Simeone entra nel Vangelo come uno che non ha fretta. Vive nel tempo di Dio, non nel nostro.
Gli era stata promessa una cosa umanamente impossibile: vedere il Messia prima di morire.
Eppure non forza nulla, non anticipa, non si lamenta. Crea spazio. Attende. Crede.
In lui c’è la provocazione più grande che il Natale può rivolgerci:
Chi crede davvero… è paziente.
Non perché sia bravo, ma perché ha capito che Dio arriva sempre al momento giusto, mai in ritardo e mai in anticipo.
Simeone non ha visto luci, cori, miracoli.
Ha visto un Bambino.
La salvezza gli è arrivata in braccio sotto forma di fragilità.
Eppure ha riconosciuto in quell’inconsistenza la luce per illuminare le genti.
Quella luce che cercava da una vita… era già lì.
La fede funziona così:
– Dio ti promette una luce
– tu ti fai attraversare dal buio
– ma se resti, se non scappi, se non cerchi scorciatoie…prima o poi quella luce ti sorprende.
E arriva nella forma che non avevi previsto.
Il Natale ci dice proprio questo:
che Dio non rispetta le nostre tabelle, ma mantiene sempre le sue.
Che la luce nasce nel punto meno atteso.
Che se smettiamo di pretendere e iniziamo a custodire, allora vedremo anche noi ciò che Simeone ha visto.
Il cristiano non è uno che possiede la luce, ma uno che la aspetta.
E questa attesa lo rende libero, non passivo: vigile, pronto, capace di riconoscere Dio in un Bambino.
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Oggi chiediti:
– Di che luce ho bisogno?
– Dove sto cercando troppo in fretta?
– Quale promessa di Dio ho smesso di attendere?
Che Simeone ci insegni a non mollare l’attesa.
Perché chi crede è paziente, e chi è paziente vede Dio. Sempre.
Sr Palmarita Guida fvt
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade
