d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 23 Giugno 2020

La sapienza di Gesù è meravigliosa. Ci insegna a non essere ingenui ma anche a non finire dalla parte opposta del non fidarci di nessuno. Impariamo a rapportarci alle persone secondo la gradualità del loro cammino. Talora qualcuno si rimprovera di non aver testimoniato esplicitamente la fede in ufficio ma talora può essere stato in realtà un sano buonsenso a frenarlo.

Meglio testimoniare con la vita, in certi casi, che annunciando un vangelo che la persona in questione non è nelle condizioni di accogliere. E dunque tra l’altro potrebbe finire per sentirsi giudicata. Gesù aggiunge che in ciò aiuta molto il cercare di immedesimarci nella vita altrui. Magari anche a noi anni prima poteva disturbare un evangelizzatore esplicito. Ricordiamo sempre il nostro percorso e la delicatezza con la quale Dio ci ha accompagnato.

Gesù col suo equilibrio profondo ci orienta poi in questo brano a non giungere all’estremo opposto di non vigilare sulla testimonianza da dare ed in genere su ogni aspetto del cammino di conversione. Dio ci perdona tutto, a suo tempo se lo vogliamo ci porterà in paradiso ma se, per grazia, vogliamo entrare fin da questa vita terrena sempre più nella gioia, nella pace Lui in un cammino sereno e graduale ci aiuta a cercare le vie della crescita. E ci avverte che in certi passaggi si può trattare di porte strette.

Uscire da certe strutturazioni ataviche come il non espormi, il rifugiarmi nella mia tana o all’opposto l’impormi sugli altri, il fare senza ascoltare… Ecco possono darsi tante gabbie che costringono la nostra vita, i nostri rapporti con gli altri ma siccome abbiamo costruito su di esse le nostre sicurezze potrebbe creare una sana tensione la grazia che al momento opportuno venisse a proporci di uscirne. Ci sono dunque tensioni fasulle da cui Dio ci libera e transitorie tensioni sane che ci può aiutare ad affrontare.

Dunque al momento opportuno non solo passare per la porta stretta ma anche cercarla. Senza questo impegno si può non trovarla. Nella vita vi sono dunque margini di risposta alla grazia che dipendono da noi stessi. Ci si può chiudere nelle proprie false sicurezze, nella propria superbia, anche quando la grazia con delicatezza ci mostra possibili nuovi orizzonti, un oltre, un salto da poter vivere.


A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.

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