita eterna. Quest’uomo che non va a lavorare nella vigna, non solo disobbedisce al padre. Lascia la vigna incolta. Quando poi si andrà a raccogliere l’uva per la vendemmia, di uva se ne troverà poca e quel poco lo si troverà divorato da agenti patogeni.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 21,28-32

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Ora Gesù chiede esplicitamente ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre? La risposta è immediata: il primo. Prima ha detto no. Poi si pente. Va a lavorare nella vigna del padre. Al primo no, segue un sì di impegno, di sacrificio, di fedeltà, di lavoro. Il padre gioisce per questo suo figlio vedendolo lavorare nella sua vigna. Dio non gode della morte di chi muore. Gode di chi si converte ed entra nella vita. Ora Gesù parla ancora in modo diretto ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Questi sono il primo figlio: hanno detto no, ma poi si sono pentiti. Non passano avanti perché sono pubblicani e prostitute. Passano avanti per la loro conversione, il loro ritorno nella Legge del Signore, la loro fedeltà ai Comandamenti. Prima erano senza il Padre. Ora sono con il Padre.

Capi dei sacerdoti e anziani del popolo sono invece il secondo figlio. Giovanni venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto. Quando un profeta viene, viene perché tutti hanno bisogno di lui. Viene da parte del Signore. I pubblicani e le prostitute gli hanno creduto, Si sono pentiti. Sono ora nella vigna di Dio a lavorare secondo giustizia e verità. Loro non vi precedono perché peccatori, ma perché si sono pentiti, si sono convertiti, stanno lavorando. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli. Un profeta non viene per una categoria di persone. Viene per ogni persona. Viene per tutto il popolo di Dio. Il profeta è voce universale.

Dinanzi ad un vero profeta – e Giovanni è un vero profeta – ogni persona è obbligata in coscienza a prendere la giusta decisione, che è quella di ascoltare la sua voce. Nessuno può impedire ad un’altra persona di ascoltare la Parola. Chiunque, in qualsiasi modo, con parole e opere, ostacola o impedisce o allontana dall’ascolto del vero Profeta è responsabile in eterno dinanzi a Dio e alla storia. Il vero profeta è vera Parola di Dio e va ascoltato sempre, da tutti.

Chi deve discernere se un profeta è vero o falso è obbligato dinanzi a Dio a emettere un discernimento secondo verità. Mai ragioni personali, del suo cuore o di altri cuori, devono intervenire nel suo discernimento.  È questo il peccato dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo: volere ad ogni costo, non per ragioni di verità oggettiva, ma per ragioni di pura soggettività, uccidere Cristo, il vero Profeta e il vero Cristo di Dio.

Una verità va proclamata su quanti sono preposti per operare un giudizio di verità sugli eventi della storia. Eventi della storia sono anche i profeti e le persone mandate dal Signore. Chi deve giudicare, discernere, pronunciarsi sulla verità o sulla falsità della storia, se cioè essa è da Dio o dagli uomini, è obbligato ad essere lui tutto di Dio e da Dio. Se non è tutto di Dio e tutto dal suo Santo Spirito, il giudizio sarà secondo il mondo e non secondo Dio. Ogni giudizio rivela prima di tutto le qualità morali del giudice. Un giudice corrotto emette sentenze false, ingiuste, inique. Con queste sentenze si macchia di ogni lacrima fatta versare a quanti da lui sono ingiustamente condannati a causa della malvagità, della cattiveria, della disonestà del suo cuore, della superficialità o dell’artificiosità della sua indagine.

Quando non c’è timore del Signore nel cuore, sempre si emetteranno sentenze inique. Ogni sentenza iniqua esige che venga riparata, altrimenti non c’è perdono dinanzi al Signore né oggi e né mai, né sulla terra e neanche nell’eternità. Non può il Signore fare rientrare nella sua giustizia chi non ripara le ingiustizie delle sue sentenze inique. Le conseguenze di una sentenza iniqua possono oscurare una quantità enorme di luce e lasciare tutta la terra in un buio di peccato e di morte. Anche di questo buio il giudice iniquo è responsabile. Per la sua iniqua azione ha spento la luce, non per una sola persona, ma per il mondo intero. Anche questo peccato va considerato. Anziani dei sacerdoti e capi del popolo giudicando Giovanni il Battista un indemoniato, non avendo creduto loro, hanno indotto il popolo con il loro falso giudizio a stare lontano da una fonte divina di vera luce. La Madre di Dio venga in nostro soccorso. Non permetta che cadiamo in giudizi frutto del nostro peccato.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.