don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo di oggi 24 Luglio 2019

Il Vangelo e l’evangelizzatore come seme

Il capitolo 13 del vangelo secondo Matteo raccoglie in un unico discorso alcune parabole che riguardano il Regno di Dio. La parabola non è una favola che porta con sé un insegnamento morale, ma è una narrazione che coinvolge come soggetto colui che ascolta. In una parabola le immagini, tratte dall’esperienza della vita quotidiana, conducono l’ascoltatore non in una dimensione altra e misteriosa rispetto alla propria vita, ma all’interno di essa, per rintracciarne il suo senso.

La vita è fondamentalmente relazione con l’altro e, nella misura in cui essa si struttura come dono, diventa feconda e portatrice di frutto. La parabola del seme sparso è la chiave di lettura della relazione tra Gesù e i suoi discepoli che sono tali se hanno “orecchio” per il Maestro. Gesù è un “rabbi” che insegna strada facendo, non in un luogo particolare. Matteo dice che Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare di Tiberiade. È un gesto comune che suggerisce l’idea che Gesù incontra le persone lì dove si trovano.

Questa prossimità attira una folla tale che Gesù cambia posizione e dall’essere in mezzo alla folla, si pone difronte ad essa perché tutti possano vederlo. C’è una comunicazione silenziosa fatta di gesti che rivelano il primato della prossimità di Gesù che, in tal modo, si mette in ascolto, entra in contatto con la gente, si lascia avvolgere e coinvolgere, ma non sopraffare dalle loro attese. L’insegnamento è successivo all’ascolto della vita. Questo vale anche per i discepoli che possono veramente portare frutto di carità operosa solo se fanno precedere la loro azione dalla contemplazione e dall’ascolto attivo della realtà che abitano.

Tuttavia non ci può essere ascolto fruttuoso se non avviene una previa bonifica del nostro mondo interiore, lì dove accogliamo la parola di Dio e permettiamo ad essa di fruttificare in opere buone. Ogni relazione personale porta con sé delle difficoltà ma anche delle grandi potenzialità. Il seminatore e il seme in parte s’identificano, perché Gesù è l’evangelizzatore ma è il Vangelo stesso di Dio. Nel seme è contenuto tutto il suo futuro che si realizza solamente nell’incontro che diventa relazione.

Così il discepolo di Cristo è colui che accoglie Gesù come un seme che diventa frutto solamente se entra più profondamente nella vita dell’uomo rendendola il luogo nel quale si realizzano le meraviglie di Dio. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!

Commento a cura di don Pasquale Giordano

FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

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Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13, 1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Parola del Signore.

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